Il precedente articolo, sull’episodio del sindaco di Dorval (in Canada), mi ha stimolato il dovere di riflettere sulla tolleranza e sul bisogno di un’educazione alla tolleranza.
Di solito (per preconcetto) quando si parla di educazione, si pensa che a dover essere educati sono solo i bambini o coloro che sono ignoranti. Ma in questo caso i protagonisti della “vicenda” sono adulti, esponenti religiosi, politici e membri di diverse società e comunità. E la questione della tolleranza riguarda proprio loro.
Ora, la questione della tolleranza (che possiamo definire come ‘capacità di rispetto reciproco’) non è qualcosa da poco, se si pensa che a causa della sua mancanza molti popoli vivono in lotta tra loro, dimenticando che la Pace è l’essenza della volontà di Dio.
Pertanto gli intolleranti (religiosi compresi, per non dire in primis) sono coloro che non sanno mettere in pratica la volontà di Dio.
Dunque la religiosità degli intolleranti non rappresenta una vera manifestazione di zelo, ma la mancanza della capacità di saper andare d’accordo con gli altri e, soprattutto, con Dio.
A Dio nessuno può e deve dare lezioni di tolleranza, a cominciare dalla considerazione del fatto che, se non fosse per la Sua tolleranza, a quest’ora, dovremmo essere tutti istantaneamente giudicati e condannati da Lui, senza possibilità di ricevere misericordia; ma a certi religiosi e a certi adulti – di qualsiasi paese, colore o ruolo sociale, a quanto pare (e la vicenda a cui questa riflessione fa riferimento ne è una prova), si!
Penso che non sono solo i bambini e gli ignoranti a dover riflettere sul bisogno della Tolleranza (che è anche sinonimo di misericordia, della misericordia di Dio), ma anche quegli adulti e quei religiosi (che pensano di aver capito quale sia la volontà di Dio) i cui atteggiamenti e le cui visioni dimostrano la loro incapacità di tolleranza, ossia di rispetto di chi la pensa diversamente da loro.
Con questi spunti per un’educazione alla tolleranza vorrei sottolineare la vicinanza tra questa virtù e l’educazione stessa di Dio, che trascende tutte le manifestazioni di incapacità ad una convivenza pacifica tra e degli uomini, che spesso manifestano di non saper andare d’accordo (dando scandalo proprio a coloro che pensavano fossero gli unici ad avere bisogno di certe lezioni, cioè ai bambini e agli ignoranti) !
Senza la tolleranza la stessa religione professata e proclamata da molti diventa una farsa, un qualcosa di inutile. L’assenza di tolleranza, in effetti, porta a fare del male agli altri. E il male è tutto all’opposto delle rivelazioni (vere) di Dio, che – con la Legge data a Mosè e il Vangelo annunciato da Cristo – ha da sempre fatto annunciare che l’essenza della Sua volontà è quella di imparare la giustizia, la Sua giustizia, che deve potersi manifestare col fare del bene al prossimo.
L’incapacità di saper manifestare il bene con atteggiamenti di ‘intolleranza fondamentalista’ è il sintomo di una religiosità miope e ottusa, dalla quale non traspare affatto la giustizia di Dio, ma la cecità di certi uomini e delle loro concezioni religiose.
Cosa presuppone la tolleranza? Un rispetto reciproco. E cos’è questo rispetto reciproco se non la capacità di saper dialogare con chi non la pensa esattamente come noi?
Questa capacità, se ci si pensa bene, presuppone umiltà; presuppone la considerazione del fatto che noi stessi potremmo non essere davvero illuminati completamente come pensiamo di essere.
Quando gli apostoli discutevano su chi di loro potesse essere il maggiore, il Signore li rimproverò e, per dare loro una lezione, si usò di un piccolo fanciullo – messo in mezzo a loro – per dire loro che chi non fosse divenuto come quel fanciullo (semplice, umile e non arrogante o pretenzioso) non avrebbe avuto parte al Suo Regno (di Giustizia divina, diversa da quella degli uomini).
Gli apostoli, in quel caso, manifestarono le loro tendenze ancora umane: miranti all’orgoglio e alla presunzione, le cui radici derivavano dal credersi (in se stessi) nel giusto. E, invece, agli occhi del Signore erano nel torto! Mentre si credevano vicini al Signore ed approvati da Lui, furono, invece, ripresi da Lui.
Ciò dimostra che lo spirito dell’uomo è distante (più in basso, ossia terreno) dello Spirito di Dio.
Ecco perchè deve poter intervenire la tolleranza, chè ci aiuta a ricordarci che in noi stessi non c’è la Verità al mille per mille; che ci aiuta a comprendere che senza il Signore la nostra presunta giustizia potrebbe essere distante dalla Sua giustizia.
La tolleranza ci aiuta a metterci in discussione, ci aiuta a pensare che potremmo avere ancora delle cose da imparare e da capire, e che le cose stesse che pensiamo già di sapere non dovrebbero essere imposte agli altri.
