Mi chiamo Andrea e ho 27 anni. Sebbene non siano poi tanti, mi risulta davvero difficile ripercorrere tutte le esperienze che alla fine mi hanno portato a Gesù.
Sono nato in una famiglia cristiana che non mi ha mai fatto mancare i buoni insegnamenti. Ma ben presto mi trovai costretto a fare i conti con un’inoppugnabile realtà, cioè che la salvezza non si ottiene MAI per eredità. Presto o tardi, devi scegliere da che parte vuoi stare. Non sono l’ambiente da cui provieni o le buone opere dei tuoi genitori che possono garantirti un posto in cielo a “buon prezzo”. Purtroppo, questa consapevolezza generò in me una percezione distorta di Dio, a tal punto che Lui non era più il Creatore del cielo e della terra che mi conosce fin dal grembo di mia madre e che ha dato il suo unigenito Figlio per la mia salvezza, ma piuttosto un terribile padrone che ti sottomette e che esige le tue lacrime. Da un presupposto sbagliato non poteva che scaturire una convinzione deleteria: “La chiesa è per i deboli, per quelli che si arrendono perché non ce la fanno da soli. Io sono un duro e non ho bisogno di aiuto, tanto meno di Dio”. Con questa idea nel cuore, smisi di frequentare la chiesa a 12 anni e, per evidenziare la mia distanza da quell’ambiente, iniziai a fumare. Purtroppo, dalla sigaretta allo spinello il passo è breve, infatti a 14 anni li fumavo già con regolarità.
Quella vita inizialmente mi appagava perché mi sentivo uno da annoverare tra la gente che conta. Questo sentimento si è consolidato quando, a 17 anni, ho iniziato a suonare in una band il cui successo sembrava confermarmi che in fondo avevo fatto bene a prendere la mia strada.
Nel giro di pochi anni, mi addentrai nel circuito dei “centri sociali” dove, imbottito di ideologie infondate, la mia coscienza si anestetizzava sempre di più, e le droghe di cui mi raccontavano da bambino per mettermi in guardia, ben presto divennero una costante della mia vita, senza che questo mi facesse avvertire rimorsi o sensi di colpa.
Questo cammino verso l’autodistruzione è continuato per 11 anni, durante i quali il Signore mi ha sempre preservato, bloccandomi puntualmente un passo prima del punto di non ritorno.
Tuttavia, intorno ai 23 anni, l’euforia di un tempo e la spensieratezza con cui avevo intrapreso il mio percorso, si estinsero per lasciare il posto alla delusione e all’insoddisfazione. Ciononostante, non vedevo più altra scelta e continuavo il mio cammino, ma con un indescrivibile vuoto nel cuore. Una sera, tornando a casa, ancora stordito dagli effetti della droga, ricordo che in un attimo di lucidità realizzai di essere ormai schiavo dei miei vizi e, seppur senza sapere il perché, sentii il bisogno di esternare ad alta voce i miei sentimenti ed esclamai: “Se solo riuscissi a liberarmi dalla droga! Ma come posso farcela?”. Volevo dare un taglio netto, ma la paura che senza droga mi sarei sentito ancora più vuoto mi attanagliava, così il Signore non ha tardato a venirmi in aiuto proprio nel momento opportuno. Il mattino seguente, lessi una breve meditazione da un calendario biblico e attraverso quella il Signore fece breccia nel mio cuore. “Io voglio dare un senso alla tua vita”: sono bastate queste parole per mettermi in crisi, perché non potevo fare altro che riconoscere lo squallore della mia vita e l’amore che Gesù era pronto a donarmi. Non capivo bene che cosa stesse succedendo ma, mentre piangevo a dirotto, mi tornò alla mente che bastava credere in Gesù e Lui mi avrebbe salvato, così innalzai a Dio una preghiera singhiozzata ma spontanea, dicendo: “Se sei veramente quel Gesù vivente di cui mi raccontavano da piccolo e non una teoria tra le tante che ho sentito fino ad oggi, io ti voglio conoscere. Cambia la mia vita”. Da quel momento, tutto è cambiato veramente, perché avevo appena fatto entrare Gesù nel mio cuore. Tutti i miei vizi in un istante divennero soltanto un brutto ricordo, infatti non ho MAI più fatto uso di stupefacenti. Iniziai a leggere la Bibbia perché pensavo che, se Gesù era davvero vivente, allora la Sua Parola era veramente efficace. Quella Parola ha modellato il mio cuore, fin quando ho deciso di fare pubblica confessione della mia fede con il battesimo.
Tante sono le opere del Signore di cui potrei ancora testimoniare, ma mi preme di più dirti che, se mentre leggi stai pensando che tu sei sceso più in basso di me, o magari la tua vicenda è ancora più ingarbugliata e per te non c’è speranza perché hai toccato il fondo, sappi che, come è scritto nel Salmo 139:7-12, nessun luogo è troppo lontano dalla presenza del Signore e nessuna circostanza è troppo oscura perché Lui non possa illuminarla. Ricorda sempre: C’è speranza al Calvario per te.
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