Salmi 137:1, 4 | “Là, presso i fiumi di Babilonia, sedevamo e piangevamo, ricordandoci di Sion; sui salici di quella terra avevamo appese le nostre cetre. Là, quelli che ci avevano condotti in cattività ci chiedevano le parole di un canto, sì, quelli che ci opprimevano chiedevano canti di gioia, dicendo: «Cantateci un canto di Sion». Come avremmo potuto cantare i canti dell’Eterno in un paese straniero? Se mi dimentico di te, o Gerusalemme, dimentichi la mia destra ogni abilità; resti la mia lingua attaccata al palato, se non mi ricordo di te, se non metto Gerusalemme al di sopra della mia più grande gioia. Ricordati, o Eterno, dei figli di Edom, che nel giorno di Gerusalemme dicevano: «Demolitela, demolitela fin dalle fondamenta». O figlia di Babilonia, che devi esser distrutta, beato chi ti darà la retribuzione del male che ci hai fatto! Beato chi prende i tuoi bambini e li sbatte contro la roccia!”, questo Salmo è stato composto durante l’esilio di Israele a Babilonia ed è strettamente connesso ai versetti biblici riportati in Geremia 29:4,7 “Cosí dice l’Eterno degli eserciti, il DIO d’Israele, a tutti i deportati che io ho fatto condurre in cattività da Gerusalemme a Babilonia: Costruite case e abitatele, piantate giardini e mangiate i loro frutti. Prendete mogli e generate figli e figlie; prendete mogli per i vostri figli e date le vostre figlie a marito, perché generino figli e figlie e perché là moltiplichiate e non diminuiate. Cercate il bene della città dove vi ho fatti condurre in cattività e pregate l’Eterno per essa, perché dal suo benessere dipende il vostro benessere”, qui il profeta preannuncia la deportazione a Babilonia ma dice anche al popolo di non preoccuparsi perché ne sarebbero ritornati. Entrambi questi versetti vanno a collimare con Apocalisse 17:3,5 “Quindi egli mi trasportò in spirito in un deserto, e vidi una donna che sedeva sopra una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia e che aveva sette teste e dieci corna. La donna era vestita di porpora e di scarlatto, era tutta adorna d’oro, di pietre preziose e di perle, e aveva in mano una coppa d’oro piena di abominazioni e delle immondezze della sua fornicazione. Sulla sua fronte era scritto un nome: «Mistero, Babilonia la grande, la madre delle meretrici e delle abominazioni della terra»”, qui si parla del “rapporto tra il popolo di Dio e Babilonia”
Attraverso questi versetti (ed altri) possiamo comprendere l’importanza della “tipologia” del libro di Daniele che spiega in merito al popolo di Dio oggi, della Chiesa e di Babilonia che cosa rappresenta e simbolizza la “Città di Babilonia” nella Bibbia per noi oggi che siamo il popolo di Dio e qual è la nostra relazione con questa città.
Per il popolo di Israele, Babilonia rappresenta il castigo per la loro infedeltà invece per noi oggi rappresenta qualcosa di più ampio e universale.
Nel libro di Daniele Babilonia rappresenta tutto ciò che c’è di: malvagio, ostile e cattivo nei confronti di Dio nel mondo, soprattutto nella dimensione politica c’è una grande ostilità a Dio. Daniele rappresenta l’uomo di Dio per eccellenza, un modello da seguire per i cristiani. Un modello di fedeltà, pietà, non scende a compromessi “un modello secondo la volontà di Dio” eppure vive, serve e lavora a Babilonia dove ottiene successo e viene anche promosso. Questo è un paradosso molto interessante per noi. Notiamo che Daniele non vive nascosto a Babilonia anzi lavora per il Governo quindi serve Babilonia da questo suo comportamento emergono tre punti importanti per noi oggi:
- Che cosa rappresenta Babilonia,
- Il conflitto spirituale,
- Che cosa possiamo imparare da Daniele.
Nel libro di Daniele appare subito Babilonia (Daniele 1:1 “Nel terzo anno del regno di Jehoiakim, re di Giuda, Nabucodonosor, re di Babilonia, venne contro Gerusalemme e la cinse d’assedio”) dall’ebraico “Babel” che è anche il nome della torre che gli uomini volevano costruire, quindi c’è un legame e un rapporto abbastanza ovvio sul fatto che il popolo d’Israele è deportato a Babel (Genesi 11:9 “ Perciò a questa fu dato il nome di Babel, perché là il SIGNORE confuse la lingua di tutta la terra e di là li disperse su tutta la faccia della terra”), è evidente che “Babel” contrassegna una certa ostilità tra Dio e il mondo e questo nome le è stato dato perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra intervenendo in questo modo per fare fallire il loro piano di costruire la “torre”. Babel dunque rappresenta “l’orgoglio umano che si innalza contro Dio”, “l’essere grande fuori dal controllo di Dio” (Genesi 11:4 “E dissero: «Orsù, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo, e facciamoci un nome, per non essere dispersi sulla faccia di tutta la terra»”).
