Sulle unioni civili la via è stretta. Il disegno di legge Cirinnà, in discussione in commissione Giustizia dal 15 marzo del 2013, non ha ancora portato ad accordi tali da arrivare in Parlamento con un testo condiviso, nonostante l’approvazione arrivata il 26 marzo di quest’anno.
In Italia si discute di unioni civili da almeno vent’anni, ma finora non si è mai riusciti a trasformare le intenzioni in legge, soprattutto perché tutto il dibattito si è distinto negli anni per forme di ostruzionismo molto forti e incoraggiate sia da realtà interne alla politica, sia esterne, che hanno relegato il nostro paese tra gli ultimi in Europa a non dare nessuna forma di riconoscimento legale alle coppie omosessuali.
Il governo aveva parlato inizialmente di una legge pronta per essere approvata entro la primavera di quest’anno, ma questa scadenza è stata via via posticipata, fino ad arrivare alle ultime dichiarazioni del capogruppo Pd Zanda, che ha parlato di un avvio della discussione parlamentare da inserire in calendario per il 14 ottobre. In quei giorni, però, dovrà cominciare anche la discussione sulla legge finanziaria, oggi chiamata Documento di Economia e Finanza. Insomma, i tempi sono davvero stretti.
La relatrice della legge, la senatrice del Pd Monica Cirinnà, si è comunque detta fiduciosa a proposito di un esito positivo per il percorso in aula.
In Commissione Giustizia la legge di cui lei è relatrice è bloccata dall’ostruzionismo, in particolare del Nuovo centrodestra e di Forza Italia. Come se ne esce?
«Se ne esce bypassando la Commissione, così com’è stato fatto per altri provvedimenti importantissimi, come la legge elettorale o la riforma della scuola. Si può andare in aula senza relatore e lasciare che tutti gli emendamenti di natura ostruzionistica rimangano indietro».
Non è un rischio in termini di maggioranza?
«No. I numeri si rinsaldano arrivando in aula, perché abbiamo già una maggioranza composta da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Sel e diversi esponenti del Gruppo misto. In aula, dove su temi come questo i liberi pensatori e coloro che rispondono alla loro coscienza sono davvero tanti, i numeri aumenteranno».
C’è qualcosa oltre all’ostruzionismo? Ci sono dei contenuti nel merito?
«Lasciamo da parte i contenuti ostruzionistici, che sono spesso insultanti e degradanti rispetto al testo della legge. Il contenuto degli emendamenti propositivi esiste ed è di natura conservatrice. Gli emendamenti propositivi chiedono infatti di degradare le unioni civili a un istituto privatistico, quindi non di diritto pubblico, e che non siano ufficializzate le unioni civili davanti all’ufficiale dell’anagrafe. Inoltre, tra le proposte di modifica c’è anche la richiesta di estensione della stessa forma giuridica anche agli eterosessuali, ritornando nei fatti all’antico concetto dei Dico che si perse in Parlamento a metà degli anni Duemila perché non rispondeva a nessuna delle esigenze, né dei conviventi, né tantomeno delle coppie di persone dello stesso sesso.
Insomma, a livello di contenuto c’è un’unica intenzione: fermare la rivoluzione che arriverà nel nostro diritto di famiglia con le unioni civili, che rappresentano un nuovo istituto giuridico di diritto pubblico con il quale riconoscere alle coppie di persone dello stesso sesso, ai loro figli, e quindi alla loro famiglia tutti i diritti che vengono assegnati alle coppie eterosessuali sposate».
Secondo il senatore Giovanardi, che è il più duro oppositore di qualsiasi legge sulle unioni civili, la norma in discussione legittimerebbe di fatto la pratica del cosiddetto “utero in affitto”. Cosa c’è di vero?
«Il senatore Giovanardi mente sapendo di mentire: la legge 40, che è quella sulla procreazione assistita, che esiste nel nostro paese ed è vigente, vieta in modo espresso, punendo con sanzioni pecuniarie elevatissime e anche in alcuni casi con il carcere, la pratica della gestazione per altri, che qualcuno volgarmente chiama “utero in affitto”. Questa pratica è vietata in Italia, sia per le coppie gay, sia per quelle eterosessuali, che sono quelle che però nella maggior parte dei casi la vanno a fare all’estero. Si tratta di una strumentalizzazione politica, un modo per spaventare le persone e per sviare il vero dibattito: questa pratica resterà vietata. Piuttosto, Giovanardi dovrebbe spiegare se vuole riconoscere con un istituto di diritto pubblico i diritti delle coppie di persone dello stesso sesso oppure no. Tutto il resto è aria fritta».
Si è parlato di un ingresso in aula della legge il 14 ottobre. È realistico?
«Lunedì c’è stato un comunicato stampa del capogruppo del Partito Democratico Luigi Zanda, che normalmente non si spinge mai oltre quello che davvero può fare. Ha detto e ripetuto che il 13 ottobre, appena ci sarà stato il voto finale la riforma del Senato, sarà fatta una Capigruppo per entrare in aula con la legge sulle unioni civili il 14. Inoltre, il calendario dei lavori d’aula viene gestito anche dalla ministra Boschi, che come me e come molti parlamentari è favorevole non solo alle unioni civili ma soprattutto al matrimonio egualitario. Insomma, andremo sicuramente in aula il 14».
Foto “Palazzo madama” di Sailko – Opera propria. Con licenza CC BY 2.5 tramite Wikimedia Commons.
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