Il numero di migranti costretti alla fuga da guerre e conflitti nel 2015 è stato il più alto registrato in Europa occidentale e centrale dal 1990, all’epoca della guerra in ex Jugoslavia. Lo testimoniano i dati raccolti da Unhcr e Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, che rendono conto di una situazione sempre più grave. Più di un milione di persone – per la precisione 1.005.504 – secondo l’Oim ha raggiunto l’Europa nell’anno che sta per finire, quattro volte tanto il numero di profughi raggiunto nel 2014. Si tratta di ingressi avvenuti attraverso sei Paesi dell’Ue: Grecia, Bulgaria, Italia, Spagna, Malta e Cipro.
L’Italia è al secondo posto dopo la Grecia per numero di profughi arrivati nel 2015. In Grecia è giunto un numero decisamente più alto di profughi, 821,008. In Italia sono stati 150.317. Seguono Bulgaria (29.959), Spagna (3.845), Cipro (269) e Malta (106).
Del milione arrivato in Europa, la maggior parte è costituita da siriani (circa 455mila), seguiti da afghani, iracheni ed eritrei. Oltre 800mila hanno attraversato il mare partendo dalla Turchia verso la Grecia. Nel 2015 sono stati 3.695 i migranti morti affogati o che risultano dispersi.
Le previsioni per l’anno che viene non sono incoraggianti: secondo l’Unhcr, nel 2016 i dati delle migrazioni saranno simili a quelli del 2015. Secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite, un numero così elevato di persone che si spostano è un segnale inquietante del livello di conflittualità e problemi nel mondo, con un numero di sfollati e rifugiati che supera i 60 milioni. Una situazione aggravata dal crescere dei sentimenti xenofobi e di rifiuto nei paesi di destinazione. Ma la migrazione in cerca di una nuova possibilità di vita è inevitabile e anche per questo, come ha detto l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Antonio Guterres, «è importante riconoscere i contributi positivi che i rifugiati e i migranti apportano alla società in cui vivono e anche onorare i valori europei fondamentali: protezione della vita, difesa dei diritti umani e promozione della tolleranza e della diversità».
Inoltre, stando ai dati raccolti dal nuovo “Rapporto Mondiale sulla Migrazione 2015 – Migranti e Città: nuove collaborazioni per gestire la mobilità” dell’Oim, che analizza l’evoluzione della città a contatto con la migrazione e le dinamiche esistenti fra i migranti e la città, circa un rifugiato su cinque vive nelle 20 città più grandi del mondo. Non solo: nella maggior parte dei casi i migranti costituiscono più di un terzo della popolazione. Più del 54 per cento della popolazione mondiale ha vissuto in zone urbane nel 2014 e si calcola che, entro il 2050, la popolazione urbana passerà dagli attuali 3,9 miliardi a ben 6,4 miliardi. Uno degli effetti degli spostamenti delle popolazioni è proprio l’aumento dell’urbanizzazione: la mobilità umana in aumento continuerà ad essere prevalentemente concentrata nel contesto delle grandi città e in particolare dei paesi che vivono una forte crescita economica, in Asia Orientale, Brasile, Africa Meridionale e India Settentrionale. Il rischio, fra gli altri, è il fenomeno della segregazione residenziale, che ha luogo quando alcuni gruppi etnici, di una data nazione o status socio-economico, si concentrano tutti in quartieri specifici delle città. La sfida, sottolinea il rapporto Oim, è cercare di evitare nuovi fenomeni di segregazione razziale e favorire invece il più possibile l’integrazione.
Foto “Migrants in Hungary 2015 Aug 016” by Photo: Gémes Sándor/SzomSzed – http://szegedma.hu/hir/szeged/2015/08/migransok-szazai-ozonlenek-roszkerol-szegedre.html. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.
da: Riforma.it/
Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook