Si è svolto nella giornata di sabato 11 novembre 2017, dalle ore 14.30 alle ore 17.30, il Talk Show che ha visto impegnati tre grandi Istituti Evangelici Italiani:
La Shepherd International University di cui è Rettore Rino Rossinelli; L’Istituto di Formazione e Documentazione Evangelica di cui è Rettore Pietro Bolognesi; La Facoltà Pentecostale di Scienze Religiose di cui è Rettore Carmine Napolitano .
Sette esponenti di rilievo del mondo evangelico italiano contemporaneo si sono confrontati tra fede, storia e cultura cristiana e si sono interrogati a distanza di 500 anni dalla Riforma e da Lutero che cosa ne è “stata”, “come” e “perché”. Confrontandosi e interrogandosi tra i differenti pensieri di corrente in un “soft dibattito” dal clima amichevole ma importante nella sua sostanza.
Il Moderatore del Talk Show è stato Paolo Jugovac giornalista, consulente per la comunicazione, critico musicale. L’evento di Talk Show è stato organizzato da Pietro Lamanna con EUN (Editrice Uomini Nuovi) di cui è responsabile Anna Laiso
Ad ospitare l’evento è stata la Chiesa Evangelica Sorgente di Vita sita in Via Pisa 200/32 a Sesto San Giovanni (MI) di cui è pastore Samuele Pellerito.
Hanno partecipato: Roberto Di Stefano sindaco di Sesto San Giovanni e Silvia Sardone Consigliere del Comune di Milano e moglie di Roberto Di Stefano.
La Riforma Protestante avvenne anche nella musica cristiana che divenne un vero e proprio campo di battaglia ideologico tra dottrine teologiche per questo motivo durante l’evento si sono esibiti il gruppo musicale TRADICION con dei brani cristiani classici e con i famosi inni cristiani (voce di Anna Franze):
1) Amazing Grace in versione italiana Grazia incredibile è uno dei più famosi inni cristiani in lingua inglese scritta nel lontano ‘700 e fa riferimento a diversi passi biblici «Per questa grazia, infatti, siete stati salvati mediante la fede; questo non viene da voi ma è grazia di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene» (Efesini 2:8,9);
2) I Surrender All in versione italiana Io mi arrendo ognor, quest´inno è stato scritto dall´autore quando ricordò il giorno in cui arrese la sua vita a Cristo e dedicò completamente se stesso al servizio cristiano. Fu pubblicato per la prima volta nel 1896, nella collezione Gospel songs of Grace and Glory.
Il Talk Show si è svolto in due sessioni:
Nella prima sessione hanno partecipato: Walther Binni Dottore in Teologia e Storia della civiltà cristiana, Professore alla Shepherd International University, autore di numerosi libri; Carmine Napolitano Rettore e Professore presso la Facoltà Pentecostale di Scienze Religiose, Presidente della Federazione delle Chiese Pentecostali, pastore della Chiesa Pentecostale di Cicciano; Pietro Bolognesi Rettore e Professore presso l’Istituto di Formazione e Documentazione Evangelica, autore di numerosi libri, teologo, pastore della Chiesa Evangelica Riformata Battista di Padova; Paolo De Petris Professore, Ministro della Chiesa Evangelica Riformata del Ticino, Presidente del Capitolo dei Ministri, pastore della Chiesa Riformata di Bellinzona (Svizzera).
Dal confronto è emerso che: Il termine Riforma viene usato in ambienti diversi perché riguarda diverse aree ed evoca qualcosa che è in “continuo movimento” da qui il termine “Semper Reformanda”.
L’essenza della Riforma Protestante del XVI secolo è:
Dio che si riappropria delle sue creature e del suo creato cioè del suo mondo e lo fa attraverso degli uomini che si rendono conto della sua maestà, intervenendo attraverso di loro. Dunque la Riforma è un’opera di Dio, è Dio che assume la storia.
Lutero, Calvino, Zwingli e gli altri riformatori si sono impegnati in un lavoro di adeguare la Chiesa non più al mondo moderno ma al Nuovo Testamento mettendo Dio al centro della fede con la consapevolezza che l’uomo ha bisogno di Dio per conoscere sé stesso e per dare un senso e una dignità alla propria persona perché è dalla conoscenza di Dio che scaturisce la conoscenza di sé stessi.
Il XVI secolo fu un contesto storico dove accadde qualcosa di nuovo, accadde una rivoluzione che cambiò le strutture pedagogiche del cristianesimo che fino a quel momento era posizionato sul cattolicesimo romano e sull’età costantiniana e la Riforma causò un impatto molto serio e cruente con questa realtà. La sua pluralità riguardò sia le questioni storiche e sia le questioni teologiche che dovettero essere affrontate. Coinvolse solamente l’Occidente del mondo mentre non coinvolse l’Oriente e questo perché in Occidente c’era una figura “il papa” e anche a motivo della filosofia che si stava corrompendo. La Riforma ha valenza ancora oggi perché il problema di allora è ancora centrale in Occidente (il papato). Il tentativo della vera Riforma è quello di rapportare la cristianità alle fonti e al principio fondamentale di Sola Scrittura per comprendere che la salvezza ci è data da un Dio misericordioso attraverso la giustificazione per fede e ci vuole ricordare il fondamento della nostra fede con la consapevolezza della grande frattura che c’è tra l’uomo e Dio a motivo del peccato originale.
