In Nigeria imperversa il gruppo terroristico Boko Haram. In questa situazione, la Chiesa dei Fratelli punta sul dialogo interreligioso. Incontro con Markus Gamache, attivista per la pace
(Samuel Geiser) “Il terrorismo è divenuto quotidiano e onnipresente”. Quando Markus Gamache (nella foto) parla della violenza che scuote Jos, sua città di provenienza nella Nigeria centrale, non lascia trasparire alcuna emozione. “I massacri e i saccheggi, le aggressioni e i rapimenti non hanno fine”, dichiara con calma il 46.enne, in visita a Berna.A Jos, la città di confine tra il nord musulmano e il sud cristiano, Gamache coordina il progetto di pace della “Chiesa dei fratelli” (EYN), una chiesa partner dell’opera evangelica Mission 21, basata in Svizzera, a Basilea. Da alcuni anni ormai, Jos è una città divisa: per i cristiani è pericoloso recarsi nella zona musulmana, i musulmani evitano di avventurarsi in quella cristiana.
Violenza religiosa
Le notizie relative al terrorismo di apparente matrice religiosa che insanguina la Nigeria sono da tempo sulle prime pagine dei giornali. Lo scorso aprile il rapimento di 250 studentesse di un collegio cristiano da parte di combattenti del gruppo islamista Boko Haram ha scosso l’opinione pubblica. “Non è però stato detto che quelle minorenni rapite facevano parte della nostra Chiesa dei fratelli”, afferma Gamache. Da allora cinquanta ragazze sono riuscite a sfuggire ai loro rapitori, ma non si hanno informazioni certe riguardo al destino delle altre. “Siamo profondamente preoccupati per ciò che possono subire mentre sono prigioniere. Preghiamo ogni giorno per la loro liberazione”.
Lotta politica
Il terrorismo nella Nigeria del nord porta essenzialmente la firma del gruppo islamista Boko Haram. Gamache sottolinea che agli inizi, dodici anni fa, non praticava ancora la violenza. “Il gruppo, guidato dal carismatico predicatore Mohammed Yusuf, protestava allora contro l’abuso di potere, l’ingiustizia e la corruzione stigmatizzandoli come frutto della cultura occidentale”. In seguito si giunse ad accordi tra il gruppo islamista e i politici musulmani locali. Poi Boko Haram organizzò nel nordest un fronte costituito dai disoccupati e dai giovani musulmani radicalizzati. “Oggi Boko Haram è un’impenetrabile cricca di potere che combatte, pesantemente armata e senza pietà, contro il governo centrale e il presidente Goodluck Jonathan, un cristiano”.
Il problema della povertà
La svolta violenta di Boko Haram è avvenuta nel 2009. Da allora, il terrorismo islamista massacra in continuazione cristiane e cristiani e fa saltare in aria chiese. Il numero delle vittime degli assalti e degli attentati ammonta ormai ad alcune migliaia di persone. “Tuttavia Boko Haram non colpisce innanzitutto i cristiani, bensì i musulmani che si oppongono alla sua deriva fondamentalista”, sottolinea Markus Gamache. “Musulmani e cristiani sono entrambi nel mirino dei terroristi. È per questo che noi pensiamo che soltanto insieme possiamo porre un freno al clima di violenza”.
Contrapporre qualcosa al terrorismo: è davvero possibile? “Non possiamo influenzare i leader di Boko Haram, ma possiamo fare in modo che il movimento non riesca più a reclutare nuovi combattenti tra i giovani”. Il terreno fertile per il terrorismo, sostiene Gamache, “non è l’islam, ma sono la disoccupazione e la povertà”. Chi è disperato non si ferma davanti alla violenza. “A Jos, per pochi soldi, delle donne povere hanno messo delle bombe nelle chiese”.
Lavorare per la pace
Nel 2011 Markus Gamache ha avviato, insieme con la musulmana Binta Bakari, un progetto di pace che offre a giovani disoccupati musulmani e cristiani corsi di falegnameria e sartoria e concede microcrediti senza interessi alle piccole imprese. “Chi ha costituito un’impresa ha qualcosa da difendere e perciò si opporrà agli islamisti”, è convinto Gamache.
“Noi cristiani e musulmani dobbiamo opporci alle forze che vogliono separarci gli uni dagli altri”, riassume. Markus Gamache proviene da una famiglia musulmana e si è convertito al cristianesimo. E dunque sa di che cosa parla. “Per me odiare i musulmani sarebbe come odiare mia madre”.
Sviluppo in Nigeria
La Nigeria è il sesto esportatore di petrolio al mondo, ma nonostante ciò due terzi dei nigeriani vive in estrema povertà. La Nigeria settentrionale, un’area in cui la popolazione è molto povera, è afflitta dal conflitto cristiano-musulmano. Qui opera la “Chiesa dei fratelli” (EYN), con programmi per la lotta alla povertà e per il miglioramento dell’assistenza sanitaria di cui beneficiano senza distinzione cristiani e musulmani. Mission 21 – già Missione di Basilea, con sede nella città svizzera sul Reno – sostiene le attività di sviluppo dell’EYN. (in reformiert.; trad. it. G. M. Schmitt)
Tratto da: http://www.voceevangelica.ch/
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