Bisognerebbe fare una convenzione con il califfo. Più severità: blocchi i migranti che vogliono venire da noi. Qualche “pazzo” però direbbe di no.
Ho letto che i miliziani dello Stato islamico stanno facendo un lavoretto niente male per frenare l’immigrazione in Italia, e in questo senso credo vadano finanziati e incentivati. Un lavoro direi severo ma umanitario nei nostri confronti di europei invasi. Infatti i jihadisti del califfo fanno già in terra africana, come auspicato da molte parti, se non un vero e proprio blocco, almeno una scrematura di pretendenti asilo politico. Molto semplicemente propongono un test, direi moralmente ineccepibile, basato sul merito, dove non funzionano le raccomandazioni. Se attraversi l’Africa ma non sei preparato in dottrina musulmana vuol dire che sei cristiano. Pertanto infedele. Dunque alt! Gli uomini sono decapitati, le donne rese schiave. Gli eritrei sono i predestinati a questo trattamento. Coloro che fuggono da Asmara sono spessissimo cristiani. Dunque i jihadisti ci risparmiamo un bel po’ di profughi e di spese di mantenimento. Meno gente da salvare in mare e poi da accogliere negli hotel con piscina (Salvini la tira fuori spesso la storia della piscina. Garantisco che chi ha attraversato sui gommoni il Mediterraneo odia la piscina, specie quelle piene. Sono allergici a qualsiasi pozza d’acqua più profonda di 20 centimetri).
Bisognerebbe fare una convenzione con il califfo. Più severità. Qualche eritreo cristiano infatti la fa franca. Ciò è dovuto al fatto che il regime islamico-comunista di Isaias Afewerki, a suo tempo reclamizzato come il Bengodi anche da Antonello Venditti, costringe a studiare il Corano a scuola, con il risultato che molti barano e riescono a passare l’esame di sopravvivenza.
La smetto. Okey. Sto facendo del sarcasmo su me stesso. Sono, come quasi tutti gli italiani, dell’idea che ne stiano arrivando troppi da Africa e Asia, e che ci vorrebbe un maledetto onesto dittatore che si tenga in casa i propri connazionali e rispedisca nel paese d’origine chi vuole arrivare da noi, dove non c’è lavoro e non abbiamo risorse per accogliere ancora altra gente.
Eppure quando dicono che l’Isis decapita eritrei cattolici o etiopi copti e schiavizza cristiane nigeriane, diciamo: basta persecuzioni di cristiani, l’islam è assassino, non possiamo permettere invasioni musulmane con terroristi annessi e connessi. Ma in realtà faremmo la firma e daremmo dei soldi al dittatore eritreo Afewerki perché riprenda in casa i fuggitivi, cristiani o no, li ammazzi pure, purché non vengano da noi a romperci le scatole. E se accadesse, spremeremmo due lacrimucce persino sincere, denunceremmo l’infamia islamica. Sarebbe un pacchetto tutto compreso di indignazione e sollievo. Per questo se il califfo ci garantisse di tenersi tutti gli africani e i mediorientali, decapitando chi gli pare e firmasse un trattato di non aggressione reciproca, bloccando il terrorismo in casa nostra, in Italia destra e sinistra sarebbero compattamente d’accordo e pure il popolo plaudirebbe sanando il conflitto tra istituzioni e cittadini.
Qualche pazzo però direbbe di no, e vorrebbe morire al posto di eritrei e caldei. Vorrei essere tra quei pazzi.
La notizia letta da Boris è questa. L’Isis ha rapito 86 rifugiati eritrei, probabilmente cristiani, in Libia. Lo ha reso noto Meron Estefanos, attivista per i diritti umani e co-fondatore della Commissione internazionale per i rifugiati eritrei a Stoccolma, al sito internet britannico IBTimes. Gli africani, tra cui dodici tra donne e bambini, sono stati rapiti il 3 giugno mentre erano in viaggio verso Tripoli. La maggior parte di loro proviene dalla città di Adi Keih, nota per la sua opposizione al regime di Asmara. «I miliziani dell’Isis hanno chiesto chi era musulmano e chi no. Tutti hanno detto che erano musulmani, ma quando hanno chiesto loro di recitare alcuni versetti del Corano, non sono stati in grado di farlo», ha detto Estefanos, citando testimoni oculari che sono riusciti a fuggire.
Renato Farina
da: Tempi.it
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