Il pensiero del suicido può assalire all’improvviso. Persone molto equilibrate che non hanno mai nutrito tali pensieri possono trovarsi in una crisi che si conclude con un tentativo di suicidio. Accadde al carceriere di Filippi. Paolo e Sila erano due evangelisti itineranti e inquieti che raggiunsero Filippi dalla città di Neapolis. Sembra che la loro predicazione avesse messo sottosopra l’intera città. Essi scacciarono i demoni da una nota indovina. Gli elementi di tipo in quella città ne furono molto irritati, poiché ella era alla giuda per conto loro di un racket psicologico molto vantaggioso. I due predicatori romani furono trascinati davanti al magistrato e accusati di incitare alla violenza. Dopo una lunga fustigazione, furono gettati in prigione. Il carceriere fu chiamato da parte e gli fu impartito l’ordine preciso di rinchiuderli in una cella di massima sicurezza. Così il carceriere, “avendo ricevuto tale consegna”, li mise nel blocco di celle più profondo e chiuse nei ceppi i loro piedi. Come erano solito fare quand’erano in difficoltà, Paolo e Sila pregavano e cantavano ad alta voce. L’intero carcere ascoltò probabilmente con stupore, questi strani ministri che cantarono e pregavano fino a mezzanotte. Intanto il carceriere si era addormentato. Improvvisamente ci fu un terribile terremoto! Le stesse fondamenta di quella prigione vennero scosse. E immediatamente tutte le porte delle celle si spalancarono e tutte le catene e i ceppi furono strappati dalle pareti. Il carceriere si svegliò. Con terrore si accorse che il carcere era una casa aperta. Tutto quello che poté vedere furono cancelli aperti, sbarre delle celle divelte, ma nessuno in vista. Vedete ora quanto rapidamente una persona possa giungere a meditare il suicidio. In un versetto della Bibbia abbiamo una lezione sul suicidio che è una delle più importanti di tutta la Scrittura.
“Il carceriere si svegliò e, vedute tutte le porte del carcere spalancate, sguainò la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti” (Atti 16:27).
PRESTATE ASCOLTA ALLE BUGIE
Egli non aveva avuto preoccupazioni per mesi. Non era un maniaco depressivo. Il suicidio era l’ultima cosa a cui pensare quando rinchiuse Paolo e Sila e quindi decise di schiacciare un pisolino. Se avesse pensato al suicidio non avrebbe potuto dormire mentre quei due rumorosi evangelisti pregavano e cantavano. Ma all’improvviso il panico lo catapulta in piena crisi. Il carcere è in pezzi, le porte sono tutte aperte, le serrature rotte. Egli aveva dormito mentre accadeva tutto questo. La sua immaginazione corse a briglia sciolta. Senza dubbio immaginò che i suoi prigionieri stessero ormai vagando liberamente per la città di Filippi, rubando, scassinando, saccheggiando, rapinando i viandanti. “E qui due evangelisti a quest’ora saranno già probabilmente a metà strana per la Macedonia”, deve aver pensato. Egli aveva fallito il suo compito. Non riusciva a vedere vie d’uscita. Come poteva spiegare il caos, la perdita dei prigionieri, la prigione vuota? Come poteva poteva guardare in faccia la sua famiglia, i suoi capi? Come avrebbe mai potuto camminare a testa alta per le strade? Sarebbe stato lo zimbello di tutta la città. “Il carceriere sciocco che dormiva durante la più grande evasione di massa mai verificatasi”.
La paura è pericolosa. Una fantasia sbrigliata suscita ogni genere di dilemmi senza speranza. Credendo che tutti i prigionieri fossero fuggiti, egli levò la spada, senza dubbio, pronto a conficcarsela nel cuore. Pensate! Poco mancò che non si uccidesse senza motivo. Possiamo immaginarlo cadere su pavimento insanguinato, morente. All’udire i suoi gemiti, Paola e Sila, con il resto dei prigionieri, gli si raccolsero intorno. Le porte delle loro celle sono aperte, le catene spezzate, ma essi sono ancora tutti lì. Riusciti a figurarvi Paolo mentre si china su quest’uomo per pregare e gli chiede: “Perché hai fatto questa cosa terribile? Perché hai tentato di ucciderti? Perché il suicidio?” “Perché”, risponderebbe, “credevo che foste tutti fuggiti. Non c’era altra via di scampo. Avevo visto il mio mondo crollarmi addosso. Avevo fallito”. Ma Paolo, vedendolo sul punto di suicidarsi, gridò ad alta voce: “Non farti male! Noi siamo ancora tutti qui!” I altri termini: “Non ucciderti! Non è come pensi! Tu non hai fallito. La tua mente ti sta giocando un brutto scherzo. Non credere a ciò che vedi. Fermati! E’ tutto a posto!”
LA SEMPLICE SOLUZIONE DI DIO
Come la Parola di Dio dissipa in fretta la nebbia e va dritta al punto! In un semplice versetto la Bibbia rivela come vincere i pensieri suicidi.
“Il carceriere, chiesto un lume, balzò dentro e, tutto tremante, si gettò ai piedi di Paolo e di Sila… poi li condusse fuori e disse: ‘Signori, che debbo fare per essere salvato?'” (Atti 16:29-30).
Ecco! Prendete la vostra Bibbia, buttate via i barbiturici e inginocchiateci davanti al Signore e pentitevi. Una risposta troppo semplicistica? Solo il modo per nascondere i veri problemi? No! Quest’uomo poco era mancato che si uccidesse. Egli aveva bisogno subito di alcune risposte salvifiche. Così egli fece ciò che ogni persona su questa terra, senza eccezione, dovrebbe fare per essere liberata da tentazioni improvvise di suicidio. Andate alla sorgente della verità, poiché solo la verità rende liberi gli uomini. Investigate la Bibbia, cercate lì le vostre risposte. Siate umili! Pentitevi e “credete nel Signore Gesù e sarete salvati”. Salvi dal peccato, salvi dal suicidio. Il carceriere si convertì a Cristo. Tutta la sua famiglia fu salvata con lui. Sconfitta e fallimento si tramutarono in una vita nuova, migliore di prima. Dio farà lo stesso per ogni persona che si pente oggi. La sua promessa per voi è:
“Sarai salvato tu e la tua famiglia” (Atti 16:31).
Davide Wilkerson
La Manna Francesco – notiziecristiane.com
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