Un matrimonio e due anime salvati dal Signore Gesù

20101103_donna_uomo_sesso_amore_coppiaIl mio primo incontro con la Parola di Dio avvenne molti anni fa, mentre ero in collegio. Nella biblioteca c’erano molti libri rilegati in marrone, uno solo era rosso e quel colore mi attirava.
Sul dorso c’era il titolo “La Bibbia”, e io non sapevo cosa fosse e cosa quel nome volesse dire.
Chiesi informazioni a una suora, ma quella mi disse che quel libro era proibito guardarlo e mi mandò via.
Ma io ero piccola e curiosa, e la curiosità fù più forte di me.
Con la complicità di una mia amica sordastra, che mi faceva da “palo”, entrai in biblioteca e, col cuore in gola, salii su una sedia per vedere e leggere ciò che era proibito.

Io sono completamente sorda fin dalla nascita, essendo anche orfana, quel collegio era la mia casa, sapevo di rischiare molto, perché la suora mi aveva detto che se avessi toccato quel libro mi avrebbero cacciata.
Aprii il libro a caso e capitai in una pagina in cui era illustrata la “via crucis”: c’era una figura di Gesù sofferente, che portava la Sua croce.
Chiusi il libro col cuore in gola, mentre le gambe mi tremavano, non riuscivo a capire perché non avrei dovuto leggere un libro che, evidentemente, parlava di Gesù.

Conseguii la licenza media, poi, diventata ormai adulta, lasciai le suore e trovai un lavoro come impiegata presso l’INAIL.
Vicino al mio ufficio c’era una libreria e, un giorno, vidi, in vetrina esposta, la Bibbia.
Allora mi ricordai della mia curiosità di bambina, di cui mi ero completamente dimenticata, ma che non era stata mai soddisfatta, ed entrai a comprarmi una copia del libro “proibito”.
Tempo dopo feci la conoscenza di un ragazzo udente, di nome Massimo.
Anche se, in certo modo, appartenevamo a due mondi totalmente diversi, pensai che mi sarebbe andato bene lo stesso.
Eravamo innamorati e, sulla scia di bellissime emozioni, dopo alcuni anni che ci frequentavamo, decidemmo di sposarci.

Però più il tempo passava, più aumentavano le difficoltà nel comunicare.
Arrivò il punto che non ci sentivamo più uniti; ci sentivamo sempre più lontani l’una dall’altro.
Ben presto ogni piccola difficoltà diventava una montagna invalicabile, che ci divideva sempre di più, fino al punto di spegnere il nostro rapporto e portarci a vivere ognuno nell’indifferenza, sebbene in apparenza sembrassimo una coppia modello.
Volevamo separarci, ma l’amore per Angela, nostra figlia, ci fece rimandare, volevamo aspettare prima di farlo, ma i momenti d’angoscia e di solitudine diventavano sempre più frequenti ed ad essi reagivamo in modo diverso.
Tutti e due stavamo distruggendo la nostra famiglia e noi stessi.

Nel 1984 è morto il nonno di Massimo, una persona a cui volevo molto bene.
Sia io che Massimo, ne soffrimmo molto e la realtà della morte e della sofferenza ci portò a guardare in noi stessi, forse per la prima volta.
Tra noi c’era tanta nebbia e tanta indifferenza, però decidemmo di riappacificarci e di avere un altro figlio.
Io incominciai anche ad andare in chiesa, cercando conforto nella religione.
Nella Messa però non trovavo nessuna consolazione e mi sentivo lontana da Dio.
Pensai anche di leggere la Bibbia, ma i concetti che vi erano descritti mi sembravano difficili ed irreali, anche perché quasi tutti i non udenti hanno difficoltà nella lingua italiana.

Intanto era nato Valerio e, dopo i primi momenti di gioia, ricominciarono i problemi.
Massimo ed io eravamo come due fili elettrici scoperti, se ci toccavamo facevamo scintille ed il nostro rapporto ricadde nell’egoismo, nel rancore e nella rabbia.
Fumavo fino a quaranta sigarette al giorno e cominciai anche a bere.
Massimo mi trattava male, era indifferente; io ero disperata ed anche lui soffriva, ma non mi lasciava per via dei due bambini. Lui era ormai piegato dalle circostanze, si sentiva come un pugile alle corde che prendeva pugni da tutte le parti, non trovava pace e non si rendeva conto (come del resto anch’io) che quella situazione era permessa da Dio per portarci a Lui.
Ogni volta che lo potevamo fare ci accusavamo a vicenda per il fallimento del nostro matrimonio, finché non arrivo il maggio 1986.

Una notte feci un sogno, che mi ricorderò sempre, perché segnò l’inizio di un cambiamento nella mia vita.
Sognai che c’era la guerra e che io mi trovavo sulla strada, improvvisamente apparve un soldato che si mise a sparare all’impazzata su tutti e anche su me.
Ferita e agonizzante, chiesi a Gesù di perdonare tutti i miei peccati.
Mi svegliai turbata e decisi che il giorno dopo sarei andata a confessarmi.
Così andai in chiesa col cuore rotto e con un grande desiderio di piangere sui miei peccati; volevo confessare al prete quello che mi succedeva, ma più mi sforzavo e meno mi riusciva di vedere in lui il rappresentante di Gesù.
Sentivo sempre più grande il desiderio di leggere la Bibbia e pregare per mio marito.

Una sera Massimo tornò a casa raggiante e con una espressione tutta diversa sul volto, aveva una gran voglia di parlare con me.
“Mi è successa una cosa bellissima”, mi disse, “ho conosciuto il Signore Gesù Cristo”.
Io pensai che fosse impazzito, ma ben presto mi resi conto che i suoi modi erano cambiati: era più dolce, comprensivo, attento ai miei bisogni, ogni giorno leggeva il Vangelo e cercava di spiegarmelo.
Io vedevo in lui una persona nuova, e pian piano, leggendo il Vangelo, compresi anch’io l’amore di Dio.
Era un amore che si era incarnato 2.000 anni fa, nella persona di Cristo, il quale poi era morto per permettermi di ricevere da Dio il perdono delle mie colpe, che avevano tanto fatto male a Lui, a Massimo e a me.
Capii il messaggio di pace e di gioia del Vangelo ed ebbi la certezza di essere amata e perdonata da Dio.
Gesù era morto per darmi la vita eterna e, liberata dal mio egoismo, potevo cominciare a goderla gia su questa terra, insieme a Lui, mio marito ed i miei figli.

Il resto della mia storia è solo amore, che è sfociato nella nostra terza bambina: Margherita.
E’ stato duro chiederci perdono dei nostri reciproci errori e peccati, ma, sapendo che Dio ci ha perdonati, ci siamo riusciti.
Non siamo diventati una coppia perfetta e non siamo due “santi di gesso”, ma siamo due persone unite nello stesso spirito, che possono accettarsi, comprendersi, perdonarsi ed amarsi a vicenda.
Adesso il nostro desiderio di vivere per il Signore e farlo conoscere ad altri, particolarmente ai non udenti, si sta realizzando quì, a Roma.

Giovanna Albanesi

Fonte: http://www.incontraregesu.it/

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