“… UNA FAMIGLIA IN CUI NON MANCAVA NIENTE”

Questa è la frase che si è sentita più spesso tra coloro che conoscevano le vittime dei recenti tristi fatti di cronaca. Forse uno dei problemi sta proprio qui: la società moderna misura il benessere di una famiglia in base a ciò che possiede, sostituendo l’essere con l’avere.
Molti padri di questa generazione sono figli di analfabeti emozionali, cresciuti a suon di “si fa così perché lo dico io” o, peggio ancora, “si fa così perché abbiamo sempre fatto così” o “crediamo così perché abbiamo sempre creduto così”. Tuttavia, questi padri erano a loro volta figli di una generazione uscita dalla guerra, che aveva conosciuto la fame e cercava in ogni modo di cancellare quella pagina di miseria e restrizione investendo in un’abbondanza materialistica.
Ogni generazione ha un impatto su quella successiva. In questo caso, i figli del dopoguerra, la generazione degli anni ’70-’80, sono cresciuti nel benessere assoluto e, nella maggior parte dei casi, hanno mantenuto l’impronta materialista, abbandonando però tutto ciò che era stato loro imposto, come se avessero vissuto una crisi di rigetto. Hanno rifiutato, tra le altre cose, una religione impolverata e anacronistica e le imposizioni genitoriali in termini di relazioni sociali, rimuovendo ogni tipo di freno, per non parlare dell’assoluta assenza di ogni forma di disciplina.
In molti casi, l’educazione e il dialogo sono assenti: si delega tutto agli altri, alla scuola, a internet, agli amici. Peggio ancora, abbiamo tolto ogni punto di riferimento e i giovani non sanno più cosa sia giusto o sbagliato. Il relativismo e un’inclusività superficiale hanno creato una generazione confusa, instabile ed emotivamente analfabeta, e sinceramente faccio fatica a biasimarli. I livelli comunicativi sono troppo diversi, risultiamo incomprensibili ai loro occhi e, sicuramente, il contrario è vero.
Cosa possiamo fare? In termini generali, penso che in questo momento sia come voler chiudere le stalle quando i buoi sono già scappati. Quindi, devo riflettere su cosa posso fare io. Cosa posso fare con i miei figli per evitare che accada anche a me? È sufficiente dare loro tutto ciò che chiedono o posso fare di più?
Da quel poco che ho capito negli ultimi tempi, questi ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati, di avere modelli chiari con cui dialogare e vivere una vita reale. Vivono la vita sui social, cercando di essere ciò che non sono, pensando che per essere accettati debbano mostrare ogni tipo di capacità. Si approcciano alla sessualità in modo precoce e spavaldo, per loro bestemmiare è diventato motivo di vanto e partecipare a sfide pericolose è quasi all’ordine del giorno.
E poi, da uomo di fede, inutile dire che nella società moderna il grande escluso è Dio, messo alla sbarra da una società atea e da una religione che di Cristo non ha più nulla e che ha allontanato i giovani dal Signore.
Il Vangelo, quello vero, ha ancora la forza per cambiare la vita di un uomo e della sua famiglia.
Se in una famiglia manca la pace, manca tutto.
a firma Tino Di Domenico
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