Vaglielo a spiegare a Matteo Salvini che in un paese del profondo Nord, che viene chiamato anche “il balcone delle Alpi”, i migranti non li vogliono cacciare ma anzi gli abitanti cercano di evitarne l’espulsione. Pettinengo, una comunità di 1500 anime nel Biellese si sta muovendo perché 16 giovani migranti provenienti dal Mali – che da un anno sono ospiti dell’associazione Pacefuturo Onlus – non diventino clandestini. Ai ragazzi maliani è stata infatti negata la richiesta di protezione internazionale sia dalla Commissione territoriale, sia dal Tribunale civile di Torino e dovranno lasciare il territorio nazionale tra il mese di maggio e giugno.
La loro è una storia comune a tanti migranti. Dopo aver lasciato il proprio Paese da Sud, hanno oltrepassato Burkina Faso e Niger per finire in Libia prigionieri e schiavi. Infine, per fuggire a violenze e povertà sono stati costretti ad attraversare il Mediterraneo su barche improvvisate e sono poi finiti in Piemonte. E in 14 mesi hanno sconfitto la diffidenza che di solito li accompagna. I cittadini di Pettinengo hanno conosciuto i profughi e li hanno apprezzati per i lavori svolti in questi mesi nel territorio. «Hanno imparato l’italiano – spiega Andrea Trivero, coordinatore di Pacefuturo – hanno collaborato con la comunità in molte attività quali lo sgombero della neve, la pulizia del parco pubblico, delle strade e di molti stabili comunali e parrocchiali iniziando un vero percorso di integrazione. Altri sono andati a insegnare inglese nell’istituto comprensivo locale e hanno iniziato percorsi di sensibilizzazione nei licei di Biella».
Il sindaco del piccolo comune Ermanno Masserano, il parroco don Ferdinando Gallu, insieme a Pacefuturo hanno chiesto alla senatrice Nicoletta Favero (Pd) di intervenire segnalando alcune criticità nel sistema delle commissioni territoriali. La senatrice ha puntualmente presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno Angelino Alfano e al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ci sono criticità nel sistema dell’accoglienza e della gestione dei richiedenti asilo politico? Sembrerebbe proprio di sì. Innanzitutto perché ciascun profugo che arriva in Italia deve attendere fino a due anni affinché la propria domanda di asilo sia valutata da una commissione territoriale. Le commissioni che fino a poco tempo fa erano soltanto 10, ora sono 40: 20 da cui dipendono altre 20 sezioni. Ma evidentemente non bastano se si considera che gli afflussi aumentano e i tempi di attesa crescono. Non sarebbe meglio aumentare ulteriormente il numero delle commissioni e dare risposte più rapide ai richiedenti asilo? D’altra parte ottenere lo status di rifugiato è come vincere un terno al lotto. Tra i maliani di Pettinengo due ragazzi sono stati rapiti entrambi dai ribelli nei pressi di Gao, nel Nord del Mali e sono riusciti a fuggire in Burkina Faso dopo che le loro famiglie erano state sterminate. Uno dei due si è visto riconoscere la protezione internazionale e l’altro no, nonostante avessero storie davvero molto simili. Oggi i profughi ospitati a Pettinengo sono 66. Il sindaco si chiede «se abbia senso che prosegua il percorso di accoglienza e integrazione, generando nel lungo periodo di permanenza aspettative, relazioni e speranze alle quali, a causa del sistema burocratico e giuridico attuale italiano, una comunità locale non è in grado di dare una risposta». Pettinengo è un paese in cui l’accoglienza è un valore molto forte. Potrebbe quindi esserci ancora una speranza per questi ragazzi africani dal passato drammatico e dal futuro incerto.
Venerdì 22 maggio 2015 alle 21 a Villa Piazzo, Pettinengo, si terrà lo spettacolo teatrale “Incontri” frutto del laboratorio condotto dalla compagnia Stalker Teatro insieme ai profughi richiedenti asilo e ai residenti di Pettinengo. Lo spettacolo-laboratorio affronterà il tema più che mai attuale dei modelli di convivenza tra individui e popoli, trascinando gli spettatori e gli attori nell’avventura più emozionante che ci sia: l’incontro autentico e lo scambio tra persone. Collaborerà con la Compagnia nella conduzione degli incontri Mande Hamadou, docente di Arti Drammatiche e Politiche Culturali presso l’Università di Ouagadougou (Burkina Faso) e vicepresidente mondiale dell’Istituto Internazionale di Teatro – Unesco (Iti).
da: riforma.it/
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