Continua a crescere la pressione che il governo di Khartoum esercita sulla Chiesa sudanese attraverso arresti intimidatori, processi e notifiche di demolizione delle chiese.
Alcune nostre fonti ci hanno riferito che, il 6 ottobre scorso, alcuni funzionari del governo hanno arrestato per alcune ore tre pastori e tre membri di una chiesa evangelica di Wad Medani, una città situata 200 km a sudest della capitale sudanese Khartoum. L’arresto è avvenuto dopo che i responsabili cristiani hanno rifiutato di cedere la scuola gestita dalla loro chiesa allo Stato. “In carcere sono stati interrogati dalla polizia per aver disobbedito agli ordini dei funzionari. Sono stati rilasciati su cauzione a poche ore di distanza nello stesso giorno. Non è chiaro se siano previste ulteriori azioni legali nei loro confronti“, ci ha riferito una delle nostre fonti locali.
Negli stessi giorni cinque chiese hanno ricevuto una notifica di demolizione. Non abbiamo informazioni precise sulle date in cui queste demolizioni dovrebbero essere eseguite, ma si tratta di tre locali appartenenti alla “Chiesa di Cristo in Sudan (SCOC)”, di una Chiesa Presbiteriana e di una Chiesa Episcopale. Esse si trovano nelle zone di Bahri, Soba e Jebel Aulia, a pochi chilometri da Khartoum. Sembra che i funzionari governativi abbiano sostenuto che i terreni su cui si trovano le chiese fossero destinati ad altri scopi. I responsabili delle Chiese hanno chiesto l’annullamento delle procedure di demolizione.
Inoltre quattro cristiani (i cui nomi sono Hassan, Kuwa, Abdulmonem e Petr), tra cui un avvocato straniero e due responsabili di chiesa, sono stati arrestati perché accusati di crimini contro lo Stato. I due pastori hanno alcuni problemi di salute, ma non viene loro permesso di curarsi. I quattro imputati hanno dovuto presentarsi diverse volte davanti alla corte, ma il procedimento viene continuamente posticipato: l’ultima volta è successo ieri, lunedì 24 ottobre, quando, a causa di un impegno di lavoro dell’accusa, la corte ha aggiornato la seduta alla settimana prossima (al 31 ottobre). “Ma essi rimangono spiritualmente saldi“, ci ha assicurato una nostra fonte locale.
Vi chiediamo preghiera per la condizione dei cristiani in Sudan (che continuano a subire una forte pressione da parte del governo) e in particolare per i casi sopra elencati.
Porte Aperte Italia
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