L’intervento degno di nota del giurista Vladimiro Zagrebelsky in difesa del manifesto contro l’aborto affisso a Roma e poi oscurato.
A proposito del manifesto di Pro Vita rimosso a Roma, c’è un articolo apparso ieri sulla Stampa che merita di essere ripreso, non solo per molte delle affermazioni che contiene, ma anche per la firma, che è quella di Vladimiro Zagrebelsky, magistrato italiano, giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo dal 2001 al 2010 (da non confondere con Gustavo). Zagrebelsky non è un cattolico, né ha mai mostrato simpatie per le cosiddette battaglie sui temi sensibili da parte dei cattolici, e pur tuttavia non ha potuto non stigmatizzare le richieste delle «associazione pro libertà di aborto, gruppi di donne e militanti politiche [che] ne hanno reclamato la rimozione, poiché ritenuto offensivo di una legge dello Stato e della libertà di scelta delle donne».
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE. Nota il magistrato: «Nel nostro Paese la critica delle leggi è ovviamente libera, così come lo è la proposta di modificarle. Non solo, ma libera è anche la propaganda diretta a spingere a non usufruire di possibilità che la legge ammette». Osservazioni ovvie, spiega Zagrebelsky, ma che si rendono necessarie dopo la protesta di Monica Cirinnà e soci, che hanno avuto la «pretesa di zittire chi sente diversamente». Il punto è che, comunque la si pensi su quell’immagine, essa «non è falsa ed è veicolo di legittima manifestazione del pensiero. Agli intolleranti che si oppongono a quella che è spesso l’altrui intolleranza, va ricordato ciò che scrive la Corte europea dei diritti umani nelle sue sentenze: la libertà di espressione riguarda anche le forme utilizzate e “vale non soltanto per le ‘informazioni’ o le ‘idee’ che sono accolte con favore o sono considerate inoffensive o indifferenti, ma anche per quelle che urtano, colpiscono, inquietano lo Stato o una qualunque parte della popolazione”».
QUALE DIRITTO? Ricordando cosa prescrive la legge 194 che regola l’interruzione di maternità, a proposito dell’aborto scrive Zagrebelsky: «Non esiste un diritto rimesso alla sola scelta della donna». A maggior ragione perciò «è ben evidente che ogni critica alla legge, per restringere la portata o allargarla è del tutto legittima». Ecco la conclusione: «Per la salute della democrazia è importante che, contro la censura delle idee, non protesti solo chi della censura è vittima. La libertà è indivisibile. Sta o cade chiunque ne sia privato».
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