La dimensione affettiva è oramai considerata preponderante nella vita dell’uomo. Se esiste un aspetto dell’uomo ricco ed affascinante e, al contempo, carico di contraddizioni è proprio quello affettivo. E’ accertato che le molte problematiche psicologiche sono inerenti la sfera affettiva. Con “affettività” si indica l’insieme dei sentimenti e delle emozioni di un individuo lungo uno spettro che vanno da negative (frustrazione, rabbia, tristezza, solitudine ecc.) a positive (gioia, soddisfazione, serenità, contentezza, ecc..). (Riccardi P., L’amore come cura delle patologia affettivo relazionali, in www.notiziecristiane.com 22 novembre 2017).
Dal sentimenti e dalle emozioni scaturiscono le gioie più profonde, come le tristezze più angoscianti. Un certo moralismo cattolico cristiano ha per secoli, visto con sospetto il mondo affettivo dell’uomo, in quanto veicolo di impulsi e desideri. E non solo nel mondo cattolico-cristiano ma anche nelle religioni orientali basta pensare che nel buddismo si professa che tra le nobili verità, il desiderio è l’origine dei mali.
Eppure se consideriamo bene e attentamente la vita di Gesù scopriamo che ha manifestato apertamente il suo mondo affettivo: si commuove, piange, s’indigna, gioisce, , si intenerisce coni bambini e i sofferenti, prova paura e angoscia… si arrabbia: «rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio» (Mc 11,11-25). Angoscia e paura «presi con sé Pietro, Giacomo e Giovanni cominciò a sentire paura e angoscia» (Mc 14,33; cf. Mt 26,37). Ma sa anche che le emozioni possono trasformarsi in positive (Riccardi P. parole che trasformano, ed Cittadella Assisi 2016). Gesù che dice: «Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia» (Gv 16,20). Questo significa che il mondo dei sentimenti e degli affetti appartiene all’uomo e rientrano nella vita matura del cristiano. E non devono far paura. Affinché, da persone mature e psicologicamente integrate, possiamo vivere adeguatamente la dimensione affettiva e riscoprire una sana spiritualità, dobbiamo imparare a distinguere il desiderare dalla realtà. La nostra cultura affarista e arrivista, che assolutizza il piacere fine a se stesso, ci dice che se sentiamo un impulso, un piacere dobbiamo soddisfarlo. Questa è la cultura dell’Io. Ciò che conta è soddisfare l’Io. L’io della psicologia diventa il nuovo padrone di se stessi. La vera maturità è la capacità di sottomettere la passionalità e l’istintualità, il desiderio di onnipotenza alla ragione e ai sentimenti. E’ questo che ci contraddistingue dagli animali. Faccio un esempio. Allo stesso modo animali e uomini condividono l’istinto della fame, della sete, del sesso. L’animale tende a farsi seguire dall’istinto, diventa aggressivo, si accoppia con la femmina indipendentemente da ogni contesto, mentre l’uomo può decidere sul suo istinto. Cosa mangiare, con chi vivere in relazione e accoppiarsi. L’emblema del controllo per un fine più altro e per un cambiamento spirituale è nelle tentazioni di Gesù (Matteo 4,1-11, Marco 1,12-13 e Luca 4,1-13). Più volte Gesù sfidato da satana al desiderio, e più volte Gesù risponde: «perché sta scritto» riferendosi agli orientamenti di Dio. Non si lascia ammaliare né convincere, sa controllare il proprio mondo dimostrandoci come anche noi, sul suo esempio, come possiamo vincere le tentazioni. Il mondo affettivo è una risorsa a cui però bisogna avere un controllo ragionato su di esso e il questo senso la psicologia di Gesù ci fa da strada.
Pasquale Riccardi
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