Quindi Babilonia oggi rappresenta i “poteri umani che si innalzano contro Dio” soprattutto nell’ambito politico.
Il problema di Daniele e dei suoi amici non è di tipo religioso a Babilonia ma di tipo politico, infatti a loro non è mai stato chiesto di adorare altri dèi ma è stato chiesto di “sottomettersi” a dei re umani (Daniele 3:1 “Il re Nabucodonosor fece una statua d’oro, alta sessanta cubiti e larga sei cubiti, e la collocò nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia”), Nabucodonosor si è fatto costruire una “statua d’oro” di se stesso e gli amici di Daniele sono perseguitati perché si rifiutano di adorare una statua rappresentante un “uomo umano”. Nel capitolo 5 troviamo la stessa situazione vediamo che Baldassare fa riportare i vasi d’oro, malgrado l’idolatria ha il suo ruolo, il “conflitto principale” è di “tipo politico” è un “conflitto tra Dio e i poteri umani” che sono rappresentati da questi re: Nabucodonosor, Baldassarre e Dario.
Daniele e i suoi amici vengono perseguitati perché si rifiutano di SOTTOMETTERSI a dei re umani: anche se c’è l’aspetto dell’idolatria la “radice principale” è di non sottomettersi a Dio quindi subentra la RIBELLIONE contro Dio.
Sappiamo che questi personaggi sono dei “tipi” perché la seconda parte del libro di Daniele è scritto in “stile apocalittico” vi troviamo dei simboli “le bestie” che rappresentano i “poteri umani e politici” e più precisamente i regni di Nabucodonosor, Baldassare e Dario. Lo stile apocalittico serve a prendere i fatti della storia, in chiave simbolica, per trasformarli in paradigma. Quindi questo è un paradigma per tutta la storia dell’umanità e non solo questi tre re si sono ribellati a Dio ma anche tutti i poteri politici degli uomini nel corso della storia si innalzano contro Dio.
Questo tema della Babilonia viene ripreso in Apocalisse 17 dove Giovanni conferma tutto quello che ha già detto Daniele e cioè che questa Babilonia è un paradigma per tutta l’umanità.
Il fatto che il popolo d’Israele sia stato perseguitato dai babilonesi è un paradigma su come il popolo di Dio viene confrontato al potere malvagio, più precisamente al potere politico. Quindi non è più applicato solo al popolo di Israele ma anche a noi oggi sia come Chiesa che come popolo di Dio “viviamo a Babilonia” cioè in mezzo all’orgoglio umano e politico.
Ecco perché il libro di Daniele è così utile per noi perché viviamo a Babilonia, in mezzo a questo regno degli uomini. Questo ci aiuta a capire il perché il mondo è un campo di battaglia: “Perché c’è una battaglia in corso tra Dio e gli uomini” la causa principale è dovuta alla “caduta dell’uomo”, alla sua “ribellione” e al suo “orgoglio”.
Questo è il tema di Babilonia: “noi come popolo di Dio viviamo a Babilonia” di conseguenza il “conflitto spirituale” è inevitabile perché Babilonia perseguita il popolo di Dio. Quindi c’è questa persecuzione che viene dal conflitto tra Dio e l’uomo, un conflitto nato dal rifiuto dell’uomo al voler sottomettersi a Dio come Egli richiede. C’è una lotta con la dimensione spirituale, c’è satana dietro le “potenze umane” (Daniele capitolo 10). Sul “conflitto spirituale” Daniele fa due premesse: 1) Dio è sovrano sulla storia e sul mondo (conosce il futuro perché conosce la storia) e ci rivela i misteri di quello che deve accadere, 2) Dio dà il potere ai re umani e ha il potere di umiliarli (quest’aspetto è molto importante). Quindi a prescindere da quello che vuole fare Babilonia è Dio che concede il potere ai re umani e ha il potere di umiliarli. Il tema che Dio “umilia” i re è molto messo in rilievo nel libro di Daniele (cap. 4:17; 4:25; 4:32; 4:35 qui Daniele per quattro volte ripete quest’aspetto in quattro punti diversi dello stesso capitolo per “evidenziare l’importanza”).
Dio agisce come vuole con gli eserciti del cielo e gli abitanti della terra e non c’è nessuno che possa fermare la sua mano.
Anche i re sono costretti a confessare che Dio ha il potere di umiliare (Daniele 2:47 “Il re parlò a Daniele e disse: «In verità il vostro Dio è il Dio degli dèi, il Signore dei re e il rivelatore dei segreti, poiché tu hai potuto rivelare questo segreto»; Daniele 3:29 “ Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, dirà male del Dio di Shadrak, Meshak e Abed-nego, sia tagliato a pezzi e la sua casa sia ridotta in un letamaio, perché non c’è nessun altro dio che possa salvare a questo modo»; Daniele 6:26,27 “Allora il re Dario scrisse a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano tutta la terra: «Pace e prosperità. Per mio comando viene promulgato questo decreto: In tutto l’impero a me soggetto si onori e si tema il Dio di Daniele, perché egli è il Dio vivente, che dura in eterno; il suo regno è tale che non sarà mai distrutto e il suo dominio non conosce fine”) in questo contesto storico il re Dario è costretto a riconoscere e dichiarare che Dio è vivente e dura in Eterno e il suo Regno non sarà mai distrutto.