La Verità si deve proporre, non imporre.
Se qualcuno tende ad imporre qualcosa, vuol dire che non sa proporla, vuol dire che non vuole proporla. E perché? Perché non sa e non vuole lasciare la libertà (agli altri) di considerare se ciò che lui propone è la verità o meno.
Cos’è infatti la libertà, se non la facoltà donata all’ altro di decidere se ciò che noi gli diciamo essere la verità lo è anche per lui?
Impedire all’altro di riflettere e di considerare se ciò che noi gli diciamo è la verità o meno significa non proporre, ma imporre la “verità”.
La verità – se è tale – non ha bisogno di essere imposta. Basta proporla.
Perché? Perché se la verità che noi annunciamo e predichiamo è davvero da Dio, sarà Lui stesso ad operare nei cuori degli ascoltatori, per convincerli del fatto che quanto noi abbiamo annunciato e che loro hanno ascoltato è la verità.
Mentre se quello che diciamo non è la verità, Dio non potrà avallare e confermare una “verità” che non procede da Lui, ma imposta da noi, “nel suo nome” (usato invano).
In altre parole, se un certo messaggio è secondo la verità è da Dio sarà Lui stesso a persuadere la gente della veridicità del messaggio; mentre se, viceversa, ciò che qualcuno ci propone (o spaccia) per verità non è tale (ossia non procede veramente da Dio) non avverrà nessuna persuasione interiore da parte di Dio nei nostri cuori, ma – semmai – un senso di turbamento e rigetto.
Quindi?
Quindi se un messaggio procede e coincide con la verità di Dio sarà Lui stesso a convincere i cuori; mentre se una verità non procede da Dio chi la propone sarà costretto ad imporla per “convincere” gli ascoltatori.
Qual’è la differenza? Profonda!
Nel primo caso abbiamo quella libertà e quella tolleranza che procedono da Dio, nel secondo caso avremo quella imposizione e quell’intolleranza, che sono il segno di una falsa verità, che certi uomini tendono a imporre spacciandola per verità divina, quando altro non è che un messaggio da loro inventato e usato per cercare di sottomettere la gente.
Quindi cosa ci suggeriscono queste considerazioni sulla tolleranza, che è collegata alla verità di Dio e, viceversa, sull’intolleranza (cioè sull’imposizione e la mancanza di dialogo) che è collegata a presunte verità spacciate come provenienti da Dio ma più sicuramente procedenti da uomini, che sconoscono la misericordia e la sincerità di Dio?
Spero che questa domanda risulti retorica per i lettori, che avranno sicuramente capito come la tolleranza vs l’intolleranza siano le cartine tornasole che possono aiutarci a separare e a distinguere la vera religione (basata sul rispetto e sull’amore) dalle false religioni (che cercano di fare proseliti a furia di imposizioni e violenze).
Spero che queste riflessioni aiutino chiunque a capire che le religioni che fanno dell’imposizione e dell’intolleranza la loro bandiera non procedono dal cuore di Dio.
Non tutto, infondo, pro-viene da Dio e, quindi, non tutto deve essere accettato come proveniente da Lui. Qui sta l’esercizio della ricerca della verità. Credo, infatti, che Dio vuole che noi esercitiamo la virtù del discernimento spirituale, per capire se un certo messaggio viene da Lui oppure dagli uomini, che vorrebbero imporre la loro volontà sugli altri uomini, spacciandola per “volontà di Dio”. La bibbia stessa ci esorta a provare gli spiriti, cioè le realtà che stanno dietro certi messaggi e visioni, per vedere se sono da Dio oppure no.
Spero che sia chiaro che l’intolleranza è uno di quei segni e criteri che possiamo utilizzare per smascherare le menzogne e le violenze che accompagnano quei messaggi religiosi che non procedono da Dio, ma da uomini che vorrebbero imporre il loro governo mediante l’intolleranza e la violenza.
Se altri volessero continuare le riflessioni qui proposte ed iniziate sarebbe un bene, perché di educazione alla tolleranza ne abbiamo bisogno.
- Vorrei rinnovare l’appello e la proposta ai lettori di considerare di prendere due libri che il Signore mi ha messo nel cuore di scrivere:
- un saggio educativo e religioso sulla giustizia (umana e divina) – intitolato ‘Il giusto è il primo accusatore di…se stesso’!
- un romanzo spirituale, dal titolo ‘Il santo e il peccatore’.
Credo che la lettura di questi libri risulterà di edificazione ai lettori. I credenti potrebbero anche prenderne delle copie da regalare a qualcuno, poiché penso che tali letture potrebbero essere di evangelizzazione per molti, che amano leggere, ma che avrebbero bisogno di confrontarsi con i principi della parola di Dio.
Pertanto vi lascio il mio recapito telefonico e la mia mail, per invitarvi a contattarmi per poter prenotare tali libri (Enzo cell. 340/3094547; e-mail: enzo_maniaci@libero.it). Dio vi benedica
Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com
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