Per millenni l’ideale per un giovane è stato rappresentato dal grande condottiero. Poi la Chiesa riuscì a cristianizzare l’ideale e nacque il cavaliere senza macchia e senza paura, difensore dei deboli e della giustizia. Venne il tempo delle ideologie e riportò in auge il vecchio ideale pagano.
I giovani, via via, desiderarono diventare generali napoleonici, garibaldini, arditi, poeti-soldato, aviatori. Il nazismo fece baluginare la nera e attillata divisa da SS, ma era un modello che rimaneva pur sempre nell’ambito marziale. É con il comunismo sovietico che le cose cambiano bruscamente. Ai giovani viene additato Stakhanov, l’operaio che sgobba più di tutti gli altri e gratis. Fu, come ideale, un flop, perché solo pochi fanatici si fecero plagiare dalla propaganda politica. L’individualismo, inculcato da secoli di cristianesimo, era più forte del Politburo, e Stakhanov finì al museo del sol dell’avvenire. In Oriente, dove il cristianesimo non aveva mai attecchito, alla propaganda comunista andò meglio, e i giovani desiderarono essere Guardie Rosse che denunciavano i genitori o Khmer, sempre Rossi, che arrestavano quelli con gli occhiali.
In Occidente, finita l’ultima guerra mondiale, i giovani cominciarono a sognare di far l’astronauta, che era pur sempre un modello di ardimento da conquistare con fatica e disciplina. E pure il calciatore, quantunque meno romantico, richiede fatica e disciplina. Ma con gli anni Sessanta arrivarono le ideologie dello sbracamento, e il giovane dovette ridursi a sognare di fare il cantante, ideale che non richiede né fatica né disciplina, anzi. Da lì in avanti i modelli vennero tutti dal mondo dello spettacolo. E qui l’inversione, rispetto ai tempi di Lancillotto, è totale: colui che per guadagnarsi da vivere faceva divertire gli altri era una figura di scarsissimo rilievo sociale; oggi è una divinità («divo»), e di scarsissimo rilievo sociale è diventato il difensore dei deboli e della giustizia. Ma l’edonismo-ideologia è, per sua natura, condannato a scendere sempre più giù e l’Era dei Mercanti ha prodotto un nuovo modello per i giovani, un modello in perfetta linea con l’ideale supremo del godimento materiale: il cuoco.
Per tornare al nostro paragone temporale, l’Era dei Cavalieri ci ha pur tramandato qualche nome di giullare, di saltimbanco e di cantastorie. Ma nessun cuoco. Solo con le grandi corti rinascimentali (non a caso neo-paganeggianti) si affacciano un paio di personaggi, ma sono pochi gli storici che saprebbero dirne. L’unico che ha meritato un film (con Gerard Dépardieu) è lo svizzero Fritz Karl Vatel, che cucinò per Luigi XIV e si suicidò nel 1671 per non essere riuscito a far arrivare sulla tavola reale il pesce fresco per il venerdì santo. Ma non a caso fu sepolto anonimamente e lontano dalla vista. Il Terzo Millennio vede il riscatto di questa categoria mai tenuta in gran conto (c’è pure il riscatto, in più grande stile, di un’altra categoria fin qui disprezzata, ma non è il nostro tema) e oggi perfino il talk-show politico viene stracciato dalle gare di cuochi e le trasmissioni di cucina. I libri di ricette sono gli unici che non soffrono della crisi della carta stampata e, anzi, dominano le classifiche.
Come risultato, gli Istituti Alberghieri traboccano di richieste di iscrizione. Chiedi al bambino: che cosa vuoi fare da grande? Ti risponderà: il cuoco. Certo, va detto che la cucina è, in fondo, una forma d’arte: richiede estro, gusto, applicazione e rigore. Pellegrino Artusi è, con Dante e Pinocchio, un’eccellenza italiana nel mondo. Dunque, non sottilizziamo. L’ultima Esposizione Universale non è forse dedicata al cibo? Anzi, in linea coi tempi, al “diritto” al cibo. Le Piramidi erano dedicate agli dèi, le Cattedrali al dio dei pagani, le Borse al dio-denaro, l’Expo al dio-ventre. Ogni epoca erige i templi a ciò che ha di più sacro. Ma noi sappiamo che le ideologie divorano se stesse e il loro ricambio, sul piano inclinato, è sempre più veloce. Che cosa sostituirà il Cuoco sul trono delle Superstar? Se l’Ambiente prenderà tutta la scena, la risposta è facile: il Netturbino.
di Rino Cammilleri
Fonte: http://www.lanuovabq.it/
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