Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, chiudi la tua porta e prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà pubblicamente.
Matteo 6:6
Qualche giorno fa un collega di lavoro, sapendo della mia fede, mi ha chiesto se gli evangelici avessero delle preghiere predisposte da utilizzare all’occorrenza. Mi stava chiedendo una preghiera da recitare… Ne è nato così un breve dialogo. La preghiera è come il respiro, è parte della vita, e il più delle volte neanche ti accorgi che stai pregando (nel senso liturgico). La preghiera è un atteggiamento, un modo di essere… non la puoi spiegare, è qualcosa che nasce dentro di noi. Se avverti il bisogno di rivolgerti a Colui che ti ascolta in ogni luogo e ora, non devi far altro che lasciar andare il tuo cuore e la tua mente. Basta una cameretta, tante volte confinata nel proprio intimo. Quando ci mancano le parole, resta parametro unico ed imprescindibile la preghiera lasciataci da Gesù, il Padre Nostro, un aiuto per riscoprire l’essenziale che rende tale la preghiera: il bisogno di paternità, la necessità della misericordia, il miracolo della grazia, il dono dell’unità e tanto altro. Fiumi di parole l’hanno commentata, sviscerata alla ricerca di quanto il divin Maestro intendeva insegnarci. Personalmente, ritengo che l’invocazione iniziale “Padre nostro” ci offre la certezza di poter contare sull’ascolto e l’aiuto di Qualcuno sempre, e soprattutto quando la vita ci riserva indistintamente difficoltà che ci impongono di non lasciarci scoraggiare.
Qualche volta dovremmo fermarci per constatare che nulla possiamo per cambiare il corso della nostra esistenza. Non nego però che ci sono preghiere che hanno attraversato i secoli, e spesso riprese come spunto. Mi sono così ricordato della “preghiera della serenità” e ho pensato che potrebbero essere oltre che di conforto, soprattutto di ispirazione a qualcuno dei miei lettori, e forse proprio a te. La Serenity Prayer (questo il titolo originale) ha origini nebulose, dato che il suo autore non la pubblicò prima del 1951. Viene attribuita a Karl Paul Reinhold Niebuhr (21 giugno 1892 – 1 giugno 1971) teologo protestante statunitense, figlio di immigrati tedeschi. Fu il suo amico Howard Chandler Robbins, dopo averla sentita in un suo sermone, a chiedergli il permesso per inserirla in un libro destinato ai cappellani militari. Il testo della preghiera circolava oralmente già da molto prima e Niebuhr anche se si dichiarava di esserne l’autore, ammetteva la possibilità di aver tratto l’ispirazione da qualche fonte poi dimenticata. Al di là della paternità è tuttora condivisa a livello interdenominazionale. Deve però la sua fama all’associazione degli Alcolisti Anonimi che la adottò nel proprio programma riabilitativo nel periodo della seconda guerra mondiale. Viene spesso riportata in forma breve, che costituisce solo un estratto dell’originale (le prime tre righe) e che si ritrova anche con leggere variazioni. Ecco il testo tradotto e alcune considerazioni.
«Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la saggezza per conoscerne la differenza.
Vivendo un giorno per volta;
assaporando un momento per volta;
accettando la difficoltà come sentiero per la pace.
Prendendo, come Lui ha fatto, questo mondo peccaminoso così com’è,
non come io vorrei che fosse.
Confidando che Egli metterà a posto tutte le cose, se io mi arrendo al Suo volere.
Che io possa essere ragionevolmente felice in questa vita,
e infinitamente felice con Lui per sempre nella prossima»
1. Concedimi la serenità
Ci facciamo prendere dall’ansia delle cose che dovrebbero essere diverse o che dovrebbero andare diversamente. Senza la necessaria serenità non riusciremo a trovare la saggezza utile per distinguerle. Eppure il maestro Gesù raccomandava: “non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete” (Matteo 6:25). La notte prima della condanna, l’apostolo Pietro dorme profondamente quando un angelo lo desta dal sonno. Il suo non era il dormire incosciente o sconsiderato, ma il riposare fiducioso nella certezza di appartenere a Colui che aveva calmato la tempesta.
2. Accettare le cose che non posso cambiare
Se non ho il potere di cambiare qualcosa, è inutile che me ne preoccupo. Perdo solo energie e alimento il malumore. Occorre imparare a dichiarare “sia fatta la Tua volontà”. C’è anche un risvolto per accettare gli errori del proprio passato, quelle situazioni che potrebbero indurci vergogna e diventare una condanna per il presente. Tutto quel che è alle nostre spalle, il buon Dio l’ha preso e gettato nel fondo del mare (Michea 7:19).
3. Il coraggio di cambiare le cose che posso
Se posso fare qualcosa per cambiare una situazione è inutile preoccuparmene, devo piuttosto agire e creare il cambiamento. Il punto è capire cosa posso fare, come posso fare, quando lo posso fare. La fede dovrebbe sempre spingerci a compiere quel passo oltre l’ostacolo, ad amarci e ad amare nonostante tutto.
4. La saggezza per conoscere la differenza
Distinguere le che posso cambiare e quelle che non posso è fondamentale per non sprecare tempo. Non voglio intestardirmi inutilmente. Un buon discernimento è quello che mai dovrebbe mancarci per imparare dagli errori e migliorarci.
Spero tu sia riuscito a pregare con me. Ricorda che hai tu le chiavi della cameretta segreta ove rifugiarti ogni volta che ne senti il bisogno.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 05
25 gennaio Esodo 12-13; Matteo 16
26 gennaio Esodo 14-15; Matteo 17
27 gennaio Esodo 16-18; Matteo 18:1-20
28 gennaio Esodo 19-20; Matteo 18:21-35
29 gennaio Esodo 21-22; Matteo 19
30 gennaio Esodo 23-24; Matteo 20:1-16
31 gennaio Esodo 25-26; Matteo 20:17-34
Per non dimenticare
Il 25 gennaio 1948 si spegnava a Poschiavo (Svizzera) Giovanni Luzzi, nato a Tschlin l’8 marzo 1856, pastore protestante e teologo, noto soprattutto per la sua traduzione della bibbia.
Il 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche giunsero ad Auschwitz e liberarono i superstiti del principale campo di sterminio nazista. Durante il nazismo ogni ebreo era costretto a indossare una tetra toppa di panno cucita a forma di una stella di David in Germania così come in ogni paese conquistato dai tedeschi, così da rendere distinguibile l’ebreo. Dal 2008 il 27 gennaio è la Giornata della memoria, un momento di riflessione sulla Shoah, lo sterminio pianificato di milioni di ebrei in Europa da parte del regime nazista e dei regimi fascisti suoi alleati.
Elpidio Pezzella
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