Dio regna, concede il potere ai re umani e se lo riprende quando vuole, il potere dei re viene interrotto quando Dio lo decide (DANIELE 7:11,12 “Allora io guardai a motivo delle grandi parole che il corno proferiva guardai finché la bestia fu uccisa, e il suo corpo distrutto e gettato nel fuoco per essere arso. Quanto alle altre bestie, il dominio fu loro tolto, ma fu loro concesso un prolungamento di vita per un periodo stabilito di tempo”) in questi versetti viene descritta una bestia che fa paura e Dio che la distrugge con facilità, questo esprime il controllo e la sovranità assoluta del nostro Dio sulla storia e sul potere malvagio degli uomini ecco che ci ricolleghiamo con il “tema centrale” del libro che è: “quello che rappresenta Babilonia, il conflitto spirituale e l’esito di questo conflitto”. L’esito finale di questo conflitto è il “trionfo di Dio” e il suo “Regno Divino” sulla terra tramite un uomo, alla fine di questo conflitto il Regno di Dio viene dato a un uomo; qui stiamo parlando dell’immagine della gloria di Dio: uno che è sempre esistito, che è sempre stato in controllo dà il potere a un uomo, un Figlio d’uomo. Questo significa che Dio concede la sua gloria ad un altro e quest’altro è un UOMO (Matteo 26:24 “ Il Figlio dell’uomo certo se ne va secondo che è scritto di lui; ma guai a quell’uomo per mezzo del quale il Figlio dell’uomo è tradito! Sarebbe stato meglio per lui di non essere mai nato»”), in Apocalisse i capitoli 4 e 5 narrano della resurrezione di Cristo vista dal cielo, c’è la visione del Figlio di Dio, il Dio creatore, il Dio che regna.
Il capitolo 7 di Daniele sottolinea l’aspetto umano del Regno di Dio, della visione del Regno di Dio che viene concesso a un uomo. I regni degli uomini sono rappresentati da bestie per la loro malvagità e per la loro crudeltà, invece il Regno umana di Dio sarà dato a un UOMO e sarà un “Regno buono” per gli uomini. Satana verrà sconfitto e il piano di Dio per l’umanità verrà completato (Genesi 1 parla che l’uomo domina sulla creazione qui Dio pensava a Cristo). L’esito finale del capitolo 7 di Daniele è che il “Regno di Dio” è concesso a un uomo perché quest’uomo è stato dichiarato giusto in quanto è “risorto” dai morti è stato giustificato.
Il fatto che Cristo è risuscitato dai morti è la prova inconfutabile che è veramente il Figlio di Dio.
Ritornando alla storia di Daniele è stato soccorso da Dio perché era innocente, è stato soccorso dai leoni perché è stato trovato “giusto” davanti a Dio.
Oggi nel mondo molti credenti sono giusti agli occhi di Dio eppure non sono stati liberati, sono morti ma alla fine sono salvati. La storia di Daniele in prospettiva tipologica vuole dirci cha a noi, se siamo fedeli, non sarà fatto alcun male in quanto Dio ci salverà alla fine dei tempi: “questa è la base della nostra fiducia” che si colloca sul PIANO REDENTIVO di Dio: noi siamo a Babilonia, c’è questo conflitto spirituale ma l’esito di questo conflitto è una “promessa bellissima” con il trionfo di Dio tramite Gesù Cristo che regnerà in eterno e noi saremo con lui, nell’attesa dobbiamo vivere a Babilonia aspettando il “ritorno finale” di Cristo. Daniele è un esempio per tutti noi credenti oggi perché vive a Babilonia in un mondo ostile che gli chiede di scendere a “compromessi”, una città dalla cultura molto sofisticata, una società multi-etnica e multi-religiosa dove il problema di fondo per il popolo di Dio è “l’esclusività di Dio”. Questo era il problema dei primi cristiani e questo è il nostro problema oggi, viviamo in una società dove l’uomo vuole essere glorificato ma anche per noi è possibile rimanere “fedeli” se lo vogliamo e lo desideriamo. Daniele ci insegna che come cristiani a Babilonia abbiamo un ruolo da giocare nella società e che è possibile rimanere fedeli a Dio pur essendo coinvolti nella società senza scendere mai a compromessi.
CONCLUSIONI:
Vivere ed essere coinvolti a Babilonia rimanendo fedeli a Dio è possibile, teniamo presente che dal bene di Babilonia dipende il nostro bene e che malgrado tutto Dio “ama” Babilonia. La nostra posizione è complessa ma il nostro punto di forza è nell’essere consapevoli che siamo chiamati a rimanere “fedeli” a Dio, a non sottometterci alla bestia e contemporaneamente siamo chiamati a ricercare il bene della città e a pregare per essa ma non perché abbiamo la speranza di trasformarla ma perché siamo stati trasformati noi da Dio.
Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com
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