A Raqqa, roccaforte dello Stato Islamico in Siria, si vive «nella disperazione». La gente è alla fame, i jihadisti «girano per le strade bevendo Red Bull».
«Lo Stato islamico uccide moltissime persone: vediamo tante esecuzioni, tante decapitazioni. Ho assistito alla crocifissione di cinque persone in città, nella piazza del Paradiso. Oggi gli abitanti di Raqqa la chiamano piazza dell’Inferno». La quotidianità nella capitale siriana del Califfato, Raqqa, è molto diversa da quello che la propaganda islamista vorrebbe far credere. A fornire un resoconto preciso al domenicale The Observer è Abu Ibrahim Raqqawi, fondatore del gruppo di attivisti che risiedono in città “Raqqa viene massacrata silenziosamente”.
PREZZI ALLE STELLE. La popolazione di 200 mila abitanti, ai quali vanno aggiunti circa cinquemila soldati del Califfato, vive in uno stato di disperazione: «Lo Stato islamico controlla e uccide le persone. E quando l’aviazione siriana o quella americana ci attaccano, non cercano neanche di abbattere i loro aerei. Stanno a guardare la gente che muore e questo fa infuriare la popolazione». Al di là degli attacchi aerei, che si sono intensificati nelle ultime due settimane, anche solo comprare generi di prima necessità per sopravvivere è diventato difficile: il costo del pane è salito in modo vertiginoso, passando da 37 pound siriani al chilo (17 centesimi di euro) a 250 (1,15 euro), «un aumento del 150 per cento».
«LORO BEVONO RED BULL». Se la popolazione fatica anche solo a comprare il pane, i miliziani dell’Isil non hanno gli stessi problemi: «Loro girano per le strade bevendo Red Bull, che costa 250 pound a lattina, e guadagnano 30 mila pound al mese». Lo stipendio, equivalente alla misera cifra di 140 euro, è comunque «il doppio di quanto guadagna mensilmente un siriano medio». Chi non può permettersi un pasto «va a una specie di mensa per i poveri, dove è possibile avere un pasto gratis al giorno. Più di mille famiglie la frequentano ma l’Isil non ha mai dato niente per la mensa».
SANITÀ NON FUNZIONA. Da quando i raid aerei della coalizione hanno distrutto le centrali elettriche della città, anche l’acqua corrente e la luce elettrica sono considerati privilegi. Le case comuni soffrono di continui blackout, al contrario degli edifici dello Stato islamico, «dove c’è sempre la luce accesa». Una delle tattiche portate avanti dai terroristi è sempre stata quella di accattivarsi il favore della popolazione ma secondo Raqqawi, le cui parole non possono essere verificate in modo indipendente, a Raqqa non funziona così: «La città soffre per la povertà e le malattie. Tutti i prezzi si sono alzati, la vita ha un costo eccessivo e poi le persone muoiono per le carenze della sanità: mentre l’ospedale privato per i membri dello Stato islamico ha tutto il meglio, quello della gente comune manca di dottori, ambulanze, tutto».
Fonte: http://www.tempi.it/
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