Testimonianza della conversione del rabbino Asher Levi

Per trentacinque anni sono stato rabbino giudeo. Nacqui in Jugoslavia e fui allevato in una famiglia ebrea molto ortodossa: mi insegnarono a recitare le preghiere di forma e ad indossare le filatterie prescritte ad ogni ebreo fervente (Deuteronomio 11:18).

A quindici anni mi recai in una scuola teologica per rabbini, dove studiai i testi dell’Antico Testamento e i commentari del Talmud. Sei anni più tardi fui ordinato rabbino in Romania. In seguito, svolsi il mio ministerio anche in Belgio, Inghilterra ed America.

Esteriormente sembravo felice ed il mio minsterio era coronato da successo, ma intimamente, nel mio cuore, ero irrequieto e scontento: soffrivo molto a causa del vuoto che avvertivo in tutta la mia vita. Fu solo più tardi che conobbi un Ebreo con il quale discussi la mia condizione: non sapevo che egli era credente nel Signore Gesù Cristo. Questo fu il suo consiglio: “Leggi Isaia 53”.

Così lessi questo ben noto brano della Scrittura (che è un ritratto profetico che l’Antico Testamento ci fa delle sofferenze del Messia). Nel versetto 5 dello stesso capitolo di Isaia, lessi “Egli è stato trafitto a motivo delle nostre trasgressioni, fiaccato a motivo delle nostre iniquità”. Avvertii il bisogno urgente di esaminare meglio le Scritture ebraiche e trovai le seguenti parole scritte sempre dal profeta Isaia: “Poiché un fanciullo ci è nato, un figliuolo ci è stato dato, e l’imperio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, per dare incremento all’impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora in perpetuo; questo farà lo zelo dell’Eterno degli eserciti” (Isaia 9:6-7). Lessi ancora: “Or ascoltate, o casa di Davide! Egli è poca cosa per voi lo stancare gli uomini, che volete stancare anche l’Iddio mio? Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figliuolo, e gli porrà nome Emmanuele” (Isaia 7:13-14). Emmanuele significa: “Dio con noi”. Questo fu per me una prova che Gesù era ed è il Messia nel quale si sono adempiute tutte le profezie.

Contemporaneamente scopersi un chiaro ritratto del Messia in un libretto che, fortunatamente mi capitò fral le mani. Fu quello il mio primo approccio al Nuovo Testamento, cominciai a leggerlo dall’inizio, come un libro qualunque: “Genealogia di Gesù Cristo, figliuolo di Davide, figliuolo di Abramo”. Fu così che, con meraviglia, mi resi conto di leggere un libro ebraico che parlava di un ebreo. Leggendolo accuratamente giunsi alla conclusione che Gesù Cristo era Ebreo, della razza di Abramo e di Davide; nato da una vergine ebrea nella città ebrea di Betleem, da una tribù ebrea, quella di Giuda!

Poiché Gesù conosceva la Legge ed i Profeti, Lo seguii in ispirito nei suoi viaggi per la Terra Santa; ascoltai le sue parole meravigliose ed i Suoi insegnamenti; osservai ed ammirai la Sua compassione e le Sue opere di guarigione. Quel libro divenne il mio cibo spirituale. La promessa di Gesù di perdono dai peccati e di vita eterna a coloro che credono in Lui, come mio personale Salvatore. Voglio precisare che il mio cuore non mi condanna per la mia nuova fede: mi sento di essere ancora Ebreo e lo sarò sempre. Non ho rinunziato alla nostra eredità di Abramo, Isacco e Giacobbe. Come Paolo, dopo aver accettato Cristo come mio Salvatore, posso affermare: “Son dessi Ebrei? Lo sono anch’io. Son dessi Israeliti? Lo sono anch’io.” (2 Corinzi 11:22).

“Poiché io non mi vergogno dell’Evangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza d’ogni credente; del Giudeo prima, e poi del Greco”. (Romani 1:16)

[Tratto da un opuscolo di evangelizzazione che riporta la scritta ‘Unione Cristiana Edizioni Bibliche, Via degli Orti Variani 35/8 – Roma’]

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