E’ tempo di togliere le sanzioni contro l’Iran, causa di una crisi umanitaria

Iran-sanctions-cancer

Iran-sanctions-cancerMancano latte in polvere per i bambini, medicine, strumenti medici per trattamenti specifici, macchine per i raggi X. L’inquinamento – causato dall’embargo sul gas di città – provoca 22mila morti all’anno nella sola Teheran. In poco più di 10 anni sono cresciuti del 181% i malati di cancro. Il commercio si è ridotto ed è cresciuta la disoccupazione. Le sanzioni arricchiscono i radicali e il loro commercio di contrabbando. Ampi spiragli di dialogo nel dialogo sul nucleare che si riapre domani a Vienna. Prima parte di un reportage sull’Iran.

Teheran (AsiaNews) – Cheesta è una bambina nata a Teheran due mesi fa. Quando non è presa dalle coliche, la piccola si bea dell’amore che sua madre e suo padre profondono alla loro prima creatura, che muove di qua e di là gli occhi neri per abbracciare il mondo che la circonda. Cheesta non conosce nulla dei problemi dell’Iran, del programma nucleare sospettato di fini bellici, dell’embargo e delle sanzioni economiche e politiche che gravano sul Paese. Eppure la piccola è una vittima innocente proprio delle sanzioni.

Nelle prime settimane di vita i genitori si sono accorti che la neonata è intollerante ad alcune proteine del latte materno e deve essere nutrita con latte in polvere. L’unico problema è che in Iran non si trova latte in polvere: a causa dell’embargo sulle transazioni finanziarie, temendo di non poter essere pagate, le ditte esportatrici hanno pensato bene di interrompere le forniture.

Dopo una settimana di rompicapo e preoccupazioni, il papà Karim, che in passato aveva lavorato a Dubai, ha trovato la soluzione: un suo ex collega da Dubai, ogni settimana spedisce il quantitativo necessario per la piccola Cheesta, permettendo di alimentarla e farla crescere.

“Grazie a Dio ho degli amici fuori dell’Iran – mi dice Karim – e la mia situazione economica mi permette di affrontare queste spese. Ma tanta gente non ha queste possibilità e per loro è un dramma doloroso dover vedere i propri figli condannati da questo embargo”.

Le sanzioni contro Teheran sono cominciate nel 1979 e attuate dagli Stati Uniti dopo l’occupazione e il sequestro dell’ambasciata americana. Dal 2000 agli Usa si è unita la comunità internazionale e l’Onu con una serie di sanzioni in risposta alla poca collaborazione dell’Iran con l’Agenzia Onu per l’energia atomica (Aiea). Sospettato di attuare un programma nucleare bellico, l’Iran ha frenato le ispezioni degli ispettori Onu, rifiutandosi di fermare i processi di arricchimento dell’uranio.

Nel 2006 e nel 2012 le sanzioni sono state accresciute. Sebbene esse mirino anzitutto a colpire la tecnologia nucleare, l’esportazione di armi, conti bancari di persone o organizzazioni legate al nucleare, le loro conseguenze stanno creando effetti disastrosi sulla popolazione, tanto da far parlare di una vera e propria “crisi umanitaria”.

Le ultime sanzioni sulla vendita del petrolio (accolte anche dall’Unione europea), sul trasporto di container, sulle assicurazioni navali, insieme al blocco delle transazioni finanziarie e bancarie hanno prostrato l’economia del Paese rendendo impossibile per gli iraniani procurarsi cibi, medicine, tecnologie mediche e altri beni.

Da un punto di vista formale le sanzioni dell’Onu, dell’Ue, degli Usa non colpiscono l’importazione di beni a carattere umanitario, ma il loro risultato è un’acuta carenza di medicine, trattamenti per malattie specifiche, beni e servizi come il gas di città.

La piccola Cheesta non riesce a trovare il latte in polvere, ma vi sono malati che non trovano medicine per curare il morbo di Parkinson; sono rare le medicine per l’emofilia; non si trovano, se non a prezzi altissimi i farmaci soppressori del sistema immunitario (per chi ha subito un trapianto); mancano apparecchi per i raggi X; strumenti per terapie radioattive (che cadono sotto l’embargo sui prodotti radioattivi legati alle bombe nucleari). Anche in questo caso, chi ha parenti o amici all’estero, cerca di sovvenire ai suoi bisogni, ma per la maggior parte della popolazione non avere queste medicine significa condannare alla morte se stessi o un loro familiare.

