Usura, il Bot delle mafie. Sono 600.000 gli italiani invischiati in patti usurai!

23Con l’aggravarsi della crisi crescono le vittime del mercato usuraio: non solo i clienti «abituali» ma anche i «nuovi poveri». Intervista al pastore G. Cupertino, presidente della Fondazione Adventum. Con l’accentuarsi della crisi economica, con la perdita di redditività delle micro-piccole imprese e con il diminuire del potere di acquisto di salari e stipendi, aumenta per gli italiani il rischio di cadere nelle maglie dell’usura, fenomeno complesso quanto alle cause, agli effetti, alle soluzioni, che richiede ulteriori approfondimenti e che, in queste righe, ci limitiamo a introdurre.Secondo l’indagine Eurispes Rapporto Italia 2013, il 14,4% degli italiani ammette di aver chiesto denaro in prestito a privati (non parenti o amici) non potendo accedere a prestiti bancari: un numero più che raddoppiato rispetto al 6,3% rilevato un anno fa. Secondo il XIII Rapporto di SOS Impresa, «Le Mani della criminalità sulle imprese», sono circa 600.000 gli italiani invischiati in patti usurai, fra cui oltre 200.000 commercianti, per un giro d’affari che sfiora i 20 miliardi di euro; dal 2010 al 2012 sono circa 150.000 le imprese che hanno chiuso i battenti per indebitamento o per usura. A fronte di questi numeri, le denunce continuano a diminuire: nel 2011 sono state solo 230 (fonte: Direzione investigativa antimafia), un risultato che porterebbe a dire che l’usura non esiste. Ma le telefonate di cittadini che chiedono aiuto (3500 quelle pervenute a SOS Impresa nel 2012), e l’enorme quantità di denaro e di beni sequestrati agli usurai confermano che il fenomeno è vasto e rischia di rimanere «sommerso», soprattutto a causa dell’omertà dovuta alla paura.

L’usura è il nuovo «tesoro» delle mafie in Italia. Il dossier 2012 di Libera L’usura, il Bot delle mafie evidenzia come la criminalità organizzata (sono oltre 54 i clan coinvolti nel giro di prestiti) ha fatto dell’attività usuraia un ramo fondamentale della propria impresa, potendo riciclare gli immensi proventi del traffico di droga e del giro delle scommesse, e penetrando in tal modo a fondo nel tessuto dell’economia legale.

Nella spirale dei prestiti a tassi elevatissimi (a Roma si arriva al 1500%, al 400% a Firenze e a 150% a Milano) precipitano non solo i clienti abituali del mercato usuraio, tra i quali: giocatori d’azzardo, commercianti, imprenditori, artigiani ma anche la categoria dei «nuovi poveri» composta da nuclei familiari con minori, giovani, anziani soli, adulti separati o divorziati, nuclei familiari monoreddito, dipendenti che hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione. Chi si ritrova stretto nelle maglie dell’usura non solo vive la disperazione di vedere a rischio la propria attività e il benessere della propria famiglia, ma sperimenta la perdita della dignità, degli affetti e la paura della minaccia e del ricatto. In alcuni casi l’unica via di liberazione per l’indebitato appare essere il togliersi la propria stessa vita.

Per contrastare l’emergenza sociale il Parlamento ha varato la Legge 108/96 con cui si è istituito un «fondo per la prevenzione dei fenomeni dell’usura». Nel 1997 la Fondazione Adventum Onlus, costituita dall’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del 7° Giorno (Uicca), ha ottenuto, avendone i requisiti, l’iscrizione all’elenco delle fondazioni e associazioni antiusura riconosciute dal ministero del Tesoro e attive su tutto il territorio nazionale (consultabile all’interno del sito www.interno.gov.it). Nel panorama evangelico, la chiesa avventista è l’unica a operare in quest’ambito. Abbiamo chiesto le ragioni di questa scelta al pastore avventista Giuseppe Cupertino, presidente della Fondazione.

«Adventum nasce nel 1995 – ci dice – per rispondere ai bisogni sociali e alle situazioni di disagio economico delle famiglie e dei singoli impedendo che essi, avendo difficoltà di accesso al credito, diventino vittime degli usurai. Attualmente l’attività è limitata in quanto nel 2010 l’Assemblea nazionale dell’Uicca, non ritenendola strategica, approvò una raccomandazione per dismettere la Fondazione. All’inizio del 2012, però, in seguito alla grave crisi che tuttora morde i bilanci delle famiglie italiane, il Comitato esecutivo dell’Uicca è stato sollecitato a rivedere la decisione e ha deliberato di riproporre l’argomento all’Assemblea nazionale prevista per febbraio 2014».

*In che cosa consiste il lavoro di Adventum? «La Fondazione opera facilitando la concessione di prestiti da parte di banche a persone escluse dal circuito del credito, che potrebbero facilmente essere indotte a rivolgersi agli usurai. Si tratta di individui e famiglie che possiedono un reddito ma che, per errori dovuti a valutazioni errate sull’effettiva dimensione delle spese che possono essere sostenute, si trovano in condizioni di grave indebitamento. Attraverso le proprie risorse e quelle del fondo ministeriale, Adventum, nei suoi 17 anni di attività, ha aiutato circa 2000 famiglie a uscire da situazioni di estremo disagio, garantendo prestiti per complessivi 17 milioni di euro erogati dalle banche. Di questi prestiti oltre l’80% è stato restituito».

*Che cosa ha a che vedere questo lavoro con l’essere credenti? «Il progetto si colloca nell’alveo di una comunità cristiana che concepisce la predicazione come un percorso non solo kerigmatico ma anche di diaconia; inoltre esso nasce dalla consapevolezza che il povero non è solo colui che è sprovvisto del necessario per vivere. Nella nostra società un’ampia parte della popolazione vive una povertà di valori e, compiendo scelte sbagliate, rischia la povertà materiale. Purtroppo nel contesto occidentale, ma non solo, il consumo è diventato un modo di vivere e di esistere. Questo approccio alla realtà diventa quasi un processo identitario e, di conseguenza, molti spendono più di quello che guadagnano. Vi lascio immaginare la loro disperazione quando si accorgono di aver fatto il passo più lungo della gamba e scoprono di essere in un vicolo cieco. A queste persone la Fondazione offre una seconda opportunità, proponendo loro, oltre all’aiuto materiale, un percorso di rieducazione e di revisione del proprio rapporto con il denaro. In quanto evangelici, e in particolare come avventisti, consideriamo pertinente e utile, soprattutto in questo momento di crisi, educare ed educarci in prima persona a utilizzare correttamente uno strumento come il danaro e a non farne un idolo».

Difendersi dall’usura è possibile: con un’azione di prevenzione che conti sull’educazione a un uso responsabile del danaro, sulla promozione della cultura della legalità e sul coinvolgimento di una pluralità di soggetti portatori di conoscenze e valori (forze dell’ordine, associazioni antiusura, scuole, chiese).

Da: riforma.it


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