TESTIMONIANZA DEL MACABRO GIOCO BLUE WHALE

Mi chiamo Ellie, ho 16 anni, e non sono più come prima. Vi spiegherò perché.

Una sera come le altre ho deciso di partecipare ad un gioco “blue whale” conoscevo le regole, ma ho deciso di partecipare lo stesso.

All’inizio erano prove facili, che mi mettevano adrenalina come guardare un’horror da sola o visitare un bosco di notte, poi iniziarono a farmi leggere libri strani, non saprei come definirli
A farmi ascoltare musica triste e malinconica.

Iniziavo a cambiare piano piano, mi sentivo strana, iniziarono a pesarmi i chili di troppo, iniziai a non mangiare a bere e fumare. Ero dimagrita, tanto.

I giorni passavano ed io che pensavo fosse uno stupido gioco ero entrata nell’obbiettivo del gioco, desiderare la morte.

Odiavo mio padre perché si era separato da mia madre, loro mi portavano a questo e mi odiavo perché mi sentivo rimpiazzata dai suoi nuovi figli.

Mi pesava il fatto di non avere un ragazzo, e tutte le altre mi sembravano belle, io invece mi facevo schifo.

Odiavo la mia immagine riflessa allo specchio, odiavo la mia vita e chi ero diventata.

Iniziai a tagliarmi i polsi incidendo strane figure, mi arrivavano lettere con minacce nel caso io avessi pensato di mollare il gioco, ed ero sempre più impaurita e sempre più depressa.

Arrivava il 50esimo giorno, ero sempre più convinta, volevo morire. La cosa peggiore era non poter parlare, tenermi tutto dentro mi faceva sprofondare in un’immensa malinconia.

Arrivata al 50 esimo giorno un tizio passò da casa mia e andai con lui, che sarebbe stato il testimone che avrebbe filmato la mia morte per poi postarla in rete.

Arrivata in cima mi sussurrò “vai Ellie” io impaurita mi feci avanti, lo guardai e gli sorrisi poi guardai giù, pensai a mia madre, a quanto dolore gli avrei causato.

Pensai a mia sorella lilly, di 5 anni che poco prima di uscire di casa mi aveva detto con la sua vocina “ti voglio bene sorellona” non potevo mollare tutto così, amavo la mia famiglia e odiavo me stessa.

Nella mia testa era una guerra impossibile da vincere. Poi di colpo mi girai, dissi “non posso farlo” lui mi urlò con prepotenza di farlo. Io impaurita lo colpii alla testa, afferrai il telefono e filmai qualche secondo della scena.

Corsi a casa terrorizzata e delusa, appena aperta la porta di casa corsi da mia madre e la abbracciai scoppiando in un pianto isterico implorando mia madre che incredula mi guardava di perdonarmi.

Andai da mia sorella che mi disse “chi era quello sconosciuto Ellie, ti ha fatto del male?” La afferrai tra le mie braccia piangendo e la implorai di non sentirsi mai come me in quel momento.

Ora sono passati 6 mesi, sono in fase di completa guarigione. Le cicatrici sui polsi non sono ancora passate resta qualche cupo pensiero, ma almeno questa volta ha vinto la voglia di vivere.

Ho resistito alla tentazione di morire solo per veder vivere bene chi amavo. E ricordate, io non ero triste, non avevo problemi, è solo un gioco bastardo ideato da menti malate e sadiche che trucida le anime dei deboli.

Io sono viva, molti non hanno resistito. Non è solo uno stupido gioco, non pensate nemmeno di giocarci, potreste non uscirne vivi.

Da: Facebook.com

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