Abbiamo intervistato Salvatrice, una mamma incinta del terzo figlio. Una gravidanza a rischio, complicata, che richiederebbe un sostegno importante da parte della società. Ma Salvatrice e la sua famiglia vengono lasciati soli nelle loro difficoltà: le istituzioni non fanno abbastanza. Per riuscire a portare avanti una gravidanza così, in particolare, famiglie come la sua devono riuscire a farcela da sole o con l’aiuto di qualche associazione o privato che decide di sostenerle. Una situazione, oggi, nel 2023 che si direbbe impensabile. Eppure è così.
Oggi la società non aiuta i giovani a costruirsi un futuro, lasciando spesso le briciole a chi vuole mettere su famiglia. Sei d’accordo? Perché secondo te?
«A mio parere e a mia esperienza la società e già da qualche anno che purtroppo non aiuta noi giovani né per il nostro futuro né per mettere su famiglia, spesso costringendoci ad allontanarci dalle nostre famiglie, come è successo a me per parecchi anni pur di provare a creare un futuro ai nostri figli. Il motivo mi è ancora oscuro e sinceramente provo a chiedermelo ma non riesco a trovare una risposta».
Ancora più difficile è portare avanti una gravidanza ad alto rischio. Per questo anche la vostra scelta, nella società di oggi, è un gesto di coraggio indescrivibile. Ci vuoi raccontare la tua esperienza?
«Questa e la mia terza gravidanza: fermo restando che la notizia di un rischio così importante faccia crollare mentalmente perché il solo pensiero che il proprio figlio possa non farcela è una cosa che ti lacera dentro, ma anche perché a volte ti trovi in delle situazioni economiche che purtroppo non lasciano modo di provare a portare avanti una gravidanza a rischio. Io non avrei mai accettato di non portarla avanti nonostante economicamente sia davvero a terra arrivando al punto di chiedere aiuto a chiunque».
Sentite il supporto delle istituzioni o sono per lo più associazioni ed enti privati che vi sostengono?
«Se devo essere sincera non ho avuto un grande appoggio né economico né tanto meno psicologico soprattutto da parte delle istituzioni. Ho trovato più aiuto dalle associazioni, soprattutto psicologico, qui in Lazio dove mi trovo attualmente (lei è pugliese ndr)».
Le istituzioni dovrebbero aiutare di più? Perché non lo fanno? Che ne pensate?
«Purtroppo su questo ho un po’ di rabbia perché a volte non capisco. Penso che a volte la gente si approfitti degli aiuti che vengono dati. Sotto un certo punto di vista posso capire che ormai sia diminuito l’aiuto anche per questo, ma è anche vero che molte persone sono oneste e parlano solo con la verità, mostrando referti. Quindi…»
Ritenete che sia questa la società dello scarto dove anziché aiutare la vita si tenda piuttosto a massimizzare profitti e a far si che ciò che funzioni sia sempre il business?
«La società a mio parere ha sempre messo avanti il business. A volte viene messo davanti a tutto per esempio il turismo, piuttosto che una cosa più grave, l’aiuto ad affrontare la malattia. Su questo si potrebbe purtroppo aprire un discorso immenso».
Quanto è importante la famiglia nell’affrontare una situazione difficile?
«La famiglia penso sia la cosa più importante che possa sostenere chiunque nei momenti più difficili. Nel mio caso a parte i genitori e i suoceri che danno il loro sostegno, la parte più importante sono il mio compagno nonché padre dei miei figli e i miei figli stessi: capendo la gravità della situazione hanno sempre una parola di conforto che riesce a farti andare avanti. Senza la famiglia tutto questo non sarebbe possibile».
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