Sentivo Dio vicino, per la prima volta in vita mia. Come moltissimi in Italia, sono nato in una famiglia di estrazione cattolica, e, come molti cattolici, la mia frequentazione della chiesa finisce in concomitanza con la cresima; finito, cioè, l’obbligo, chiamiamolo così, di andare a catechismo.
Proprio nel periodo della preparazione alla cresima, si verifica un episodio che si può considerare “premonitore” del mio futuro cammino in Cristo. Ero nel ritiro pre-cresima. Ero isolato con il mio Vangelo in mano, e dissi al Signore: “Dio, parlami attraverso la tua Parola!”.
Aprii il Vangelo e lessi una pagina “a caso”; si trattava dell’episodio del giovane ricco a cui Gesù disse: “Vieni e seguimi”. Mi spaventai, non ci potevo credere… Per me, allora, seguire Gesù voleva dire farsi prete (e io non aspiravo a quel genere di vita). Pensando che Dio mi chiedesse qualcosa che non sarei riuscito a fare, mi sforzai di “nascondere” dentro me stesso quelle parole, e le dimenticai.
Passarono gli anni. Il principe di questo mondo (il diavolo) e le sue attrattive avevano il sopravvento e non riuscivo a trovare nella chiesa che conoscevo, come dire, quella potenza in grado di liberarmi, e rimasi “schiavo”. Ogni tanto, dopo qualche crisi esistenziale, ripensavo a Dio, ma, passata la bufera, mi dimenticavo tutto.
Ma Dio non si era dimenticato di quell’invito che mi aveva fatto. Venne a prendermi, diciamo così, in uno dei luoghi simbolo del mondo giovanile: la discoteca. Lì, nel 1992, conobbi una ragazza con cui ogni tanto ci sentivamo e nacque un’amicizia. Nel 1996 passai un brutto periodo, una crisi esistenziale diversa dalle precedenti, una crisi profonda. Cercai di nuovo Dio, lo feci con tutte le forze, ma il risultato fu lo stesso: dopo un riavvicinamento alla chiesa cattolica, me ne allontanai di nuovo.
Passata questa nuova bufera interiore, richiamai quella ragazza, dopo quasi un anno che non la sentivo, e mi rispose con un tono entusiastico, disse che mi aveva pensato e voleva chiamarmi. Decidemmo quindi di vederci per parlare un po’. All’appuntamento mi raccontò di come la sua vita era cambiata, dopo che aveva cominciato a frequentare un gruppo “religioso”. Non volle dirmi di più. Mi disse anche che avrebbe organizzato una cena con altri credenti e mi avrebbe telefonato. Pensai che si trattasse di una setta o di qualcosa del genere, dei Testimoni di Geova o di qualcosa di simile.
Arrivò la sera della cena, durante la quale non si parlò mai né di Gesù, né della chiesa. Dopo cena, però, uno degli invitati mi raccontò la sua esperienza di fede, di come aveva conosciuto il Signore e di come, dopo i suoi studi in seminario, aveva scoperto che la Bibbia insegna qualcosa di diverso di ciò che spesso gli era stato insegnato, e di come Dio e la Sua Parola erano veramente una “realtà viva”.
Prima di andare via, mi diedero un libricino, “Come diventare un vero cristiano” di Luis Palau.
Andai a casa, mi misi a letto e cominciai a leggerlo. Il primo capitolo fu per me una vera e propria rivelazione. L’autore smonta letteralmente le false idee sull’essere un cristiano. Dice, ad esempio, che non si è cristiani perché si nasce in una società cosiddetta cristiana o in una famiglia che professa la fede cristiana, perché ci si comporta bene o perché si va in chiesa e si è ricevuto un sacramento; nemmeno se si aiuta gli altri, o perché si crede in Dio, Lo si prega, si parla di Gesù e si legge la Bibbia.
Di fronte a queste obiezioni mi chiesi, dunque, chi fosse un cristiano e come lo si potesse diventare…
Il libro continua spiegando chi è un vero cristiano, elencandone tre caratteristiche:
- un cristiano è colui che cammina nella Via della vita
“Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” (Giovanni 14:6);
- un cristiano è colui che ha la certezza della vita eterna
Gesù ha detto: “io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano.” (Giovanni 10:28);
- un cristiano è colui che è nato nella famiglia di Dio e, quindi, è un Suo figlio
“Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio».” (Giovanni 3:3).
Avevo scoperto chi era un cristiano, e io non lo ero! Non camminavo nella via di Cristo, non avevo la certezza della vita eterna e non sapevo neanche cosa voleva dire “nascere di nuovo”.
A questo punto volevo sapere come potevo divenire un vero cristiano. Cito direttamente le parole dell’autore, sempre nel libro sopraccitato: “Permettimi allora di dirti come potrai diventare un vero cristiano, adesso, subito, prima che finisca di leggere questo capitolo”.
Quindi non era un percorso, non c’era una sorta di iniziazione, non era una cosa graduale; la cosa era istantanea, potevo, se volevo, diventare subito un cristiano!
Il libro prosegue riportando tre passi da fare:
- devi ammettere di essere separato da Dio a causa dei tuoi peccati
Sì, ero separato da Dio, avevo peccato, anche se ero un bravo ragazzo! Vedevo le mie bassezze e la mia stessa morale me lo diceva; e ora, cosa molto più importante, me lo diceva Dio stesso: “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23);
- devi credere a ciò che Cristo ha fatto per te sulla croce
Sapevo che Cristo era morto per i peccati del mondo, ma erano “del mondo”, non miei; non avevo mai considerato quel sacrificio anche per i miei peccati! “Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Romani 5:8);
- devi confessare Cristo come tuo Signore
Cosa voleva dire? Quel libricino si riferiva a Romani 10:9,10: “se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati”.
Restai sorpreso della semplicità con la quale era possibile diventare un vero cristiano, l’autore mi invitò con queste parole: “Il modo migliore che io conosca per fare di Gesù il Signore della propria vita è semplicemente quello di pregare, confessare i tuoi peccati a Dio e, per fede, aprire il tuo cuore a Cristo, credere in Lui e riceverLo. Se questa è la tua decisione, dillo subito a Dio, ovunque ti trovi, e poi, se lo desideri, prega…”
Dovevo solo credere con il cuore e confessare con la bocca che Gesù è il mio Signore e Salvatore! Niente messe, niente opere buone: la mia salvezza passava solo attraverso Gesù Cristo, Lui aveva già espiato le mie colpe; era un messaggio che non avevo mai ascoltato.
Scesi quindi dal letto, mi inginocchiai a terra, e pregai il Signore di salvarmi. Pregai con la voce, con la mente e con il cuore. Sentii subito una pace meravigliosa scendere in me! Tutto quello che ero e che avevo fatto, era “passato”. Mi coricai con la certezza di aver fatto la migliore scelta per la mia vita; ero felice di aver fatto una scelta decisiva. Sentivo Dio vicino, per la prima volta in vita mia, dopo averlo cercato per molto tempo senza trovarLo. Ora era Lui che era venuto a cercarmi.
Lui aveva fatto un patto con me, ed io vi avevo aderito.
Posso dichiarare che, da quel giorno in poi, Dio non mi ha mai fatto mancare il Suo sostegno! Egli è stato fedele, anche quando io non lo sono stato: fedele alla Sua parola: “Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome” (Apocalisse 3:8).
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