Un ministero impegnativo ma necessario

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imagesCA7CC638Se in Cristo siamo riconciliati con Dio, possiamo e dobbiamo praticare a nostra volta il ministero della riconciliazione. La riconciliazione fra gli esseri umani è possibile proprio perché è fondata in Gesù Cristo. Cara sorella e caro fratello in Cristo, forse anche tu come me hai sperimentato quanto sia difficile la riconciliazione con qualcuno o qualcuna che ti abbia ferito, offesa, denigrato, violata. Forse anche tu hai pensato che non spettasse a te fare il primo passo per compiere quel cammino che porta al perdono reciproco e alla comunione. In effetti è proprio così, la riconciliazione è impegnativa, richiede coraggio e speranza, forza e pazienza, umiltà e accoglienza. Non tutti siamo disposti a intraprendere un cammino su questo sentiero stretto e, a volte, tortuoso; piuttosto ci trinceriamo dietro gli scudi dell’orgoglio, del vittimismo o dell’onore, ma anche e più spesso ci accorgiamo di non avere le forze perché ancora feriti e oppresse.

La storia da cui veniamo e in cui viviamo è stata ed è ancora oggi testimone di lunghi e faticosi cammini di riconciliazione

La storia da cui veniamo e in cui viviamo è stata ed è ancora oggi testimone di lunghi e faticosi cammini di riconciliazione. In gennaio abbiamo pregato per l’unità dei cristiani, ricordando quanti muri ancora separano le chiese tra loro e rendono impegnativo il cammino verso l’unità. In febbraio abbiamo festeggiato la data dell’emancipazione dei Valdesi che, dopo secoli di persecuzioni e privazioni di libertà, segnava un passaggio dalla semplice tolleranza al progressivo riconoscimento della minoranza religiosa in Italia. Nel mese di marzo ci fermeremo a riflettere sulla differenza di genere e in particolare sulla violenza contro le donne. Anche in questo caso comprenderemo quanto tempo e risorse ci vogliano perché le donne e gli uomini possano vivere in una relazione di reciprocità e rispetto che non produca ulteriori ferite. Potrei continuare ancora con gli esempi, basterebbe guardare ai tanti conflitti violenti nel mondo che spesso sono il frutto di un’incapacità di risolvere diplomaticamente le controversie; ma l’obiettivo non è tanto dire quanto sia difficile e impegnativa la riconciliazione, quanto ritrovare nella parola biblica quel fondamento che permette ogni riconciliazione possibile. Il fondamento posto è Gesù Cristo nel quale e per mezzo del quale noi siamo riconciliati con Dio e con il prossimo. Non solo, ma abbiamo anche ricevuto, in virtù dell’opera di Cristo, il ministero della riconciliazione quali ambasciatori di giustizia per conto di Cristo stesso. Cerchiamo di comprendere questa dichiarazione di fede attraverso l’esperienza dell’apostolo Paolo.

Durante il suo ministero, Paolo ha vissuto e affrontato alcuni contrasti con le comunità da lui fondate

