Sud Sudan. La nonviolenza è in cammino

Dopo aver ospitato il pellegrinaggio di leader religiosi ecumenici europei e di tutto il mondo, lo scorso 10 marzo il Consiglio delle Chiese del Sud Sudan ha rilasciato una dichiarazione per rispondere alla richiesta dei leader ecumenici di intervento per la pace, per risolvere i problemi della nazione.

«Più che una semplice richiesta di pace – scrivono i leader religiosi africani – la guerra chiama a una riflessione seria sul tema della nonviolenza; ossia su modo diverso di vivere nella società, dunque rispettando la dignità di ogni persona e a favore della salvaguardia del Creato».

«La nonviolenza è valore e fondamentale nel Vangelo. Ossia “la buona notizia” donataci da Gesù che ha saputo unire l’inconfondibile rifiuto della violenza alla forza dell’amore, della verità all’azione per la giustizia e la pace».

La dichiarazione afferma poi, che la nonviolenza ha un significato intrinseco ben più ampio del pacifismo perché «non è solo una passiva condanna degli atteggiamenti violenti, ma è un’azione attiva, spirituale, costruttiva; una prassi “militante” di azione sociale ed efficace e per giungere alla trasformazione sociale e al benessere di tutte e tutti».

Con questa dichiarazione il Consiglio delle Chiese del Sud Sudan, s’impegna alla nonviolenza evangelica «rifiutando ogni forma di violenza e impegnandosi, con postura profetica, e in modo attivo contro ogni forma di ingiustizia. Dunque – sottolinea infine l’appello – mostrando un atteggiamento attivo nei confronti di tutte e tutti gli individui, delle famiglie, dei clan, delle tribù, delle fazioni politiche e militari. Una prassi da estendere poi a tutte le forme di violenza sistemica presenti nel substrato culturale, sociale e politico del paese».


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