Sri Lanka: picchiata, ma resa forte nel servizio

ImageHandlerRoshana (nome modificato per ragioni di sicurezza) è una cristiana singalese. Nel maggio del 2014, durante un incontro di preghiera, è stata aggredita da un gruppo di monaci buddisti. Nonostante sia rimasta scossa dall’esperienza, si rende conto che Dio ha utilizzato quell’evento per renderla più forte nella fede.

“E’ avvenuto un giovedì pomeriggio. Stavamo facendo un incontro di preghiera in una casa. Verso le 14.00, proprio mentre stavo per andarmene, ho ricevuto una telefonata da una donna sconosciuta. Mi ha chiesto di aspettarla fino alle 15:00 perché desiderava che pregassi per lei.

La donna è arrivata insieme alle sue tre figlie. Ho presentato loro Gesù Cristo, ma proprio quando stavo pregando per loro, sono arrivati cinque monaci buddisti. Hanno circondato la casa insieme ad una folla di giovani. Ci hanno fotografato e filmato, sono entrati, mi hanno raggiunta e mi hanno schiaffeggiata. Poi mi hanno costretta ad andare con loro al tempio buddista, trascinandomi. Hanno preso la mia borsa, la mia Bibbia e tutto quello che avevo. Mi hanno versato una bottiglia d’acqua sulla testa e un uomo mi ha stretto la gola. Infine mi hanno detto che mi avrebbero uccisa!

Io ho detto loro che Gesù era lì con me: non avevo paura di morire!

Mi hanno derisa, mi hanno maledetta, e hanno suonato la campana del tempio. In Sri Lanka, quando si suona la campana in un momento inconsueto, si vuole indicare un pericolo e le persone si dirigono verso il tempio buddista. Così moltissime persone sono accorse. A quella folla i monaci hanno mostrato il video che avevano girato mentre pregavo per la donna e la sua famiglia.

Mentre mi stavano trascinando al tempio, ero riuscita a contattare i miei amici. Alcuni poliziotti sono arrivati subito al tempio, ma non erano in uniforme, così la folla ha pensato che fossero cristiani. I monaci hanno aggredito anche loro. Un nuovo gruppo di poliziotti, questa volta in divisa, è accorso, mi ha liberata e mi ha chiesto di rilasciare una deposizione. Mi hanno portata via, ma la folla ci ha seguito ed è rimasta a protestare fuori dalla stazione della polizia fino a notte inoltrata.

Ho fatto incontri di preghiera per quattro anni e non è mai accaduto nulla, nonostante qualcuno lo avesse previsto. E’ strano che abbiano fatto questo ad una donna. Di solito non picchiano le donne. Se fossi stata un uomo, credo che mi avrebbero fatto di peggio.

Sto ancora smaltendo il trauma, ma so che Dio mi ama molto. Nulla può essere paragonato al Suo amore. Ha cambiato la mia vita e voglio vedere la vita di altre persone cambiata da Lui. Voglio vedere un numero maggiore di persone credere in Lui. Dopo questo incidente sono stata ancora più attratta da Gesù. Credo che questo mi abbia rafforzata in vista del mio futuro ministero. Dopo quello che è successo, la paura che avevo della gente è scomparsa. Ora, non ho più paura.

Porte Aperte Italia


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