Testimonianza di Licia

Ogni sistema vitale ha un inizio e una fine e l’esistenza include anche questo, dove c’è, la nascita c’è anche la morte, alcuni preferiscono definire la fine di un tempo. La tanatofobia, in altre parole paura della morte, spaventa, sconcerta, per alcune persone il solo nominarla procura disturbo psicologico. L’unica esperienza riguardo alla morte a noi conosciuta, è la morte di chi amiamo, di chi a noi è caro. Il lutto è il tempo di reazione e rielaborazione che viviamo nella separazione da una relazione affettiva. Non c’è lutto senza lo spezzarsi di un legame prezioso di amore e di amicizia. Il lutto è segnato dal pianto che sente ed esprime il dolore per qualcuno che non c’è più e che non può essere più raggiunto sensibilmente Nello specifico il mondo occidentale, vede la morte come momento disperato, identificandosi con il corpo, con gli oggetti e gli affetti circostanti.

Classifichiamo la morte come perdita totale di tutto ciò che è concretamente materiale, trascurando la vita interiore o meglio la parte spirituale: la nostra anima, che appartiene alla vita sin dalla nascita e prosegue dopo la morte dove se ne va il nostro ego; ma noi siamo molto di più di carne e sangue e basterebbe fare un viaggio dentro di noi, per scoprire e sperimentare il nostro collegamento con l’anima, quella parte di noi che sopravvive in ogni circostanza, quella dimensione soprannaturale che è insita in noi stessi, un ciclo della vita che prosegue verso l’eternità non più come essenza corporea ma come spirito, ossia la parte collegata della nostra pura essenza, che va oltre i nomi e le forme. Su questa terra abbiamo la possibilità di scegliere quale potrà essere la nostra vita: possiamo decidere se vivere in conformità alle regole, all’educazione, alla socializzazione che ha formato il nostro carattere e la nostra personalità, oppure vivere in collegamento diretto con la nostra anima, con quella parte più profonda che è venuta sulla terra per evolversi, per completare fino alla fine il suo compito.

Paolo nella lettera ai Filippesi scrisse:

“Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno. Ma se il vivere nella carne porta frutto all’opera mia, non saprei che cosa preferire. Sono stretto da due lati: da una parte ho il desiderio di partire e di essere con Cristo, perché è molto meglio; ma, dall’altra, il mio rimanere nel corpo è più necessario per voi.

Ho questa ferma fiducia: che rimarrò e starò con tutti voi per il vostro progresso e per la vostra gioia nella fede, affinché, a motivo del mio ritorno in mezzo a voi, abbondi il vostro vanto in Cristo Gesù.” Filippesi 1:21-26

 

Leggendo la missione d’evangelizzazione di Paolo, comprendiamo quanto fosse importante, prima della raggiunta sazietà dei giorni, diffondere il vangelo e il messaggio di salvezza a tutto il mondo e a motivo della scelta di predicare Cristo, Paolo si ritrova da persecutore a perseguitato.

 L’apostolo scrive la lettera alla chiesa di Filippi, mentre si trova in prigione in un’obbligata immobilità corporea, ma la stretta relazione con lo Spirito Santo e la Parola permettono di esprimere serenamente che la che la sua dipartita altro che deporre le spoglie umane per poi ricongiungersi a Dio, quindi guadagno- premio- vita eterna con Gesù.

Fra le pagine della Bibbia troviamo molti episodi inerenti alla morte:

Il risveglio della figlia di Lairo

“Allora venne uno dei capi della sinagoga, di nome Lairo, il quale vedutolo, gli si gettò ai piedi, e lo pregò con molta insistenza, dicendo: «La mia figliola è agli estremi; vieni a imporle le mani, affinché sia guarita e viva» Ed egli se ne andò con lui. Una grande folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.” Marco 5:22-24

Il ritorno in vita di Lazzaro

“Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto. Ed io mi rallegro per voi di non essere stato là, affinché crediate; ma andiamo da lui». Allora Tommaso, detto Didimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui». Arrivato dunque Gesù, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro Or Betania distava da Gerusalemme circa quindici stadi. E molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle del loro fratello. Marta dunque, come udì che Gesù veniva, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto, ma anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Marta gli disse: «Lo so che risusciterà nella risurrezione all’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, anche se dovesse morire, vivrà. E chiunque vive e crede in me, non morrà mai in eterno. Credi tu questo?». Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che doveva venire nel mondo». E, detto questo, andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». Appena udito ciò, ella si alzò in fretta e venne da lui. Or Gesù non era ancora giunto nel villaggio, ma si trovava nel luogo dove Marta lo aveva incontrato. Perciò i Giudei che erano in casa con lei per consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, dicendo: «Ella se ne va al sepolcro per piangere là». Appena Maria giunse al luogo in cui si trovava Gesù, e lo vide, si gettò ai suoi piedi, dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto». Gesù allora, come vide che lei e i Giudei che erano venuti con lei piangevano, fremé nello spirito e si turbò, e disse: «Dove l’avete posto?». Essi gli dissero: «Signore, vieni e vedi». Gesù pianse.  Giovanni 11:14-35

C’è  un particolare in questo episodio che sbalordisce: il pianto di Gesù, pur sapendo che da lì a qualche minuto avrebbe riportato in vita l’amico. Cristo condivide con noi tutto, tranne il peccato, ma non rimane indifferente ai sentimenti umani quali: la paura della morte e il dolore per la perdita di una persona cara; infatti, in quella situazione “gemette e si turbò “ davanti alla scena straziante di vedere i suoi amici sopraffatti dal dolore. Anche noi potremmo ritrovarci a versare lacrime con quelli che piangono; esprimere cordoglio nel dolore, e ciò non significa mancare di fede nella speranza di resurrezione, bensì è mostrare un sentimento di empatia verso coloro che hanno perso una persona cara, esattamente come fece Gesù.

“Rallegratevi con quelli che sono allegri; Piangete con quelli che piangono” Romani 12:15

Sarebbe veramente difficile non provare delusione, impotenza e per alcuni persino rabbia, qualora dovessimo stare accanto a una persona che sta morendo, la morte non è un evento anomalo ed eccezionale come ci ha fatto sempre credere la nostra società, è un evento naturale, quindi viviamo gli ultimi istanti con le persone che stanno per lasciarci con naturalezza comprendendo che un ciclo si è completato, lasciando il dolore e manifestando la calma e la serenità. L’anima del morente e la nostra sanno che non è la fine di tutto e la pace regnerà nel cuore dei famigliari, nel nostro cuore e nelle nostre residenze.

UN NUOVO INIZIO

“Ha smesso di soffrire, ora è con il Padre” – “E’ tornata a casa” – “E’ fra le braccia di Gesù”

Quante innumerevoli volte sono state pronunciate queste frasi? Senz’altro tantissime specie nelle nostre comunità, la frase non suscita dolore perché siamo consapevoli che la volontà del Padre si è compiuta favorevolmente verso chi ci ha lasciato temporaneamente.

Sappiamo che ritroveremo i nostri cari e con loro vivremo l’eternità e non è una nostra fanatica illusione, come molti che non conoscono la verità, ci contestano. Noi sappiamo che è vero, l’ha detto Gesù ed è scritto ed è una promessa e certezza esattamente come tutte le 360.000 promesse scritte nelle Sacre Scritture. Non abbiamo dubbi e l’incredulità non appartiene ai figli di Dio e possiamo lasciare questo mondo gioendo e tranquillizzando chi rimane e a questo proposito, desidero rendervi partecipi di una testimonianza che mi ha toccato profondamente. L’ho raccolta e ascoltata prima dal pastore e poi dal marito della sorella, ebbene la pace e l’amore espresso trasmettono quanto sia profondo e sublime il privilegio di appartenere a Dio e con Lui essere tutt’uno.

