Gesù le disse:” vai a chiamare tuo merito e torna qui” (Giovanni 4:16)
Quando Dio interroga non è mai un’interrogazione superficiale, fatta senza una motivazione, ma è sempre qualcosa di mirato e profondo che scava nel nostro essere.
Interrogando, Egli scruta ed investiga i nostri cuori penetrando i nostri pensieri più intimi e personali.
La Sua interrogazione, il Suo richiamo inevitabilmente, ci fa mettere in discussione costringendoci a rivedere il nostro comportamento.
Magari, pensavamo di essere credenti zelanti “molto meglio di altri” con una morale solida, quasi irreprensibile, c’eravamo messi comodamente sul piedistallo della teoria e della superficialità, guardando gli altri, dall’alto della presunzione del nostro sapere, della nostra conoscenza, e forse anche della nostra esperienza.
Ma davanti all’interrogazione accurata e precisa di Dio è emerso che siamo tutto il contrario di ciò che pensavamo di essere e a quel punto con tristezza, ci siamo accorti di non essere meglio degli altri.
Se dal colloquio personale con Dio è emerso questo tipo di amore teorico, verso di Lui è di vitale importanza, porci subito delle domande.
Nella mia vita c’è stato davvero, un reale incontro con Gesù?
Oppure, magari preso dal sentimento, mi ero illuso che questo ci fosse stato?
Questa verifica è molto importante, perché da qui parte il nostro rapporto con Dio e con gli altri.
Se siamo figli di Dio, ogni angolo della nostra vita deve essere illuminato dalla luce di Dio e questa luce, tutti la devono vedere!
“Così risplenda la vostra luce nel cospetto degli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (Matteo 5:16)
Damaris Lerici – notiziecristiane.com
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