SUDAN – Abolire la pena di morte: appello nel 2° anniversario dell’indipendenza del Sud Sudan

indexJuba- In occasione del secondo anniversario dell’indipendenza del Sud Sudan (proclamata il 9 luglio 2011), una serie di gruppi della società civile ha lanciato un appello per l’abolizione della pena di morte nel Paese e per commutare tutte le pene capitali in altre forme di punizione. L’appello, rivolto al Presidente Salva Kiir, è stato sottoscritto anche dalle Comunità evangeliche e dai Missionari comboniani.I firmatari esprimono inoltre la loro preoccupazione per la sorte di 11 uomini condannati a morte per impiccagione a Wau, nello Stato del Bahr el Ghazal occidentale, con l’accusa di aver ucciso 6 agricoltori nel dicembre 2012.
I sottoscrittori della petizione chiedono infine ai governatori degli Stati dei Laghi, di Warrap e Unity, di risolvere il problema delle razzie di bestiame senza ricorrere all’applicazione della pena di morte o di chiederla quando l’accusato rifiuta di pagare “il prezzo del sangue”.

Intanto, i due pastori della Chiesa presbiteriana sono ancora detenuti dal 19 maggio, senza validi motivi  e le autorità del Sudan gli impediscono ogni contatto con i famigliari degli arrestati e con i loro avvocati.
Lo denuncia Amnesty International che teme pure che i due uomini, il Rev. Idris Nalos Kida e il pastore tirocinante David Gayin, possono essere sottoposti a sevizie e torture.
La nota di Amnesty International riporta la testimonianza di alcuni testimoni secondo i quali il 19 maggio alle 8 di sera la polizia è entrata con la forza nella casa del Rev. Kida, sparando alcuni colpi in aria. Il reverendo sarebbe stato picchiato e poi arrestato. I poliziotti hanno sequestrato nell’abitazione telefoni cellulari, computer e documenti.
Successivamente alle 10 della stessa sera, la polizia ha sfondato la porta dell’abitazione del pastorale Gayin traendolo in arresto.
Non si sa in base a quali accuse sono stati arrestati i due pastori né il luogo dove sono detenuti. La Costituzione provvisoria del Sud Sudan proibisce detenere una persona oltre le 24 ore senza il permesso di un tribunale.
L’arresto e la custodia in carcere dei due religiosi è quindi del tutto illegale, afferma Amnesty International, che chiede alle autorità di Juba o di presentare un’accusa formale nei loro confronti oppure, in caso contrario, di rilasciarli immediatamente.
La Chiesa presbiteriana è la terza comunità religiosa del Sud Sudan. Da tempo le forze di sicurezza del Sud Sudan sono accusate di arresti arbitrari di giornalisti, attivisti civili e di oppositori politici.


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