Gesù ha vissuto in simbiosi con la sorella tutto il tempo della sua malattia sino all’ultimo giorno di vita, prendendosene cura e dopo la dipartita della sorella, con meticolosa premura ha consolato e rassicurato i suoi cari.  Il marito rimasto accanto sino alla fine, racconta che la nostra cara sorella, aveva un luminoso sorriso sul volto e con mentre le teneva la mano, le disse: “Amore torna a casa dal Padre!”

Il marito continuando nella sua testimonianza racconta che mentre era in bagno, ebbe una visione nitida e luminosa: “Mia moglie chiuse gli occhi…mi recai in bagno e vidi di spalle la  mia amata per mano con un’altra figura dai lunghi capelli, un poco più alta di lei, entrambi vestiti di bianco. Vedo lei sussurrare qualcosa a Colui che potrebbe essere Gesù, il quale annuisce con la testa, lei si gira e m’invia un bacio a mano aperta.  Qualcuno potrebbe pensare che sia un’illusione o frutto d’immaginazione, ma io so che non fu fantasia, vi era una gran luce che si perse quando scomparve la visione. Credo che la mia consorte abbia chiesto di potermi salutare per l’ultima volta e Gesù abbia acconsentito e concesso l’ultimo gesto d’amore da parte di Lei e nella Sua immensa benignità, il Salvatore abbia voluto donarmi un atto sublime e amorevole come se volesse dirmi “Guarda che la porto con me!”

Ricordiamo che la testimonianza è stata fedelmente trascritta giorni dopo pochi giorni dalla morte della sorella.

Il mio nome è Licia ho 42 anni, sono felicemente sposata con Aldo e ringrazio il Signore perché mi ha dato grazia di diventare mamma di due meravigliosi figli, Alessandro e Samuele.
Nel mese di Aprile 2020 mi sono sottoposta a una visita ginecologica di routine da cui è emersa la presenza di una cisti ovarica ingrossata. In seguito diversi esami hanno accertato che la massa evidenziata era di tipo tumorale.

Nei mesi successivi ho vissuto la pandemia da covid in attesa di ulteriori accertamenti. A oggi sono trascorsi 20 mesi nel corso dei quali mi sono sottoposta a cicli di chemioterapia, ho eseguito varie tac, e, soprattutto, ho vissuto tante battaglie dolorose ed estenuanti ma posso dire, con certezza, che il Signore è stato sempre con me non abbandonandomi mai. La sua pace, la sua gioia e la sua forza sono stati nel mio cuore in ogni momento della giornata perciò portare la Sua Parola ovunque andassi, era diventato il mio più grande e unico desiderio. Non sono mancati, e non mancano tuttora, momenti di stanchezza fisica e di forte dolore ma sono stata sempre serena e gioiosa perché so bene in chi ho creduto. Ho sempre avuto la certezza che lo stesso Dio, che si è preso cura del suo popolo nel deserto più di 2000 anni fa, ha cura di me ancora oggi.

In questo periodo i medici mi hanno parlato di una fase di accompagnamento per cui sono sottoposta a cure palliative con terapia del dolore presso la mia abitazione insieme ai miei cari che mi assistono con immutato amore. Ringrazio Dio per questo privilegio e questo dono concessomi!
In prima persona sto facendo esperienze soprannaturali: “La mia carne non sta andando come sta andando lo spirito, perché il mio spirito in questo momento e un tutt’uno con mio Padre. La mia carne parla di disfacimento, di sconfitta, ma non ha capito che, quella carne, è già stata bruciata e distrutta 2000 anni fa dal mio Signore.”

È meraviglioso sperimentare la mano di Dio che ti tocca nel profondo, sentire la sua voce che parla chiaramente al tuo cuore e, soprattutto, gioire vivendo la più dolorosa battaglia che un essere umano può affrontare nel suo percorso terreno.

“Quanto è bella e meravigliosa la croce!!”

Il miracolo più grande che si possa sperimentare è la Salvezza, la vita eterna e la più grande benedizione è vivere Cristo sapendo che Lui è insieme a noi sulla barca. Benedirò l’Eterno in ogni tempo… fino alla fine… E dichiarerò con fermezza: “Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me.” Galati 2:20

Lella Francese

 

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