Per me è una immensa gioia raccontarvi come il Signore mi ha salvata, come il Signore ha riempito la mia vita di gioia, gioia che io non avevo.
Tutto risale a 9 anni fa, quando da poco avevo compiuto i miei studi universitari, già lavoravo; ero circondata dall’amore della mia famiglia; avevo un gruppo di amici, con i quali si usciva ogni tanto, visto che chi per lavoro, chi per studio era fuori Reggio e perciò ci si incontrava solo nei fine settimana; avevo pure un fidanzato.
Quindi mi potevo ritenere una ragazza felice; avevo tutto, però, spesso, dentro di me, si risvegliava un senso di insofferenza, qualcosa che mi faceva stare male, che mi portava a riflettere sul perché della vita. Mi chiedevo perché ero in questo mondo e quale era il senso della mia esistenza. E questo mi portava a soffrire, a chiudermi in me stessa, a isolarmi e spesso piangevo nella mia cameretta. Non riuscivo nemmeno a parlarne con il mio fidanzato, con la mia famiglia perché sapevo che nessuno mi poteva dare questa risposta. E mi ritornava il sorriso quando tornavano i miei amici, spesso si andava in giro, ci piaceva stare all’aria aperta.
E ricordo, in particolare, un giorno, quando ci trovavamo in macchina a fare una passeggiata, un ragazzo, che conoscevo da circa 10 anni e non vedevo soltanto da 10-15 giorni, cominciò a parlarci di Gesù, di un Regno celeste, ci disse che Gesù ci amava, che il Signore poteva darci conforto, consolazione, che ci poteva attorniare col Suo amore. Lì per lì pensai: “Ma che cosa gli è successo?”. Certo, però, notavo una luce diversa nel suo volto. E questo ragazzo, ogni volta che ci vedeva, non perdeva mai occasione di parlarci del Signore, ci invitava a pregare Dio, spesso portava con sé la Bibbia ed era suo desiderio portarci con lui in chiesa. Tanto fece, tanto disse che un giorno ci convinse ad andarci. Ricordo, quando entrai, che la cosa che mi colpì moltissimo fu la grande riverenza di quelle persone nell’onorare la Parola di Dio, la grande compostezza, la riservatezza, la serietà di quelle persone. E ancora mi colpirono i cantici, bellissimi, che venivano innalzati con grande gioia. “Ma..” pensai “..questa sarà l’ultima volta che entrerò in questa chiesa”.
Intanto il tempo passava, finì un’altra settimana, il mio fidanzato ripartì e, praticamente, dopo qualche tempo, proprio lui mi telefonò e mi disse: “Sai, Rossana, ho trovato quello che cercavo da tanto tempo: la pace interiore”. Mi sentì turbata dentro di me, perché pensai: “Che cosa significa?” . Mi sentii abbandonata anche da lui, mi sentii messa in secondo piano. E quella crisi che mi portavo dietro, che non avevo mai risolto, mi portò ad accentuare quei momenti di sofferenza dentro di me e ad isolarmi ancora di più. Tant’è vero che un periodo mi allontanai da Reggio, andai a stare da mia sorella in un’altra città. Ma non fu questo che portò a soluzione il mio problema: il mio era un problema interiore. Intanto il mio fidanzato continuava a parlarmi sempre del Signore, portava sempre la Parola di Dio con lui; io non riuscivo a capirlo, perché insomma ci conoscevamo da più di 10 anni e quindi pensai: “Ma come è possibile? Pure lui adesso parla come un predicatore?”.
Quindi, presi una mia decisione: quella di lasciarlo definitivamente, perché non mi andava di imporgli di non frequentare più la chiesa. E questo fu motivo di grande conflitto dentro di me e quando glielo confidai, ci ritrovammo abbracciati a piangere insieme. E lui mi disse: “Ma tu stai serena, perché il Signore risolverà ogni cosa; rivolgiti a Lui e ti aiuterà, come ha fatto con me”. Seguirono dei giorni per me di grande crisi interiore e di grande crisi spirituale, che mi portarono a cercare in qualche modo questa verità di cui tutti mi parlavano. E presi anch’io la Bibbia e cominciai a leggerla. Ma mi sembrava un libro troppo misterioso per me, troppo complicato.
Allora, ricordo in particolare una sera, nel silenzio della notte, mi ritrovai chiusa nella mia stanza a piangere, inginocchiata davanti al mio letto. E ad un certo punto, senza rendermene conto, cominciai a chiedere perdono. Pensavo: “Ma io non ho fatto nulla” eppure mi sentivo così sporca, sentivo dentro qualcosa che mi opprimeva e continuavo a chiedere perdono al Signore. Continuai a cercare il Signore tutta la nottata, non riuscivo a dormire. E a un certo punto mi sentii avvolta da un amore indescrivibile, sentii dentro di me una gioia ineffabile, qualcosa che fece pulizia, dentro di me, di quella sofferenza, di quell’oppressione, di quell’angoscia che mi aveva accompagnato dall’età di 15 anni, fino a 9 anni fa. In quel momento ho realizzato la salvezza, sapevo che veramente li c’era con me il Signore che mi stava abbracciando, il Signore che mi stava consolando; e quel pianto mi stava purificando da ogni timore, da ogni spavento, da ogni errore dentro di me. E’ stata un’esperienza bellissima, un’esperienza che non potrò mai dimenticare, qualcosa che mi ha fatto rinascere; si, mi ha praticamente rigenerata, m’ha fatto una nuova creatura.
E con questo voglio invitare chiunque sta leggendo a rivolgersi al Signore, perché il Signore è vivente, il Signore è pronto a salvare, il Signore è pronto a consolare. E io L’ho invocato nel giorno della distretta e il Signore mi ha ascoltato, mi ha liberato dalla distretta e io L’ho glorificato e ancora Lo lodo. Il Signore sia lodato.
Rossana Livoti | http://www.adi-rc.org/
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