La notizia sta facendo il giro del mondo: ai bambini, nel Regno Unito, non verranno più prescritti bloccanti della pubertà. Ad annunciarlo l’NHS England, il Servizio Sanitario Nazionale britannico. Come riporta Sky News UK, la decisione è arrivata dopo una revisione indipendente dei servizi per i minori di 18 anni e un forte aumento delle segnalazioni al Gender Identity Development Service gestito dal Tavistock and Portman NHS Foundation Trust, che – al centro di pesanti scandali – chiuderà definitivamente alla fine di marzo.
Intanto il governo britannico ha affermato di accogliere con favore la «decisione storica», aggiungendo che contribuirà a garantire che l’assistenza sanitaria, in futuro, sarà basata su prove certe e soprattutto nel «migliore interesse del bambino». Basti pensare, infatti, che solo a cavallo tra il 2021 e il 2022 sono state oltre 5.000 le segnalazioni al GIDS, rispetto a poco meno di 250 di un decennio prima.
La dottoressa Hilary Cass, che ha condotto lo studio e che aveva pubblicato un rapporto provvisorio già nel febbraio 2022 – nel quale affermava che era necessario allontanarsi dall’approccio affermativo – ha ora ribadito la sua posizione, spiegando in particolare che mancano prove a lungo termine su ciò che accade ai giovani a cui vengono prescritti farmaci bloccanti, aggiungendo che il Gender Identity Development Service non ha raccolto dati di routine e coerenti, il che significa che «non è possibile monitorare accuratamente i risultati e i percorsi che i bambini e i giovani hanno avuto».
Una decisione, appunto, storica, che può fare ora scuola per tutti gli altri Paesi, in particolare anche per l’Italia dove da settimane sta tenendo banco la vicenda relativa all’Ospedale Careggi di Firenze, proprio in riferimento alla somministrazione – e agli iter da seguire – dei farmaci bloccanti della pubertà.
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