Durante il suo ministero, Paolo ha vissuto e affrontato alcuni contrasti con le comunità da lui fondate o, per lo meno, con alcuni gruppi che non lo riconoscevano come apostolo di Cristo o avevano travisato la sua predicazione. La chiesa di Corinto è sicuramente quella con cui Paolo ha dovuto discutere di più per cercare di ricucire una relazione che sembrava messa alla prova. In particolare la seconda lettera scritta ai Corinzi sembra voler affrontare alcune questioni aperte dopo la sua partenza da Corinto e difendersi da alcune pesanti accuse, non essendo bastata la prima lettera. Paolo non era certo un personaggio mansueto, disposto al compromesso per amor di pace. Al contrario, egli cerca sempre di affrontare i nodi difficili per amore di verità, perché la verità dell’Evangelo di Cristo non venga calpestata o resti sconosciuta. Così emerge la sua capacità pastorale di prendersi cura delle comunità cercando di percorrere una via di rinnovamento e di riconciliazione, piuttosto che di alzare barriere difensive o di assumere atteggiamenti polemici. Lo fa attraverso i suoi collaboratori, quando lui stesso non può recarsi di persona, e con le sue lettere apostoliche che hanno il pregio di essere degli strumenti di comunicazione ponderati e riflessivi. I motivi del conflitto che Paolo cerca di affrontare nella II Corinzi sono da ricercare in un’offesa subita non ben precisata, ma che potrebbe evocare alcuni sviluppi di ciò che aveva scritto nella I Corinzi al capitolo 5 a proposito dei fornicatori; vi è poi un malinteso dovuto al suo continuo rinviare un viaggio che lo avrebbe riportato a Corinto; infine un motivo predominante in tutta la lettera è il paradosso tra la sua debolezza apostolica, contrapposta alla forza di alcuni apostoli concorrenti, e la potenza del Vangelo che si manifesta nell’autorevolezza delle sue lettere. Questioni non di poco conto, pertanto, che avrebbero potuto portare a delle vere e proprie spaccature tra Paolo e i Corinzi; ma ciò non avviene, almeno da ciò che sappiamo. Come riesce l’apostolo a riportare tutti sulla via di un vero rinnovamento delle coscienze e delle relazioni?

Paolo per prima cosa getta in Cristo le basi della riconciliazione.

Paolo per prima cosa getta in Cristo le basi della riconciliazione. Nella sua morte e risurrezione noi siamo stati riconciliati con Dio. Questo avvenimento è possibile perché nella sua morte tutti sono morti, ma da questa morte è nata la nuova vita nella quale si appartiene al Signore. In Cristo avviene il rinnovamento della creatura e della creazione. Si tratta di un nuovo patto o una nuova visione in Cristo, nella quale la riconciliazione ha diritto di esistere ed è un risultato possibile. La scommessa è allora essere in Cristo, fondarsi su di Lui e non su di noi, sulle nostre paure o sul nostro orgoglio. Chi fonda la propria vita in Cristo pone altrove le ragioni della propria riconciliazione e la crede valida, realizzabile. Così Paolo invita i Corinzi a ritornare all’origine della predicazione portata loro. A maggior ragione, quindi, se in Cristo siamo riconciliati con Dio, possiamo e dobbiamo praticare a nostra volta il ministero della riconciliazione. La riconciliazione fra gli esseri umani è possibile proprio perché è fondata in Gesù Cristo. La strada stretta e tortuosa su cui siamo chiamati a incamminarci diventa percorribile con l’aiuto del Signore. Così il perdono reciproco può essere alla fine il risultato di un percorso, a volte lungo, fatto insieme. Se Paolo e i Corinzi continueranno a dimorare nell’amore di Cristo allora per loro sarà possibile rimanere in comunione, nonostante le difficoltà presenti. Come vedi, cara sorella e caro fratello, la via per la riconciliazione è impegnativa, ma possibile, e ci è dato di percorrerla proprio perché in Cristo siamo diventati delle nuove creature, per cui «le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove». Abbiamo ricevuto uno sguardo nuovo che ci permette di vedere dalla prospettiva di Dio: «Facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro», dice Paolo.

A chi vive in Cristo è stato affidato il ministero della riconciliazione

A chi vive in Cristo è stato affidato il ministero della riconciliazione. È dunque compito di ogni credente e della chiesa praticare questo ministero in ogni circostanza, nel piccolo delle relazioni individuali e nel grande dei rapporti con il mondo. Facendo bene attenzione a una cosa: riconciliarsi non vuol dire cedere alle posizioni o alle violenze altrui né rinunciare alla propria identità; significa piuttosto seguire Gesù nel suo cammino quando ha accolto il pubblicano, perdonato l’adultera, amato fino in fondo i suoi discepoli. Certo, siamo consapevoli di tutte le nostre difficoltà e incertezze, ma grazie alla sua morte in croce e risurrezione, possiamo credere che il nostro peccato è stato condannato è ha già vinto la giustizia di Dio. Amen.

(Prima di una serie di quattro meditazioni)

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