Quest’anno, in un’Italia spesso smemorata, ricorre un anniversario di quelli che meriterebbero una riflessione attenta: 850 anni di storia valdese. Una celebrazione che non si esaurisce nel riconoscimento della longevità di una comunità religiosa, ma che rende omaggio a una fedeltà incrollabile – alla Bibbia e alla coscienza – che ha guidato i Valdesi attraverso i secoli, tra persecuzioni, esili e rinascite.
La storia dei Valdesi comincia nel 1174, quando un mercante di Lione, Pietro Valdo, fa qualcosa di rivoluzionario, per non dire folle, agli occhi dei suoi contemporanei: abbandona tutte le sue ricchezze e si dedica alla predicazione del Vangelo. E non lo fa perché cerca potere o gloria, ma perché è folgorato dalle parole di Cristo: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi” (Matteo 19:21). Da qui nasce un movimento che sfida apertamente l’autorità ecclesiastica, rifiutando ogni dottrina che non trovasse un fondamento nelle Sacre Scritture. Un gesto di disobbedienza? Sì, ma fatto con quella serietà e quel rigore che solo chi è convinto della bontà della sua causa può mostrare.
Per i Valdesi, la Bibbia è stata – e rimane – la loro bussola morale, il loro punto di riferimento in un mondo che, spesso, ha cercato di spegnere quella luce che portavano con sé. Lo storico Giorgio Tourn, che conosce questa storia come pochi, non ha dubbi: “I Valdesi hanno sempre mantenuto un forte legame con la Bibbia, considerandola come la loro unica regola di fede e di vita”. Non sono parole leggere. In tempi in cui dichiararsi fedeli alla Bibbia significava rischiare la vita, i Valdesi hanno resistito a crociate, massacri, esili. Pensiamo alle “Pasque Piemontesi” del 1655, un massacro che avrebbe potuto annientare un popolo meno determinato. Ma i Valdesi, come sempre, hanno resistito. Non per ostinazione, ma per una fedeltà che scaturisce da una convinzione profonda.
E questa fedeltà non si limita solo alla Bibbia. C’è un altro elemento che rende unico questo movimento: la coscienza. Mentre il mondo intorno a loro cercava di imporre dogmi dall’alto, i Valdesi sostenevano, con una certa dose di anticipo sui tempi, il libero esame delle Scritture. Non aspettavano la Riforma per dire che “ogni uomo, di qualsiasi condizione, deve esaminare la propria fede alla luce delle Scritture e agire secondo la sua coscienza”. Era il Sinodo valdese del 1532 a dirlo, quando in altre parti d’Europa si cominciava appena a sussurrare quello che i Valdesi proclamavano a gran voce. E non erano solo parole: era una dichiarazione di autonomia spirituale, che ha forgiato una comunità pronta a vivere secondo i propri ideali, senza compromessi.
Ecco, allora, che la fedeltà alla coscienza diventa anche una questione sociale. Per i Valdesi, non si trattava solo di salvare l’anima, ma di vivere in modo coerente anche nella società. Non è un caso se sono stati tra i primi a promuovere l’uguaglianza, la giustizia sociale, la difesa dei diritti umani. Questo perché, come ricordava il pastore Paolo Ricca, “la coscienza è l’altare su cui si compie il vero culto a Dio, un culto che richiede autenticità e coerenza, non conformismo”. Ecco che la fedeltà alla Bibbia e alla coscienza diventa il perno su cui ruota tutta la loro esistenza, in un mondo che spesso preferisce compromessi e scorciatoie.
Oggi, a 850 anni dalla loro nascita, i Valdesi continuano a essere un esempio di integrità. Non è poco, in un tempo in cui i valori sono spesso messi all’asta. I Valdesi ci ricordano, con la loro storia, che la fedeltà ai principi fondamentali è la chiave per attraversare le tempeste della storia senza perdere la propria identità. Giovanni Miegge, un altro grande valdese, aveva scritto che “la fedeltà è la virtù dei forti”, e non si può certo dire che i Valdesi abbiano mancato di forza nel corso dei secoli.
Celebrare questi 850 anni non è solo fare memoria di una storia passata, ma riconoscere l’importanza di una fede vissuta con autenticità, una fede che ha saputo resistere alla tirannia, all’esilio, alla marginalizzazione. I Valdesi sono una testimonianza vivente del potere della fedeltà alla Parola e alla coscienza. “Essere fedeli alla Bibbia e alla coscienza è la sfida di ogni generazione,” ha detto Mario Cignoni, storico e, ça va sans dire, valdese. Oggi, come allora, i Valdesi ci mostrano che questa fedeltà non è solo possibile, ma anche indispensabile per costruire una società giusta e solidale.
Questo anniversario, dunque, è un’occasione per celebrare non solo la storia di una comunità, ma anche l’eredità spirituale e morale che essa continua a offrire al mondo. Perché, in un tempo in cui la spiritualità autentica è spesso messa alla prova, i Valdesi ci insegnano che la vera forza risiede nella coerenza tra fede e vita, tra la Parola e la coscienza, valori che, oggi come ieri, rappresentano le fondamenta su cui costruire un futuro di giustizia e di pace.
Davide Romano
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