La città di Wenzhou, situata nella provincia dello Zhejiang, è conosciuta come un importante centro economico e commerciale della Cina. Tuttavia, oltre al suo dinamismo economico, Wenzhou è diventata celebre per un fenomeno che la distingue nel contesto del Paese: la sua forte comunità cristiana. Questa città costiera è stata spesso soprannominata la “Gerusalemme d’Oriente” a causa dell’alta concentrazione di cristiani, con migliaia di chiese, sia ufficiali che sotterranee, sparse nella regione. Ma come si lega Wenzhou al cristianesimo? E come vivono i cristiani in Cina, oggi, tra speranze e persecuzioni?
Le radici cristiane di Wenzhou
La diffusione del cristianesimo in Wenzhou ha radici storiche. Il primo contatto con la fede cristiana risale al XIX secolo, quando i missionari occidentali iniziarono a stabilirsi in Cina, approfittando dell’apertura di nuove città portuali dopo le Guerre dell’Oppio. Wenzhou, grazie alla sua posizione strategica sulla costa orientale, divenne uno dei centri di missione più attivi. La popolazione locale si dimostrò particolarmente ricettiva, tanto che, nel corso del tempo, il numero di convertiti crebbe significativamente.
A differenza di molte altre aree della Cina, dove il cristianesimo incontrò forti resistenze o rimase confinato a piccole comunità, a Wenzhou la fede cristiana si diffuse rapidamente, e la città divenne un simbolo della resilienza della comunità cristiana cinese. Ancora oggi, Wenzhou è una delle città con la più alta percentuale di cristiani in Cina, con molti luoghi di culto visibili nel panorama urbano.
Il cristianesimo in Cina: tra tolleranza e repressione
La Cina ospita una delle più grandi comunità cristiane al mondo. Sebbene il numero esatto di fedeli sia difficile da stabilire, si stima che ci siano tra i 70 e i 100 milioni di cristiani, distribuiti tra chiese ufficialmente riconosciute dallo Stato e congregazioni sotterranee. Il cristianesimo è, infatti, diviso in due categorie principali: le chiese ufficiali, registrate e controllate dal governo (come la Chiesa Patriottica Cattolica e il Movimento delle Tre Autonomie per i protestanti), e le chiese sotterranee, che operano in clandestinità e rifiutano il controllo statale.
Questa divisione nasce dalla stretta regolamentazione che il governo cinese ha imposto sulle religioni. Sebbene la Costituzione della Repubblica Popolare Cinese garantisca formalmente la libertà religiosa, nella pratica, il Partito Comunista esercita un controllo rigido su tutte le espressioni religiose. Le chiese ufficiali devono sottostare a rigide linee guida imposte dallo Stato, che include il controllo sui sermoni, l’obbligo di mostrare le bandiere nazionali e, in alcuni casi, la rimozione di simboli cristiani come croci.
La persecuzione dei cristiani
La repressione del cristianesimo in Cina non è un fenomeno nuovo, ma negli ultimi anni si è intensificata. Il governo di Xi Jinping ha intrapreso una serie di campagne volte a limitare l’influenza del cristianesimo, considerato una minaccia alla stabilità del Partito e al controllo ideologico sulla popolazione.
Le chiese sotterranee, in particolare, sono sotto costante sorveglianza. Molti pastori e fedeli sono stati arrestati e condannati a pene detentive. Le croci sono state rimosse dai tetti delle chiese, e molte strutture religiose sono state demolite. Wenzhou stessa è stata teatro di numerosi episodi di demolizione forzata di chiese e la rimozione di simboli cristiani, in un’operazione volta a “sinizzare” la religione, ossia a renderla conforme ai valori e alla cultura cinese.
Uno degli aspetti più allarmanti della repressione è l’introduzione di nuove tecnologie per il monitoraggio delle attività religiose. Telecamere di sorveglianza sono state installate all’interno e all’esterno delle chiese, e i fedeli sono soggetti a controlli biometrici, come il riconoscimento facciale, durante le funzioni religiose. Il controllo digitale si è esteso anche alle attività online, con la censura di contenuti religiosi e la chiusura di siti e gruppi cristiani sui social media.
Resilienza e fede
Nonostante la crescente repressione, la comunità cristiana cinese continua a resistere. La fede cristiana, soprattutto nelle chiese sotterranee, è vissuta come un atto di coraggio e di resistenza spirituale contro l’autorità oppressiva del governo. A Wenzhou, in particolare, le chiese clandestine continuano a fiorire, con una partecipazione significativa da parte della popolazione locale.
Per molti cristiani in Cina, la fede è diventata un simbolo di identità e di appartenenza a una comunità che trascende i confini politici e ideologici. La resilienza dei cristiani di Wenzhou e di altre parti del Paese è una testimonianza della forza della fede in un contesto di crescente controllo e oppressione.
Wenzhou rappresenta un microcosmo della lotta per la libertà religiosa in Cina. La “Gerusalemme d’Oriente”, con la sua vibrante comunità cristiana, testimonia l’impatto del cristianesimo in una nazione tradizionalmente legata al confucianesimo, taoismo e buddismo. Tuttavia, le politiche repressive del governo cinese contro i cristiani, sia nelle chiese ufficiali che sotterranee, riflettono un crescente tentativo di controllare le espressioni religiose e limitarne l’influenza. Mentre il mondo osserva, i cristiani di Wenzhou e di tutta la Cina continuano a vivere la loro fede, spesso in condizioni difficili, sperando in un futuro di maggiore libertà religiosa.
Romano Scaramuzzino
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