Sempre più spesso è facile parlare dell’intolleranza di chi si spaccia per tollerante. Aumentano infatti gli episodi di aggressioni verso chi manifesta pubblicamente la propria aderenza a valori cristiani. Specie nel settore pro-life, contro l’aborto, dove il fervore del dibattito non è mai cessato. Faye Arellano, a Toronto, è stata accoltellata all’inizio di ottobre durante una manifestazione che difendeva la vita dell’embrione. Il suo aggressore l’ha prima insultata, buttata per terra, picchiata e poi accoltellata. Per fortuna non è in pericolo di vita.
Bryan Kemper è stato aggredito da militanti pro-choice insieme ad altri manifestanti di Melbourne. Nella stessa occasione, chi marciava ha subito rallentamenti, atti di vandalismo e pestaggi.
In Spagna, invece, si sta tentando di passare dalle parole ai fatti. Diverse manifestazioni pro-abortiste utilizzano il motto: “Bruciamo la Chiesa”. Il 2 ottobre qualcuno li ha presi in parola e ha fatto esplodere un ordigno artigianale all’interno della Basilica del Pilar. Questo succede quando si incita alla violenza.
In Cile, alle fine di luglio, un gruppo consistente di attiviste sull’aborto ha invaso la Cattedrale di Santiago, vandalizzando gli altari al grido di “Maria voleva abortire”.
Atti di questo tipo sono in continuo aumento. Un’abile e mai smentita campagna mediatica presenta i cristiani in occidente come intolleranti, retrogradi e corrotti. Diventa quindi facile per queste persone attaccare in modo violento, magari con la convinzione di fare il bene del proprio paese e in favore della civiltà.
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22 ottobre 2013
Se manifesti contro l’aborto finisci accoltellato
Ancora non si era placata la preoccupazione per l’attivista gay che ha fatto irruzione con una pistola carica presso il Family Research Council di Washington, con l’intento di uccidere tutti i sostenitori del matrimonio tradizionale, che un’altra notizia tragica riaccende i riflettori: a Toronto una donna, Faye Arellano, è stata accoltellata da un uomo mentre protestava contro l’aborto.
L’uomo l’ha prima bagnata con dell’acqua scagliandole poi la bottiglia in faccia, l’ha afferrata per i capelli sbattendola a terra e l’ha malmenata prima di accoltellarla. La donna è stata immediatamente ricoverata ed è fortunatamente fuori pericolo di vita, l’aggressore è stato arrestato.
Brutte notizie anche dall’Australia: Bryan Kemper, un pro-life americano, è stato anche lui ferito da militanti a favore dell’aborto che hanno aggredito lui e altri cittadini mentre manifestavano pacificamente durante una Marcia pro-life nella città di Melbourne. Kemper, come altri manifestanti, sono stati buttati per terra e presi a calci ripetutamente. Gli attivisti pro-death, vestiti di nero e cosparsi di borchie e tatuaggi, hanno ostacolato la marcia di famiglie e passeggini, minacciato ed insultato le famiglie presenti, scoppiato i palloncini ai bambini e distrutto i manifesti e gli striscioni dei manifestanti.
Episodi di intolleranza anche all’Indiana University, dove uno studente ha vandalizzato e distrutto alcuni cartelloni e manifesti pro-life esposti da un’associazione studentesca.
In Spagna sono avvenuti episodi simili: durante una conferenza sulla persecuzione dei cristiani nel mondo, alcuni attivisti per l’aborto hanno urlato minacce e insulti contro la Chiesa cristiana come ad esempio: “bruciamo la Chiesa sessista e patriarcale”. Cinque giorni dopo tale incitamento alla violenza, una bomba artigianale è stata collocata nella chiesa del Pilar.
Negli USA un avvocato, Eleanor Alter, ha ricevuto minacce di morte dopo aver sostenuto che la sua cliente era traumatizzata a causa della Sindrome Post Aborto, riportando tale disturbo all’interno del dibattito dell’opinione pubblica.
Fonte: UCCR
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