Un altro drammatico problema legato alle sanzioni è l’inquinamento. Fra le sanzioni della Ue vi è il blocco delle esportazioni verso l’Iran di tecnologia e componenti per la raffinazione e l’estrazione di gas naturale; anche gli Usa praticano il blocco degli investimenti nel settore petrolifero e gasifero iraniano. Ai tempi di Ahmadinejad, per ovviare a questo inconveniente, si è deciso di usare gas prodotto da idrocarburi invece che il gas di città (impossibile da importare o estrarre). Ma i gas da idrocarburi sono altamente velenosi. La conclusione è che ogni anno nella sola Teheran vi sono almeno 22mila persone che muoiono a causa dell’inquinamento. Collegati con questo vi è un incremento degli affetti di asma. Io stesso, nei pochi giorni passati a Teheran, avevo problemi di respiro e occhi sempre arrossati. “Quest’inverno – ricorda Karim – a causa delle poche piogge, l’aria della capitale era irrespirabile e a vecchi e bambini si consigliava di non uscire per nulla di casa, nemmeno per andare a scuola, dato l’alto tasso di inquinamento.

Secondo alcuni centri di immunologia, in Iran vi sono almeno 250mila morti l’anno per asma; i malati sono 7,5 milioni e a Teheran, gli affetti da questa malattia sono il 35% della popolazione. In tutto il Paese la media è del 13% per i bambini e del 5-10% degli adulti [Per questi dati cfr.: “The Impact of Sanctions on the Iranian People’s Healthcare System”, settembre 2013, by IIPJHR).

L’inquinamento, come pure gli alti prezzi delle cibarie e la mancanza di medicine sono la causa di un altro problema: le morti per cancro.

Il prof. Nassar Parsa, membro dell’American Cancer Society parla di uno “tsunami” del cancro per l’Iran entro il 2015. Già oggi ogni anno si scoprono 85mila casi di cancro. Dal 2000 al 2011 vi è stato un incremento del 181% dei malati. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità l’Iran ha la più alta incidenza di malattie di cancro in tutto il Medio oriente.

Le sanzioni non prostrano soltanto la salute, ma anche la speranza: molti adulti e giovani stanno perdendo il lavoro. Darius, che lavorava in una ditta di import-export è stato licenziato alcuni mesi fa. “Non essendovi più transazioni finanziarie con l’esterno – afferma – nessuno si arrischia a fare commercio con noi. Il volume di lavoro e di scambio si è assottigliato come mai prima d’ora e la gente, soprattutto i giovani, non trova alcun impiego”. A causa dell’embargo sulle transazioni finanziarie, ad un iraniano è proibito aprire un conto in banca all’estero o trasferire soldi all’estero, creando nuovi problemi per tutti i giovani che studiano lontano dall’Iran.

La comunità internazionale deve domandarsi se è giusto questo metodo delle sanzioni che colpisce in modo indiscriminato tanti innocenti, venendo meno agli stessi proclami dell’Onu che difendono i diritti del bambino, del malato e dei giovani. Inoltre, con il nuovo presidente Hassan Rouhani, si è aperto un ampio spiraglio di dialogo con il mondo politico e lo stesso Javad Zarif, ministro iraniano degli esteri, si mostra disponibile in toto alle ispezioni degli agenti dell’Onu sui siti nucleari.

Domani a Vienna si apre una nuova tornata di incontri fra l’Iran e i cosiddetti 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia, Germania) per un accordo nucleare comprensivo. La base da cui si parte è molto positiva e la disponibilità di Teheran a questo dialogo è stata premiata con un alleggerimento delle sanzioni. Ma la situazione disastrosa del Paese ha bisogno di una cancellazione dell’embargo, soprattutto quelli di natura finanziaria.

E se a dissolvere i dubbi non bastassero i motivi umanitari, c’è anche un motivo politico: un allentamento permanente delle sanzioni metterebbe in crisi i politici radicali e anti-occidente, raccolti intorno ai Guardiani della rivoluzione e al partito di Ahmadinejad. Anzitutto perché sono proprio loro che ci guadagnano dall’embargo, importando di contrabbando tutto ciò che manca sul mercato iraniano; in secondo luogo perché essi stanno cospirando in ogni modo per far cadere Rouhani e il dialogo con l’occidente.

Una settimana fa essi hanno tenuto un incontro dal titolo “Siamo preoccupati”, in cui hanno espresso le loro critiche al governo perché rischia di “arrendersi” all’occidente nel dialogo sul nucleare.

Quasi a sottolineare simbolicamente la loro posizione, gli oppositori di Rouhani si sono radunati nell’ex ambasciata Usa, dove si è consumato il dramma degli ostaggi nel 1979.

“Continuare l’embargo – spiega Darius – significa far cadere Rouhani e le speranze di dialogo”, mettendo le basi per nuove tensioni e conflitti, senza contare quello che la popolazione iraniana potrà ancora soffrire.

di Bernardo Cervellera

Fonte: http://www.asianews.it/


Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui