Nel panorama medico irlandese, una decisione controversa ha scosso le fondamenta etiche della professione medica. Il Consiglio medico irlandese, ente preposto alla regolamentazione dei medici nella Repubblica d’Irlanda, ha rimosso dalla sua ultima “Guida alla condotta professionale e all’etica dei medici registrati” il divieto esplicito contro «l’uccisione deliberata di un paziente» da parte dei medici. Questo cambiamento, entrato in vigore il 1° gennaio 2024, ha sollevato una serie di gravi preoccupazioni.
Questa decisione, infatti, segue a soli cinque anni dalla legalizzazione dell’aborto in Irlanda e sembra essere un ulteriore passo verso la depenalizzazione dell’eutanasia, appunto l’uccisione attiva di pazienti da parte dei medici. L’abolizione di una clausola così fondamentale infrange una barriera etica che ha radici profonde nella storia della medicina, risalendo al giuramento di Ippocrate.
Il Consiglio, composto da 25 incaricati politici e solo nove professionisti medici, ha proceduto all’eliminazione di questa restrizione senza un dibattito pubblico davvero ampio e trasparente. Tale decisione appare ancora più allarmante considerando che il Royal College of Physicians in Irlanda, il più grande gruppo di medici del Paese, si oppone ancora al suicidio assistito.
Questo sviluppo è una chiara indicazione del pericolo di un’etica medica che si allontana dalla sua missione fondamentale di salvare vite e proteggere i pazienti, come del resto stiamo vedendo – dal punto di vista politico – anche qui in Italia, con le spinte eutanasiche di radicali e progressisti. È preoccupante che i medici, a cui è affidata la cura e la protezione della vita, possano ora trovarsi in situazioni in cui si aspetta da loro di partecipare all’uccisione deliberata dei loro pazienti.
La rimozione di questa protezione vitale apre la strada a un terreno etico incerto, dove la vita umana potrebbe essere valutata in base a criteri soggettivi e ambigui. Molti studi, infatti, hanno dimostrato che i medici non sono immuni da pregiudizi impliciti, specialmente in situazioni di incertezza e pressione. In questo contesto, la possibilità di un errore di giudizio o di un’azione ingiusta aumenta drammaticamente.
Lo “Iona Institute”, un’organizzazione che si occupa di questioni etiche e morali, ha espresso profonda preoccupazione per questo cambiamento. La loro dichiarazione sottolinea che «dire ai medici che possono prendere parte all’uccisione deliberata dei pazienti non è etica medica, è il contrario». Si auspica, però, che i medici irlandesi si oppongano a questo passo considerato «incredibilmente pericoloso».
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