A distanza di 500 anni dalla Riforma e da Lutero anche nel mondo evangelico non si sente più parlare della maestà di Dio, non vengono più riconosciuti il suo primato, la sua sovranità e principalmente la Trinità che è il cuore della Riforma. C’è un tentativo da parte della chiesa di Roma di dire che tutto va bene perché siamo tutti figli di Dio, invece non è così siamo i figli di Dio perché la nostra è una fede Cristo centrica e crediamo nella Trinità. Oggi è contestato il principio della Riforma; è stato abolito il concetto di grazia, di peccato, di pentimento, della croce e questo a motivo delle fonti da dove si attinge e si alimenta la propria fede. La Riforma ha ancora senso ai giorni nostri se la Chiesa è Semper Reformanda cioè in uno stato continuo di Riforma. La cosa più importante di oggi è l’identità di appartenenza al popolo di Dio. Oggi il cuore della Riforma è l’identità dell’essere cristiano che si può riacquistare tramite una “confessione di fede” che ci ricorda le nostre origini, le nostre radici, chi siamo, a chi apparteniamo e perché.
Nella seconda sessione hanno partecipato: Gianni Giandomenico Preside e Professore alla Shepherd International University di lingua italiana, pastore della Chiesa Evangelica Emmanuel di Como; Leonardo De Chirico Professore presso l’Istituto di Formazione e Documentazione Evangelico di Padova, Direttore della rivista Studi di teologia, Direttore del Centro studi di Etica e Bioetica all’IFED di Padova, vice-Presidente dell’Alleanza Evangelica Italiana, autore di numerosi libri, pastore della Chiesa Riformata Battista Breccia di Roma; Giancarlo Rinaldi Professore di Storia del Cristianesimo presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, Direttore del Master in Studi Storico Religiosi presso lo stesso Ateneo, spesso ospite di programmi televisivi RAI, Presidente della Confederazione Nazionale delle Università Popolari Italiane (C.N.U.P.I.), Presidente del Centro per l’Alta Formazione Integrata, membro delle seguenti associazioni ed istituzioni: Associazione Biblica Italiana, Association Internationale d’Etudes Patristiques, Società Italiana di Storia delle Religioni, World Methodist Historical Society.
Dal confronto è emerso che: Un caposaldo della fede evangelica è la “seconda venuta di Cristo” questa realtà ci deve sensibilizzare nel tenere alta la Parola di Dio nel nostro paese e un modo di fare questo è nel prendere coscienza che ci dobbiamo lasciare guidare, domare e sagomare da Dio così come fecero sia Lutero che gli altri riformatori. Sottomettendoci all’autorità del Vangelo e interpretando con discernimento l’identità che è radicata nella Scrittura e fondata sugli elementi centrali del Vangelo e distinguendo con discernimento quali sono i confini necessari da mantenere. Questo è l’unico mezzo che ci aiuta a mantenere l’identità personale, spirituale e di carattere ideale e che suscita in noi delle convinzioni alle quali Dio ci chiama ad adempiere per contribuire all’avanzamento del suo Regno su questa terra mantenendo uno spirito modesto, umile, generoso e di grande slancio che ci induce a vivere con vocazione il nostro cammino cristiano. Queste attitudini e questo nostro atteggiamento lascia un segno che agli altri, non credenti, che non passa inosservato ed è un modo di testimoniare di Cristo e del Vangelo.
Ripercorrendo la storia della Riforma italiana risulta che essa inizialmente aveva preso spazio in diverse città italiane di cui Padova rappresentò uno dei luoghi meno ostili all’apertura di spiragli nella spessa coltre della cultura controriformista e che i preti studiavano Lutero e la lettera ai Romani, persino i contadini che erano immigrati nelle grandi città discutevano delle cose di Lutero. Quindi la Riforma arrivò anche in Italia ma con una forza ridotta e capace di aprire solo qualche breccia, furono tentativi coraggiosi spesso sfociati nel martirio solo i più fortunati riuscirono ad esiliare. Questo cinquecentennario vuole essere un’occasione di alfabetizzazione su quello che è la Riforma e il suo messaggio e ci invita a prendere una decisione e a fare delle scelte di tipo spirituali in quanto oggi a distanza di cinquecento anni la Riforma si presenta sotto un profilo “schizzofrenico” ecco perché è importante ritrovare l’identità della sua componente storica che ci fa vedere se all’interno ci sono delle patologie dato che oggi si parla di “unità” nella famiglia evangelica plurale e nelle diverse progettualità come quello della chiesa di Roma che non ha voluto ripensare ai dogmi e ci farebbe vivere con questa menzogna solo per il “quito vivere” che ci renderebbe artefici di un mondo plurale e ci renderebbe uniti nello stesso pensiero ecumenico e inter religioso. E’ invece possibile vivere in modo pacifico mantenendo identità che siano chiare. Queste sfide della modernità e del relativismo ci fanno comprendere che dobbiamo mettere al primo posto la coerenza tra quello che diciamo e quello che pratichiamo. Lo stesso Lutero scrisse le 95 tesi perché era disperato per la propria salvezza e studiando la lettera ai Romani aveva capito che la salvezza si ottiene solo per fede e aveva cominciato a predicare questa sua scoperta. Questa è la stessa attitudine che dovremmo avere noi in merito alla verità del Vangelo, farlo nostro per poi trasmetterlo agli altri affinché possano conoscere e ricevere il Dio di amore.
Questo evento è stato importante perché ha dimostrato che mettendo insieme anche idee diverse possono essere complementari e creare un nuovo discorso propositivo e umile, ci invita a fare un atto di umiltà e a riconoscere che anche se siamo credenti abbiamo dei peccati da confessare e che abbiamo bisogno della grazia di Dio solo con questa attitudine non rendiamo vana la via del calvario che Dio ha scelto per poterci riscattare.
Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com
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