Nell’antica Pinacoteca di Monaco è esposto un quadro del grande pittore olandese Rembrandt, che rappresenta Gesù Cristo messo in croce. Su questa tela, un uomo che ha in testa un cappello blu aiuta a rizzare la croce sulla quale il Signore è inchiodato. Ma, particolare stupefacente, l’uomo dal berretto blu è il ritratto del pittore stesso.
Che cosa ha voluto dire Rembrandt con questo particolare così significativo?
Per capirlo, dobbiamo sapere che egli non era soltanto un pittore eccezionale, ma anche un fervente cristiano.
Con quel quadro egli ha cercato di esprimere una verità fondamentale del cristianesimo.
È a causa dei nostri peccati che Gesù Cristo è stato crocifisso.
In un certo senso sono le nostre colpe che lo hanno elevato sulla croce.
La Sua morte è la dimostrazione suprema dell’amore di Dio che offre il Suo Figlio per espiare i miei peccati ed i vostri.
Questo aspetto essenziale della morte di Gesù è alla base di tutta la vita cristiana.
Meditando su questa morte, siamo mantenuti sull’umiltà.
Da soli, non possiamo purificarci dalle nostre colpe.
Né le nostre buone opere né i nostri proponimenti sono sufficienti.
Occorreva la morte di Gesù Cristo.
Pensando a questo, capiamo la gravità dei nostri peccati che hanno reso necessaria la morte del Figlio di Dio.
Il Signore è andato fino alla fine perché ci amava.
Ha compiuto l’opera che ci salva, e poi ha trionfato sulla morte con la Sua risurrezione.
Egli ci ama oggi con lo stesso amore, inalterabile e forte.
1Pietro 3:18: “Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte quanto alla carne, ma reso vivente quanto allo spirito”.
Isaia 53:5: “Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e grazie alle sue ferite noi siamo stati guariti”.
Tratto da: http://www.accademiajeshuaeuropa.it/
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