USO DI ARMI CHIMICHE CONTRO I CURDI

Nella mattinata del 20 ottobre oltre duecento persone stavano manifestando in place de Luxembourg (nei pressi della sede della Commissione europea) a Bruxelles contro l’impiego di armi chimiche e gas tossici da parte della Turchia. Utilizzati, ça va sans dire, contro la Resistenza curda nel Bashur (il Kurdistan del Sud, dentro i confini iracheni). In questo periodo soprattutto nell’area montagnosa di Werxelê (regione curda di Avashîn).
Ma contro i manifestanti curdi è immediatamente scattata l’ordinaria repressione a base di lacrimogeni e manganellate.
Eppure la cosa ormai dovrebbe essere di dominio pubblico. Se non bastavano le testimonianze raccolte e portate a conoscenza dell’opinione pubblica ormai da anni (soprattutto l’anno scorso, mentre era in pieno svolgimento l’operazione militare da Ankara in aprile), ultimamente stanno circolando alcuni video in cui si assiste all’atroce agonia del guerriglieri curdi sottoposti all’attacco chimico nelle regioni del Kurdistan iracheno invase dall’esercito turco.
Tuttavia, nonostante le prove inequivocabili, finora l’OPCW (l’Organizzazione per l’interdizione delle armi chimiche) non è intervenuta e nemmeno sembra intenzionata a farlo.
Sulla drammatica emergenza in questi giorni è intervenuto con un comunicato il Consiglio esecutivo del Congresso nazionale del Kurdistan (KNK) accusando lo Stato turco di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità.
E rinfacciando alle grandi potenze e alle istituzioni internazionali (vengono esplicitamente chiamate in causa il Consiglio d’Europa, le Nazioni Unite, l’Organizzazione per l’interdizione delle armi chimiche…) il loro complice silenzio. Silenzio che – a conti fatti – non fa altro che incoraggiare la Turchia nel suo operato genocida.
Nel comunicato si denuncia che “l’esercito turco utilizza da anni armi chimiche contro i guerriglieri del Movimento di liberazione del Kurdistan. Dal febbraio 2021 queste armi vengono impiegate senza interruzione. Dalla metà di aprile, avvio dell’operazione di invasione turca nel Sud-Kurdistan, l’uso di tali armi si è intensificato”.
Fornendo poi alcuni dati provenienti dall’Ufficio stampa delle HPG (Le Forze di Difesa del Popolo, braccio armato del PKK): tali armi sarebbero state usate 367 volte nel 2021 (nelle zone di Siyanê/Gare, Zendûra/Metîna, Mamreşo/Avaşîn, Girê Sor, Aris Faris, Girê Kartal e Werxelê) causando una cinquantina di vittime e ben 2470 volte nel corso degli ultimi sei mesi.
I guerriglieri deceduti per esserne stati contaminati sarebbero un centinaio.
Sempre secondo l’Ufficio stampa delle HPG “oltre ai gas tossici, l’esercito turco ha utilizzato vari tipi di bombe proibite.”. Comprese alcune “armi nucleari tattiche in combinazione con gas tossici per distruggere il sistema dei tunnel e contaminarli”.
Non si tratterebbe di armi nucleari in grado di contaminare vaste aree, ma comunque di “ordigni proibiti il cui potenziale distruttivo si manifesta con una fortissima pressione e con un enorme calore uccidendo in un’area circoscritta”.
Caratteristiche simili a quelle delle “bombe termobariche e delle bombe al fosforo ugualmente utilizzate”.
Tra le numerose prove, le recenti immagini di 17 guerriglieri morti nel corso degli attacchi chimici di ottobre. Nove nella regione di Şikefta Birîndara, cinque nella regione di Karker e tre nella regione di Werxelê (caduti che vanno ad aggiungersi ad altri 27 morti recentemente per le stesse cause e già identificati).
Sulla questione è intervenuto il KCDK-E (Congresso delle organizzazioni democratiche curde in Europa) che ha chiamato curdi e amici del popolo curdo ad “azioni immediate di protesta per denunciare i crimini di guerra del regime di Erdogan”.
Dal comunicato del KCDK-E si apprende che “prima di portare alla morte gli agenti chimici utilizzati dall’esercito turco causano gravi alterazioni del sistema nervoso, paralisi respiratoria e perdita di memoria”. Definendo tali metodi “un crimine disumano e intollerabile”.
Nell’appello finale il KCDK-E si rivolge alle ONG che si occupano di diritti umani affinché prendano posizione.
Gianni Sartori


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