UN META ARTICOLO

Di Angelo Currò, staff di Porte Aperte in Italia

Scrivo questo articolo per dare seguito ad un impegno preso tempo fa con una mia collega.

È importante mantenere la parola data1, quindi prima di procedere con la lettura vi consiglio di prendervi del tempo per adempiere ciò che avete promesso a qualcuno. O, se non potete farlo adesso, iniziate a prendere nota di quello a cui dare compimento e fatelo non appena possibile.

Ciò detto, ritorniamo rapidamente al tema dell’articolo; ossia “un articolo su come si scrive un articolo. Un articolo sull’articolo. Un meta articolo”2.

Cosa avviene quando scrivo un pezzo?3 Beh, parto dall’idea centrale, che viene elaborata e a mano a mano fissata nero su bianco. Fin qui niente di nuovo.

La parte successiva è quella a mio avviso decisamente più interessante: la revisione. Dopo aver rivisto il pezzo per conto mio chiedo a qualcuno di rileggerlo, modificarlo, indicarmi i punti poco chiari, quelli da migliorare e così via. Scelgo con cura le persone.

E qui scorgo aspetti importanti.

Il primo è che esiste una notevole differenza, e alle volte distanza, tra quello che è chiaro per noi e quello che lo è per altri. Ciascuno di noi ha ragionamenti, astrazioni e riflessioni proprie. E non è detto che ciò che è chiaro per me lo sia per altri.

Condividere le mie idee con altri e ascoltare le loro mi permette di giungere ad un ragionamento più chiaro e maturo (Atti 18:24-28).

Soffermandoci ancora un po’ sulla chiarezza, possiamo passare ad un altro aspetto: non sempre quello che è chiaro nella mente viene espresso in maniera altrettanto chiara fuori da essa. Viene attribuita ad Albert Einstein4 la seguente frase: “Se non sai spiegarlo a un bambino di sei anni, vuol dire che non lo hai capito nemmeno tu5. Al di là della paternità della frase, e della sua applicazione in toto, c’è un fondo di verità. Certe volte non siamo chiari nelle nostre spiegazioni perché non abbiamo compreso bene i concetti che vorremmo esprimere. Altre volte, invece, pur avendo dei concetti chiari nella nostra mente, non abbiamo altrettanta chiara capacità comunicativa. Ciascuna e ciascuno di noi utilizza un proprio lessico6 e non è detto che esso sia il migliore, il più chiaro, il più adatto alla condivisione di certi concetti o il più corretto.

Finora ci siamo concentrati in qualche modo sul messaggio e sulla sua condivisione.

Permettetemi adesso di soffermarmi sulle reazioni e relazioni che si creano quando chiediamo una revisione7.

La prima cosa che mi sento di dire è che in questa maniera si riconoscono le altrui competenze e abilità.  D’altronde, non chiederei mai di revisionare un testo ad una persona che non sia in grado di farlo8. Un re di Tiro, Curam, soddisferà la richiesta del re Salomone mandandogli un uomo del quale riconosceva le abilità per eseguire determinati lavori9.

La fiducia è il passo che segue. Io mi fido di chi revisiona il mio articolo. Non sospetto del fatto che possa modificare le mie parole o distorcerne il significato. Cresce la fiducia, e cresce in questa maniera anche la relazione.

E quando questo avviene si lavora bene, e si lavora bene insieme.

L’apostolo Paolo ha affidato alla supervisione di Tito non una sola comunità, ma in qualche modo le comunità di tutta l’isola di Creta10. Penso sarebbe stato difficile per Paolo procedere in tal senso se non avesse avuto fiducia in Tito.

La revisione, dunque, è un lavoro utile. Per sé stessi, per coloro a cui vogliamo fare giungere il nostro messaggio e per le relazioni all’interno di un gruppo di lavoro.

Questo articolo è stato il mio modo di ringraziare coloro che revisionano il mio lavoro, non solo i miei articoli. E non solo il mio lavoro a dire il vero. PS: inutile dire che anche questo articolo è stato revisionato da qualcuno, vero?

https://www.fedepericolosa.org/un-meta-articolo/


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