A Calais, nel mezzo del campo profughi, cristiani eritrei ed etiopi hanno costruito una chiesa di fortuna. (Giles Fraser) Alle porte di Calais, all’interno del campo profughi detto la “giungla”, una chiesa provvisoria permette a cristiani provenienti dal Corno d’Africa di riunirsi per celebrare il loro culto. Politici come il primo ministro inglese David Cameron, il quale parla di “sciami” di migranti che starebbero per invadere il Regno Unito, dovrebbero abbassarsi a guardare la chiesa dei cristiani etiopi ed eritrei sorta in quel campo profughi. Ne potrebbero trarre spunto per alcune riflessioni.
Tenda provvisoria per gente in fuga
Una delle letture bibliche previste la scorsa domenica nella liturgia della Chiesa d’Inghilterra era un passo dal libro dell’Esodo: il racconto del popolo d’Israele che fuggendo dall’oppressione politica egiziana si è messo in cammino verso la terra promessa. I fedeli anglicani di tutta l’Inghilterra hanno dunque sentito parlare della peregrinazione del popolo d’Israele – durata quarant’anni – e di come gli ebrei in fuga – infreddoliti, vulnerabili, esclusi – si siano costruiti una “tenda del convegno” per Dio. La Bibbia spiega che quel luogo d’incontro con Dio – una tenda – si trovava fuori del campo.
Dall’Esodo a Calais
Quanti fra i fedeli della Chiesa d’Inghilterra avranno collegato quel racconto biblico con ciò che sta accadendo a Calais? Cristiani etiopi ed eritrei, bloccati nel campo “giungla” della città portuale francese, hanno usato i materiali a loro disposizione per costruire una chiesa in cui pregare, mentre aspettano il loro destino incerto.
I rifugiati dell’antichità, così come quelli del presente, hanno attraversato acque pericolose alla ricerca di una vita migliore. Entrambi trovandosi in un ambiente ostile e poco accogliente. Forse la gente li definiva uno “sciame”, proprio come fa oggi David Cameron. In realtà l’unico riferimento ad uno sciame nell’Esodo è uno “sciame di mosche”. Non stupisce se il popolo si sentisse offeso da questo paragone.
Scarsa solidarietà cristiana
Il cristianesimo ha attecchito nel Corno d’Africa fin dal primo secolo dopo Cristo. E l’ebraismo da molto tempo prima – e molti ritengono che una delle tribù perdute d’Israele si stabilì in Etiopia. È questo il motivo per cui, nel 1991, il governo israeliano portò in salvo 14.500 ebrei etiopi – minacciati e sotto attacco – nel giro di sole 36 ore. Ma non sembra esserci lo stesso sentimento di solidarietà fra i cristiani occidentali e i loro fratelli e sorelle in Cristo dell’Etiopia.
Lo scorso aprile un gruppo di cristiani etiopi, in viaggio da Addis Abeba attraverso la Libia, è stato rapito da miliziani dell’Isis. Quei cristiani sono stati decapitati sulla spiaggia e il video della loro esecuzione ha fatto il giro della rete. Secondo le loro famiglie, alcuni di loro speravano di riuscire ad arrivare nel Regno Unito.
Un cristianesimo di facciata
Il primo ministro David Cameron sostiene che l’Inghilterra sia un paese cristiano. Ma lo fa solo quando può trarre un vantaggio elettorale da simili affermazioni. Mentre invece si rifiuta di sostenere i migranti cristiani quando non può trarne vantaggio. Un esperto di diritto dell’immigrazione una volta chiese a Gesù: “Chi è il mio prossimo?” Cameron sa che la risposta data da Gesù non è gradita alla classe media inglese. (da The Guardian; trad. it. Luisa Nitti/voceevangelica.ch; adat. P. Tognina)
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