Dal primo gennaio al 15 novembre 333 minori colpiti: di questi 92 sono morti e altri 241 hanno subito ferite gravi. Alle vittime dirette si sommano quanti sono soffrono per fame, mancanza di acqua e medicine. Solo la tregua in vigore per sei mesi ha alleviato in parte le sofferenze. Save the Children: “Ascoltare le voci dei bambini”.
Sana’a (AsiaNews) – Dall’inizio dell’anno ogni giorno in Yemen, a causa della guerra, un bambino “è morto o è rimasto ferito in modo grave”. I drammatici dati sulle violenze provocate dal conflitto sui minori sono contenute nell’ultimo report, pubblicato in questi giorni, dall’ong internazionale Save The Children secondo cui nel 220 almeno 330 bambini sono stati uccisi o feriti. A queste vittime “dirette” si devono poi aggiungere quanti sono deceduti per la mancanza di cibo, acqua potabile, medicine o per malattie che si stanno diffondendo con crescente incidenza.
Il dato sui bambini morti o feriti, già elevato, avrebbe potuto essere ancora peggiore, dato che per sei mesi nel Paese ha retto una fragile tregua raggiunta dalle parti con la mediazione internazionale e che ha risparmiato una ulteriore carneficina. “Prima della tregua – racconta agli attivisti la 14enne Diana, di Taiz – eravamo sempre in allerta, pensando che un razzo sarebbe potuto cadere in ogni momento. Non eravamo mai al sicuro. Con la tregua, ci siamo sentiti un po’ più tranquilli giocando all’aperto, oltre ad andare a scuola e studiare”. Ciononostante, ancora oggi si registra “ogni giorno” almeno un minore morto o ferito, vittima “collaterale” del conflitto.
Secondo i dati contenuti nel Civil Impact Monitoring Project, elaborato dallo Yemeni Protection Group e rilanciato dall’ong attivista, fra il primo gennaio e il 15 novembre 2022 si contano 333 bambini colpiti: di questi 92 sono morti e altri 241 hanno riportato serie ferite. L’uso estensivo di attacchi aerei, artiglieria, mortai, mine antiuomo e altri mezzi legati al conflitto “ha causato enormi danni ai bambini” afferma l’ong, provocando “morti, feriti e disabilità permanenti per il resto della loro vita e la pensante distruzione di infrastrutture civili”.
Rama Hensraj, direttore Save the Children in Yemen, invita la comunità internazionale ad agire per mettere fine all’impunità di crimini efferati, in particolare quelli commessi contro i bambini. Non vi può essere alcuna “giustificazione”, aggiunge, per “la morte o le violenze” contro i minori e “il mondo deve agire” per fermare l’escalation di queste violenze. “Dobbiamo ascoltare – conclude – le voci dei bambini e operare al loro fianco per permettere loro di costruirsi un futuro migliore”.
Il conflitto è divampato nel 2014 come scontro interno fra ribelli Houthi filo-Teheran e governativi sostenuti dall’Arabia Saudita; col passare dei mesi si è inasprito trasformandosi in guerra aperta con l’intervento, nel marzo 2015, di Riyadh a capo di una coalizione di nazioni arabe e ha fatto registrare in questi anni quasi 400mila vittime. Secondo l‘Onu ha provocato la “peggiore crisi umanitaria al mondo”, sulla quale il Covid-19 ha sortito effetti “devastanti”; milioni di persone sono sull’orlo della fame e i bambini – 11mila morti nel conflitto – subiranno le conseguenze per decenni. Gli sfollati interni sono oltre tre milioni, la maggior parte vive in condizioni di estrema miseria, fame ed epidemie di varia natura, non ultima quella di colera.
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