Utero in affitto: Mercificazione della donna. Il parlamento boccia l’emendamento

Il Parlamento Europeo ha deluso nuovamente le aspettative e non ha difeso il sacrosanto diritto di difendere la dignità della donna madre. Il ventre riproduttivo continua a essere un terreno di mera mercificazione unitamente al neonato che sarà spedito al committente come un qualsiasi pacco postale. All’interno della Relazione annuale sui Diritti umani e la Democrazia nel Mondo, diversi rappresentanti politici di varie nazioni e diverse correnti politiche hanno presentato al Parlamento Europeo l’Emendamento classificato come Reato Universale, affinché la maternità surrogata fosse dichiarata fuorilegge. Il testo che condanna la maternità surrogata, detta anche ‘utero in affitto’ vuole attaccare tale pratica che compromette l’integrità fisica delle donne e i diritti del bambino, aumentando lo sfruttamento commerciale del corpo delle donne e riducendo la persona a una merce.

Il testo dell’emendamento

L’Emendamento 27 bis rileva che è necessario proteggere la dignità di ogni essere umano; condanna la maternità surrogata quale reato universale che compromette l’integrità fisica delle donne e i diritti del bambino, aumentando lo sfruttamento commerciale del corpo delle donne e riducendo la persona a una merce. Respinge qualsiasi uso improprio del corpo umano che comporti lo sfruttamento riproduttivo per un mero ritorno economico o di altro tipo, e chiede maggiori garanzie per i diritti delle donne, in particolare per quelle vulnerabili che vivono nei paesi in via di sviluppo; ritiene, inoltre, che la pratica della gestazione per conto terzi dovrebbe essere affrontata con l’ausilio di strumenti legislativi internazionali per la protezione dei diritti umani.

Non vogliamo fare demagogia ma possiamo ritenere vergognosa la bocciatura da parte del Parlamento europeo e non poniamo domande ai rappresentanti (benché parallelamente in accordo con l’Emendamento proposto) astenutesi dal voto permettendo alla maggioranza di ottenere i consensi, affinché questa barbara pratica possa continuare ad agire indisturbata. Siamo consapevolmente colpiti ma non sorpresi dal vergognoso business in continua espansione che raggiunge i 6 miliardi di dollari l’anno, dove ricchi acquirenti sfruttano donne dei paesi poveri mercificando il loro corpo come una nuova forma di schiavitù. Bambini innocenti strappati alle madri diventano un mero oggetto contrattuale, calpestando della Convenzione sull’infanzia”.

Lo stesso articolo 7 e aggiungo per correlazione anche l’art.9 parla chiaro. Se considerassimo che la maternità surrogata non debba essere ammessa per un fattore delicatamente profondo e conosciuto alle madri, durante la gestazione si creerebbe progressivamente un legame fra la madre e il nascituro e se dopo la nascita tale vincolo, è interrotto, va a ledere lo stato psicologico e vitale sia della madre sia del nascituro. E questa relazione è prerogativa esclusiva delle madri.

“Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità nelle concupiscenze dei loro cuori, si, da vituperare i loro corpi tra loro stessi. Essi che hanno cambiato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura, al posto del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami, poiché anche le loro donne hanno mutato la relazione naturale in quella che è contro natura.“ Romani 1:24-26

Altra realtà dell’utero in affitto

In realtà, l’utero in affitto non è solo un modo per acquistare un figlio da parte di coppie omo-erotiche maschili, ma è un mezzo – anche politico – perché anche coppie eterosessuali con problemi d’infertilità o sterilità arrivino a possedere un figlio.

Citiamo la politica poiché la lotta per legalizzare l’orrenda pratica è usata come bandiera da parte di frange politiche schierate ideologicamente, famose per sfruttare tristi vicende umane con lo scopo di acquisire voti: non è un caso che alcune donne affette da agenesia uterina (Sindrome di Rokitansky) pretendano il riconoscimento della pratica “utero in affitto” come mezzo solidale.

Solidarietà che, anche se gratuita (e spesso appare come tale perché la retribuzione ufficiale viene sostituita con la dicitura “rimborso spese” o “copertura delle spese mediche”), non è ammissibile in nessun modo in Italia (la sesta sezione penale della Corte di cassazione – con la sentenza n. 2173, depositata il 17 gennaio 2019 – ha condannato anche la madre naturale per il reato di affidamento a terzi di un minore, in violazione dell’articolo 71, comma 1, legge 184/1983, anche se non ha ricevuto alcun compenso).

“Non darai de’ tuoi figliuoli ad essere immolati a Moloc; e non profanerai il nome del tuo Dio. Io sono l’Eterno” Levitico 18:21

Lella Francese


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