Abbattuta nei giorni scorsi un’altra chiesa in un quartiere di Khartoum.
Due pastori, Paul Salah e Naji Abdullah, sono stati arrestati dal National Intelligence and Security Service (NISS) e trattenuti per diverse ore dopo che la chiesa del quartiere di Soba al-Aradi di Khartoum è stata distrutta.
Un altro pastore locale, rev Elias Abdelrahim, afferma che i residenti hanno reagito con rabbia poiché nessuno li aveva avvisati della demolizione del locale di culto.
«La notizia della demolizione è arrivata alle 14», ha detto il pastore a Dabanga News. «Quando i membri di chiesa e io siamo arrivati al sito nel pomeriggio abbiamo trovato la chiesa già abbattuta».
«Una parte dell’edificio è ancora in piedi ma non è adatta per svolgerci la preghiera», ha aggiunto.
Le autorità competenti dello Stato di Khartoum a febbraio hanno emanato l’ordine di demolire 25 chiese di diverse confessioni cristiane. Dopo l’indipendenza del Sud Sudan, il governo di Khartoum aveva deliberato che non avrebbe più autorizzato la costruzione di chiese dal momento che i cristiani erano molto diminuiti di numero, essendosi trasferiti nel nuovo stato. Tuttavia i cristiani sarebbero ancora una consistente minoranza (circa il 26% della popolazione).
I funzionari giunti per demolire la chiesa alla periferia di Khartoum hanno riferito che la motivazione dell’abbattimento sta nel fatto che la chiesa era sprovvista di alcuni permessi di edificazione. Ma il pastore Abdelrahim ha dichiarato che l’edificio della chiesa è stato edificato anni prima, grazie all’autorizzazione di organismi locali non ufficiali.
Più volte i leader cristiani sudanesi hanno denunciato il governo che si rifiuta di dare autorizzazioni per costruire nuove chiese, mentre non ci sono restrizioni per i musulmani. Il pastore Yahya Abdurrahman, della chiesa evangelica sudanese, ha detto che la decisione delle autorità dello Stato di Khartoum di demolire le chiese viola gravemente la libertà di religione, garantita dalla Costituzione. Nasri Morgus, della Sudanese organization for defending rights and freedoms, ha descritto come spiacevole quello che succede ai cristiani in Sudan e si appella perché vengano rispettati i loro diritti, confermando che, negli ultimi 20 anni, non sono stati destinati spazi per i luoghi di culto cristiani, nonostante le numerose richieste avanzate per le vie burocratiche previste.
Immagine: di KCHL, via istockphoto.com
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