Ucraina. L’impegno delle chiese nella settimana più cruenta del conflitto

1161571918637E’ membro di una chiesa battista il Presidente ucraino ad interim Oleksandr Turchynovil

Roma (NEV), 26 febbraio 2014 – C’è euforia per la rimozione del presidente Yanukovic e preoccupazione per il permanere di forti tensioni. Così fotografa la situazione attuale Pavel Unguryan, membro delle chiese battiste ucraine e direttore del Dipartimento per la missione internazionale dell’Alleanza battista mondiale (BWA), proprio nel giorno in cui il Parlamento ucraino eleggeva presidente ad interim Oleksandr Turchynov, anche lui di fede battista. “C’è gioia tra la gente per la caduta di Yanukovic e per la fine degli scontri – ha spiegato Unguryan -. Tuttavia, molte persone covano rabbia e odio, e cercano vendetta. Ciò di cui oggi ha bisogno l’Ucraina non è solo un cambio di governo ma una nuova modalità di relazione tra le autorità e i semplici cittadini. Abbiamo bisogno di amore, misericordia e perdono”, ha concluso Unguryan.

Un appello affinché le chiese contribuiscano ad allentare la tensione e si mostrino unite nel condannare le violenze, presenti e future, è stato lanciato giovedì scorso, al culmine di una giornata di scontri cruenti, dal pastore Guy Liagre, segretario generale della Conferenza delle chiese europee. Considerando che tra le chiese membro della KEK si trovano sostenitori di entrambi i fronti politici ucraini, Liagre aveva chiesto a tutti, indipendentemente dalla proprie convinzioni politiche, di far fronte comune per la ricerca di una soluzione negoziale e non violenta della crisi. “Ci appelliamo alle chiese affinché sostengano una soluzione politica della crisi e rimangano unite contro un ulteriore intensificarsi del conflitto che colpisce l’intera società”, ha ribadito Liagre.

Infine sono da citare le numerose chiese che nei giorni scorsi hanno aperto le loro porte per dar ricovero ai feriti e rifugio a chi cercava un momento di pace e riflessione nel frastuono degli scontri. Tra queste anche la Chiesa luterana di lingua tedesca che, a Kiev, sorge a 150 metri dagli edifici governativi. “La nostra chiesa è aperta a tutti – aveva spiegato in un’intervista rilasciata al servizio informazione della Federazione luterana mondiale (FLM) il vescovo luterano Serge Maschewski –. Come chiesa non ci schieriamo né dall’una né dall’altra parte. Tuttavia come cristiani non possiamo non denunciare la violenza e troviamo inaccettabile che un governo faccia la guerra al suo stesso popolo”.

Fonte: http://www.nev.it/


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