È la cifra più alta registrata dal Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia in tutto il mondo. Mentre i cambiamenti climatici continueranno ad avere un impatto negativo, entro il 2030 l’accesso all’acqua potabile dovrebbe migliorare sensibilmente il benessere dei minori. L’organizzazione sottolineerà anche alla COP28 la necessità di includere i più piccoli nei progetti per il clima.
New York (AsiaNews) – I bambini dell’Asia meridionale sono esposti alla mancanza d’acqua più che in qualunque altra regione del mondo. Ad affermarlo è un’analisi pubblicata oggi da Unicef, secondo cui sono almeno 347 milioni i minori colpiti da scarsità idrica elevata o estremamente elevata negli otto Paesi della regione (Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, India, Nepal, Maldive, Pakistan e Sri Lanka).
“L’acqua sicura è un diritto umano fondamentale, eppure milioni di bambini in Asia meridionale non hanno abbastanza da bere in una regione afflitta da inondazioni, siccità e altri eventi meteorologici estremi, sempre più influenzati dai cambiamenti climatici”, ha spiegato Sanjay Wijesekera, direttore regionale del Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia.
La mancanza d’acqua influisce direttamente sul benessere e sulla crescita dei bambini, aggravando situazioni già presenti di malattia, insicurezza alimentare e malnutrizione. Ma non solo: i bambini dell’Asia meridionale “vivono spesso all’interno di un circolo vizioso di siccità e scarsità d’acqua. Quando i pozzi dei villaggi si prosciugano, le case, i centri sanitari e le scuole ne risentono”, ha aggiunto Wijesekera, sottolineando che l’imprevedibilità del clima non farà altro che peggiorare la situazione.
Si calcola che ad oggi solo il 4% di tutta l’acqua pulita proveniente da risorse rinnovabili (compreso il normale ciclo idrologico) sia disponibile per la regione dell’Asia meridionale. I periodi di siccità sono infatti sempre più lunghi e più intensi e la scarsità d’acqua si genera, oltre che per l’impatto dei cambiamenti climatici, anche per l’aumento della domanda, che negli ultimi anni è stata accompagnata da una scarsa gestione delle risorse e delle infrastrutture idriche. Il bacino del Gange che bagna Pakistan, India, Bangladesh e Nepal è, per esempio, la falda acquifera più sfruttata al mondo, danneggiando la vita e il benessere di oltre 70 milioni di bambini che vivono in questi Paesi, dove le falde acquifere hanno sempre maggiori difficoltà a riempirsi.
Il rapporto di Unicef mostra inoltre che i bambini dell’Asia meridionale sono anche i più colpiti dalla vulnerabilità idrica, che fenomeno che consiste nella combinazione di livelli elevati di scarsità d’acqua e livelli molto bassi di disponibilità di acqua potabile. Nel 2022 sono infatti stati 45 milioni i bambini dell’Asia meridionale che non avevano accesso all’acqua potabile, e 169 milioni quelli affetti da vulnerabilità idrica. Ancora una volta sono le cifre più elevate registrate lo scorso anno in tutte le aree del mondo. In termini di esposizione alla vulnerabilità idrica, seguono poi l’Africa orientale e meridionale (con 130 milioni di bambini) e l’Africa occidentale e centrale (102 milioni).
Le previsioni per il futuro sono abbastanza negative: ogni bambino dell’Asia del sud è affetto da almeno un rischio o uno stress legato al clima. Oltre 600 milioni di minori – circa il doppio della popolazione degli Stati Uniti – sono esposti a malattie come la malaria o la dengue a causa dell’aumento delle temperature e il proliferare delle zanzare. Su una nota positiva, si stima anche, però, che entro il 2030 la diffusione dell’acqua potabile, se dovesse continuare al ritmo attuale, dovrebbe più che dimezzare il numero di bambini che non ne hanno accesso, passando da 45 a 18 milioni.
Nonostante la particolare vulnerabilità dei bambini ai cambiamenti climatici, solo il 2,4% dei finanziamenti provenienti dai principali fondi multilaterali per il clima sostiene progetti che includono attività specifiche per l’infanzia. “Se non agiamo adesso, i bambini continueranno a soffrire”, ha aggiunto Wijesekera, sottolineando la volontà dell’Unicef di presentare il proprio rapporto alla prossima COP28 che inizierà a fine mese a Dubai. “Spetta ai governi, al settore privato e alle organizzazioni della società civile lavorare in partnership per migliorare la gestione dell’acqua e progettare servizi in grado di resistere agli shock climatici”.
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