È la prima volta dal 1973 che uno Stato americano riesce a tornare indietro rispetto alla sentenza Roe v. Wade. Il governatore ha cinque giorni di tempo per ratificare la norma o mettere il veto.
Per la prima volta da quando l’aborto è diventato legge in America, nel 1973, uno Stato è tornato indietro, rendendolo un reato penalmente perseguibile. La «misura senza precedenti», come l’hanno definita i suoi oppositori, è stata approvata il 19 maggio dal Parlamento dell’Oklahoma e già c’è chi invoca l’intervento della Corte Suprema affinché la dichiari incostituzionale sulla base della famosa sentenza del 1973 Roe v. Wade. Il Bill 1552 prevede una pena fino a tre anni di carcere per gli operatori sanitari che praticheranno interruzioni di gravidanza, eccetto nei casi in cui la vita della madre è in pericolo.
L’APPROVAZIONE. A votare a favore del ddl il mese scorso, con una maggioranza di 59 contro 9, era stata la Camera, mentre giovedì è passato al Senato con 33 voti contro 12. La legge entrerà in vigore se verrà controfirmata entro cinque giorni dal governatore dello Stato, Mary Fallin, conservatrice e fra i favoriti alla vicepresidenza nel caso di vittoria di Donald Trump alle presidenziali. Da quando è stata eletta nel 2011, Fallin ha accolto favorevolmente diversi provvedimenti restrittivi in materia di aborto.
PRO E CONTRO. Alla notizia dell’approvazione si è scatenata una bagarre politica. La candidata democratica alla Casa Bianca, Hillary Clinton, ha commentato: «Non possiamo stare a guardare mentre i politici estremisti attaccano i diritti fondamentali delle donne. Non solo è incostituzionale: è sbagliato». Anche Planned Parenthood è intervenuta insieme alla lobby abortista Naral Pro Choice America, che per voce del suo presidente, Ilyse Hogue, ha descritto la misura come «imprudente e pericolosa». Il presidente dell’Associazione nazionale dei medici, Sherri Backer, ha invece definito il voto «un’intimidazione ai dottori di tutto lo Stato». Nathan Dahm, il senatore repubblicano che ha combattuto per rendere l’aborto illegale in Oklahoma presentando la legge, ha invece affermato che «dal momento che la vita comincia fin dal concepimento deve essere protetta e credo che sia un compito fondamentale dello Stato difenderla».
«GOVERNATORE NON COMMENTA». La tempesta mediatica non ha prodotto alcuna reazione da parte di Fallin. Uno dei suoi portavoce, Michael McNutt, si è limitato a dire che «il governatore non farà commenti sulla legge, finché insieme al suo staff non l’avrà analizzata». Se Fallin non firmerà, ma non apporrà neanche il veto, la norma entrerà comunque in vigore. La legge dimostra in ogni caso che in Occidente, nel XXI secolo, è ancora possibile per un Parlamento legiferare e proibire l’uccisione di un bambino nel grembo della madre.
Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook