La stampa vaticana continua a “dare” i numeri, nel senso che a ogni viaggio papale ciò che risalta maggiormente agli occhi dei media è la consistenza numerica delle persone che presenziano alle omelie del papa viaggiatore: 100mila a Las Chiapas (Messico) nel recente viaggio in Sudamerica, ma prima ancora folle oceaniche in Brasile (2013), in Terra Santa, Corea, Albania e Turchia (2014), in Sri Lanka, Yugoslavia, Ecuador, Bolivia, Paraguay, Cuba, Usa, Kenia e Uganda (2015)! Tuttavia, ciò che mi colpisce è che questi cosiddetti viaggi “apostolici” registrano l’incontro con personalità politiche o religiose di spicco alle quali, comunque, non viene mai presentato il vangelo della salvezza in Cristo (Atti 2:38) ma, piuttosto, viene proposto un messaggio in linea con le tematiche attuali di carattere socio-umanitario; nonostante il mondo abbia un disperato bisogno di sentire una forte e incisiva esortazione volta al ravvedimento personale, Bergoglio insiste nel suo “umanesimo sociale”, tanto da omettere sistematicamente dai suoi sermoni quelle verità scituurali che non si possono affato celare al popolo.
Mai un accenno ai futuri flagelli apocalittici, mai un accenno alla seconda venuta di Gesù per regnare da Gerusalemme e mai un accenno al costante rientro in Israele di Ebrei da tutte le nazioni quale prova tangibile che Gesù regnerà, un giorno, da Sion. Al contrario, il pontefice argentino emula Karol Wojtyla andando di qua e di là, come si deduce dalla sua seconda visita con Raoul Castro, leader cubano, dal precedente storico incontro con Obama e dal recente incontro – a L’Avana – con Kirill, primate ortodosso e capo di quella Chiesa russa che annovera tra i suoi maggiori esponenti il presidente Putin, il monarca che appoggia il governo di Assad (Siria) e spara sugli oppositori moderati siriani che contestano il regime dittatoriale. “Camminiamo insieme, siamo fratelli”! “Finalmente, questo incontro è stato voluto da Dio!”, alcune delle esternazioni del Vescovo di Roma nell’abbraccio col suo dirimpettaio ortodosso, passo importante per il dialogo ecumenico dopo quasi un millennio di separazione; presenti all’eccezionale evento mediatico il Card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, e il metropolita Hilarion, ministro degli Esteri russo. Sembra che papa Francesco abbia donato a Kirill una reliquia di San Cirillo e un calice, a conferma che il culto dei morti e la venerazione delle reliquie è un caposaldo della fede blasfema papale che onora i morti più dei vivi.
Il patriarca moscovita ha ricambiato con una copia della Madonna di Kazan, venerata a Mosca e dintorni. Tuttavia, il primate argentino ha evitato abilmente di parlare di Putin sul tema terrorismo e guerra in Siria: Vladimir finanzia di sicuro la Chiesa Russa, come lo si potrebbe richiamare? Ma tutti questi viaggi oltreoceano per fare un solo proselito (Matteo 23:15) producono la Fede e la conversione nell’Unico Dio Vivente della storia, cioè Gesù Cristo? Il momento più paradossale dell’incontro è stato quando papa Francesco ha citato il passo di Giovanni 17:21 (affinchè siano uno come tu, o Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi uno in noi) associando questo verso ai fedeli ortodossi e a quelli cattolici: ma se il Messia si sta riferendo a quanti Lo riconosceranno come Signore e Salvatore al di là della confessione cui essi appartengono, come si fa ad accostare l’evangelo di Giovanni alla Chiesa Ortodossa e a quella papale che, com’è noto, fondano la loro dottrina sul culto idolatra a santi, beati, icone e madonne varie? Oltremodo, la liturgia ortodossa e quella della Santa Sede hanno in comune, oltre l’iconolatria (venerazione immagini), l’uso abbondante dell’incenso durante le funzioni cerimoniali, a conferma che sì, i due primati si son salutati come “fratelli”, ma fratelli nell’identico culto idolatra e non – di certo – nel vero culto che va reso a Dio “in ispirito e verità” (Giovanni 4:24).
Nel ribadire quanto postato nei miei vari commenti sulla campagna ecumenica dell’attuale pontefice romano, mi vado sempre di più convincendo che il pontificato di Bergoglio vedrà sorgere dalle ceneri la “Babilonia grande meretrice che va con tutti” (Apocalisse 17), a maggior ragione che il pontefice sudamericano si è recato in Messico anche per adorare la Vergine di Guadalupe che, a suo dire, “percepisce i nostri dolori e le nostre disperazioni” e, ancorpiù, “ha l’onore di essere nostra madre”.
Salvatore Di Fede | Notiziecristiane.com
Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook