Vietnam: la vita di Anh …storia di una ragazza libera!

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gesLa trentunenne Anh vive in una provincia nel nord-ovest del Vietnam. Suo padre fu il primo a giungere a Cristo quando, nel 1991, una donna condivise il Vangelo con la sua famiglia. Anh si convertì subito dopo aver visto la trasformazione radicale di suo padre.

“Beveva molto e picchiava mia madre”, ci racconta. “Non si curava di noi. Ero amareggiata e lo odiavo. Non gli parlavo nemmeno. Un giorno, con mia sorpresa, tornò a casa sobrio. Rimasi ancor più sorpresa quando volontariamente si mise a lavare i vestiti di tutti e a svolgere alcuni lavoretti essenziali in casa. Il suo cambiamento era così radicale che dovevo scoprire cosa ci fosse dietro. Così lo accompagnai a una riunione cristiana e vidi cosa faceva là. Dopo aver visto il suo cambiamento, io e la mia famiglia abbiamo afferrato la prima opportunità per accettare Gesù nella nostra vita”.

Subito dopo la loro conversione arrivò puntuale la persecuzione. In primis dalla famiglia.
“I miei parenti ci odiavano per il fatto di essere diventati cristiani”, dice Anh alludendo agli insulti e alle pressioni della famiglia di origine. “Mio nonno, in particolare, ci proibì di fargli visita, persino quando si ammalò gravemente. Io e la mia famiglia pregavamo molto per lui e alla fine guarì!”. Dopo un po’ di tempo, anche il nonno di Anh divenne cristiano. “Alcuni zii e zie, da ambo i lati della famiglia, si opposero alla nostra conversione”, continua Anh, “perché non partecipavamo più ai rituali buddisti e non seguivamo le loro tradizioni”. Ne seguirono momenti molto difficili per loro. Tuttavia più tardi, in particolare anche questi zii diventarono cristiani, soprattutto per la testimonianza di amore costante e gratuito della famiglia di Ahn. Va detto che ad oggi subiscono ancora pressioni e vessazioni da altri componenti della famiglia.

Poi, inevitabilmente giunse la persecuzione delle autorità locali. Va ricordato che nella WWList di Porte Aperte, il Vietnam è addirittura al 18° posto, e le pressioni nelle sfere familiari e sociali sono tipiche di alcune ampie aree di questo paese. “Mio padre è stato interrogato più volte dalla polizia; ha chiesto spesso perché lo interrogassero proprio ora che, grazie alla sua fede in Cristo, è diventato un cittadino migliore e più coscienzioso. La polizia non gli ha mai risposto a questa domanda”, afferma Anh.

Nonostante gli interrogatori e i fermi della polizia, le varie vessazioni del contesto familiare e sociale, la famiglia di Anh alla fine ha dato vita a una comunità familiare (chiesa in casa) nel loro villaggio. Realizzare una semplice riunione la domenica richiede una lotta continua, perché la polizia visita i credenti e li convoca per interrogarli. Ma le cose, secondo Anh, vanno bene perché sono riusciti a registrare regolarmente la loro comunità familiare (chiesa in casa), composta dalla famiglia di Anh e da altri 30 membri. “Ci hanno dato il permesso di riunirci”, spiega Anh, “hanno la lista dei nostri nomi e gli indirizzi e ci consentono di fare i nostri culti, anche se di tanto in tanto monitorano e interrogano i nostri membri”.

Nonostante le restrizioni e la sorveglianza nel suo villaggio, Anh è riuscita a frequentare il programma di Porte Aperte dedicato ai giovani (denominato YA): si tratta di un corso modulare di 2 anni di studio basato sulla vita dei discepoli di Gesù. “Ho deciso di lavorare a tempo pieno nella chiesa”, ci ha detto Anh dopo il diploma nel corso YA. Così, dopo aver seguito un training per insegnanti, ha iniziato addirittura a insegnare il corso come volontaria ad altri giovani. Porte Aperte ha formato 72 giovani vietnamiti attraverso questo corso YA nel 2013. Ne vorremmo formare 500 nel 2014. E’ solo uno dei tanti progetti che grazie al vostro aiuto possiamo realizzare.

Fonte: Porteaperteitalia.org


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