Venti stati americani hanno presentato una denuncia contro l’amministrazione Biden presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti per la divisione di Knoxville del distretto orientale del Tennessee. Questi Stati sostengono che le agenzie federali non avevano l’autorità per risolvere questioni delicate come queste: “se i datori di lavoro e le scuole possono mantenere docce e spogliatoi separati dal sesso, se le scuole devono consentire ai maschi biologici di competere in squadre di atletica femminile e se gli individui possono essere costretti a utilizzare il pronome preferito di un’altra persona”.
La denuncia del 30 agosto è stata presentata dal Tennessee. Alabama, Alaska, Arizona, Arkansas, Georgia, Idaho, Indiana, Kansas, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, Montana, Nebraska, Ohio, Oklahoma, South Carolina, South Dakota e West Virginia. Gli stati affermano che stanno facendo causa “per impedire alle agenzie di usurpare l’autorità che appartiene propriamente al Congresso, agli Stati e al popolo”.
Il 20 gennaio, giorno in cui Joseph Biden è stato nominato presidente, la sua amministrazione ha approvato “l’ordine esecutivo sulla prevenzione e la lotta alla discriminazione sulla base dell’identità di genere o dell’orientamento sessuale”. La denuncia degli stati afferma che l’ordine esecutivo del presidente “ha ordinato alle agenzie federali di riscrivere la legge federale” che aveva lo scopo di proteggere dalla discriminazione basata sul sesso per attuare la politica di antidiscriminazione basata sull’identità di genere dell’amministrazione.
Nella denuncia gli stati affermano che “rispondendo all’ordine esecutivo, il Dipartimento dell’Istruzione e la Commissione per le Pari Opportunità di Lavoro (‘EEOC’), ciascuno disprezzando i requisiti procedurali nella loro fretta di andare oltre, hanno emesso ‘interpretazioni’ della legge federale antidiscriminazione ben al di là di quanto previsto dal testo della legge, dai requisiti normativi, dai precedenti giudiziari e dalla Costituzione”.
Gli stati chiedono alla corte di dichiarare illegittimi i documenti del Dipartimento e dell’EEOC e affermano che ai destinatari della legge e ai datori di lavoro non è vietato fornire “docce, spogliatoi, bagni, strutture residenziali e altre strutture abitative separate in base al sesso biologico” né si può imporre di usare i “pronomi preferiti”.
Fonte: Women are Human
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