Non bastava la notizia dell’abbandono da parte di Medici senza frontiere, che lo scorso 14 agosto ha dovuto mettere la parola fine a 22 anni di impegno umanitario in Somalia. A rendere più grave la situazione sanitaria del Paese (devastato da oltre vent’anni di guerra civile) l’esplosione di una drammatica epidemia di poliomielite dopo sei anni di assenza della malattia. I dati, raccolti e diffusi dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli affari umanitari (Ocha), mettono in evidenza una situazione allarmante: 105 i casi confermati al 14 agosto, pari a quasi la metà di tutti quelli segnalati nel mondo nel 2012 (223), e 600 mila bimbi in attesa di un vaccino che sembra non poter arrivare.
La Somalia – sottolineano gli operatori Onu – sta vivendo «la peggiore epidemia di poliomielite tra Paesi in cui la malattia non è endemica». La recrudescenza della polio è concentrata soprattutto nel Sud della Somalia, nelle aree controllate dal gruppo islamista al-Shabaab. I miliziani di ispirazione qaedista avevano occupato Kisimayo (la più importante città della regione) dall’agosto 2008 al settembre 2012, imponendo sulla regione la legge islamica. Anche l’accesso alle cure sanitarie venne fortemente limitato, in modo particolare al-Shabaab ha messo al bando le vaccinazioni anti-polio in tutta l’area centro meridionale nella Somalia.
Agli occhi degli integralisti, medici e operatori umanitari che lavorano per debellare la malattia sono “agenti stranieri” che operano per occidentalizzare il Paese, o peggio per inoculare veleni che uccidano o rendano sterili i musulmani.
Una campagna d’odio che ha reso pericoloso il proseguire delle vaccinazioni «L’impossibilità di un completo accesso a queste aree rappresenta la minaccia maggiore per il controllo dell’epidemia – si legge nel rapporto dell’Onu – Da quanto è iniziata, in maggio, 105 bambini sono stati colpiti da paralisi a causa del virus. Ma ciò significa che ce ne sono probabilmente migliaia in più portatori del virus, asintomatici ma in grado di diffonderlo». A peggiorare la situazione, rendendo i bambini più vulnerabili all’infezione, ci sono anche gli elevati tassi di malnutrizione, i problemi sul fronte della sicurezza alimentare, le condizioni igieniche e ambientali.
Da avvenire.it